“Maestra” è una bella parola. Significa “colei che vale di più in un gruppo”. Può essere un sostantivo: l’insegnante dei più piccoli. Può essere un aggettivo, che indica un principio, una direzione, una finalità dominante. Non è un caso, credo, che il documento in difesa della Costituzione firmato da Lorenza Carlassare, Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky si intitoli “La via maestra”. Sempre poche donne, sia detto tra parentesi, in prima posizione, a dire parole che – invece e certamente – tante donne condividono, pronunciano, sottoscrivono. Ma questa è una storia antica.
Quello che è nuovo, paradossalmente, è invece l’affermazione, semplice e fresca, rivoluzionaria per la sua immediatezza – c’è bisogno di Costituzione, di questa Costituzione – contenuta nel documento. Il disvelamento tenace e disarmante dell’inganno perpetrato dal pensiero dominante, quello che vorrebbe la Costituzione “ostacolo” per la piena realizzazione della “crescita”: “Si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l’idea che questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l’ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la disperazione di individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori; che la vera costituzione sia, dunque, un’altra: sia il Diktat dei mercati al quale tutto il resto deve subordinarsi. In una parola: s’è fatta strada l’idea che la democrazia abbia fatto il suo tempo e che si sia ormai in un tempo post-democratico: il tempo della sostituzione del governo della “tecnica” economico-finanziaria al governo della “politica” democratica”. La difesa della Costituzione, oggi, configura, insomma, la rappresentazione di un modello di società divergente rispetto a quella esistente, alla quale molti (troppi) non sono riusciti – nel corso degli ultimi decenni – ad assuefarsi. Lo dimostra il fatto che “mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un gioco di potere sempre più insensato e si svuotava di senso costituzionale, ad esso è venuto affiancandosi uno spazio pubblico informale più largo, occupato da forze spontanee”. Si sono (ci siamo) incontrati nelle piazze, nelle tante occasioni di riconoscimento reciproco.
La scuola ha avuto ed ha una funzione strategica nell’accompagnare la piena assunzione di un significato concreto e non manierato a quella che non è semplice evocazione della Costituzione, ma esigenza politica, umana, civile di ribadire intransigentemente la modernità e la vitalità dei principi che in essa sono contenuti. “La via maestra” fa appello a quella grande forza, pulsante nella società reale, che in questi anni si è dispersa in mille rivoli, proponendosi di coordinare e potenziare il diffuso bisogno – quasi un’urgenza – di Costituzione che in molti avvertono. La scuola è stata profondamente colpita (ed intaccata) dalle insidie di una modernità (che ha significato teoricamente rinuncia alla laicità e alla centralità dell’aggettivo “pubblico”; concretamente fondi alle scuole private e dismissione della scuola dell’art. 3 della Costituzione (quella che “rimuove gli ostacoli”) nella determinazione di un sistema scolastico, che – in contrasto con quanto affermato dalla Carta- ribadisce differenze sociali e foraggia le scuole paritarie che ne fanno parte, rinunciando programmaticamente a porre tutti i cittadini nelle medesime condizioni) che si è configurata, non casualmente, come continua distrazione dal dettato costituzionale, ora più ora meno clamorosa.
È dunque compito, responsabilità e onore della scuola contribuire a ricompattare quella parte vitale, sensibile e democratica della nostra società che non individua il progresso sociale nell’abbandono dei principi costituzionali di dignità delle persone, giustizia sociale e solidarietà verso deboli ed emarginati, legalità ed abolizione dei privilegi, equità nella distribuzione dei pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi economica, speranza di libertà, lavoro e cultura per le giovani generazioni, giustizia e democrazia in Europa, pace.
Dopo l’assemblea, partecipatissima, dell’8 settembre, sarebbe un segno importante vedere centinaia di migliaia di cittadini nelle strade di Roma il 12 ottobre. La scuola democratica ci sarà certamente, per sostenere questa straordinaria opportunità: un fronte aperto per applicare la Costituzione.
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