Come ricostruito da Il Giornale e La Stampa, il Cavaliere non ha perso la voglia di scherzare, ma si sente "accerchiato". Oggi e domani riunioni decisive del partito, a cui potrebbe seguire anche un intervento in pubblico: la crisi a questo punto è diventata l'opzione principale. E fra meno di 48 ore il Pdl potrebbe "staccare la spina" al governo Letta
“Pronto, pronto, non sento, ripeti ad alta voce, ché qui a San Vittore le linee sono un po’ disturbate…”. Silvio Berlusconi non ha perso la voglia di scherzare, persino nei giorni più difficili – che rischiano di essere gli ultimi – della sua carriera politica. Sia Il Giornale che La Stampa riportano la stessa gag telefonica del Cavaliere. Ma tutti i principali quotidiani sono concordi nel ricostruire il suo umore alla vigilia del voto in giunta del Senato su pregiudiziali e relazione: “Amareggiato”, lo ha definito il portavoce Paolo Bonaiuti. Giusto per usare un eufemismo.
Il Giornale scrive che Berlusconi è furibondo. Avrebbe avuto addirittura la tentazione di piombare a Palazzo Madama e rovesciare la sua rabbia su chi lo vuole “fare fuori”. Si è trattenuto, ma la resa dei conti è solo rimandata. Di poco. Il leader del Pdl ha trascorso la giornata ad Arcore, attorniato dai suoi fedelissimi, ormai pronto alla guerra. Come fa notare La Stampa, di tutte le ragioni che lo avevano indotto negli ultimi giorni a mostrarsi attendista, non ne è rimasta in piedi nemmeno una. Non c’è solo il voto della Giunta, su cui il Partito Democratico si sta mostrando intransigente. A metterlo spalle al muro è anche la scelta della terza sezione della Corte di Appello di Milano di riunirsi già il 19 ottobre, per rideterminare gli anni d’interdizione dai pubblici uffici, come stabilito dalla sentenza della Cassazione. Berlusconi non se l’aspettava, credeva che i giudici se la sarebbero presa con più comodo.
E invece il tempo stringe. La sua decadenza – considera una “estromissione antidemocratica” dalla politica – si avvicina. E lui, allora, è sempre più convinto di far saltare il banco. “Forse è arrivato davvero il momento di rompere gli indugi”, confida ai suoi, come riporta La Stampa. La linea politica del Pdl uscirà da due incontri decisivi: secondo Il Corriere della Sera i ministri si riuniranno per fare il punto della situazione prima del voto in commissione. Intanto è già stata convocata per mercoledì 11 settembre una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. Potrebbe essere l’occasione per sancire la crisi di governo, se stasera non succederà un “miracolo”, come lo definisce Daniela Santanchè sulle pagine del Corriere. “Perché solo di questo di tratterebbe a questo punto”.
I segnali che ieri sera i big del partito hanno cominciato a lanciare sono inequivocabili. Sia Renato Schifani che Renato Brunetta hanno evocato in maniera esplicita la crisi. Certo, sottolinea il Giornale, c’è da capire quanto dietro ci sia di strategia e soprattutto di pressione verso il Pd. Berlusconi – spiega anche il Corriere – non vorrebbe la crisi dell’esecutivo: in un momento così delicato, l’instabilità potrebbe costare caro anche alle sue aziende e alla sua famiglia. “Ma come si fa a rimanere assieme a chi ti spara alle spalle”, continua a ripetere.
Il Cavaliere, dunque, si prepara alla resa dei conti. Che prevede anche un intervento pubblico, per gridare la sua “innocenza” al popolo italiano e tornare ad invocarne il consenso, quello che più gli sta a cuore. Da giorni avrebbe pronto nel cassetto un discorso da inviare alle televisioni. Ora, secondo Il Giornale, potrebbe anche decidere di partecipare alla chiusura di Controcorrente, la festa del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, in programma proprio per mercoledì a Sanremo. A dargli conforto, del resto, ci sono i soliti sondaggi. Nonostante i guai giudiziari, il Pdl continua a salire e a guadagnare terreno rispetto al Pd. Anche per questo la crisi è diventata una delle opzioni principali per Berlusconi. Che fra meno di 48 ore potrebbe davvero “staccare la spina” al governo Letta.