Politica

Decadenza Berlusconi: pane e lavoro

Quando scrissi con il mio collega René Scheu nel 2003, l’istante book “uber Berlusconi“, non pensavo che 10 anni dopo mi sarei trovato a constatare che la politica del “pane e gioco” sarebbe stata al centro delle strategie politiche italiane. Davamo per imminente l’uscita di scena del signore di Arcore grazie al necessario scatto d’orgoglio dell’Europa.

Rileggendo quelle nostre considerazioni, mi sono accorto, invece, che il tempo si è fermato e con lui anche il Paese. Tutti bloccati e anestetizzati dalle prodezze mediatiche di un circo della politica che non ha prodotto una visione strategica per un rilancio italiano che all’epoca si auspicava. Oggi si continua soltanto ad auspicare, e probabilmente solo l’urlo di Grillo è riuscito a risvegliare spezzoni di un popolo, che comunque ha perso ormai quell’entusiasmo italiano che ha rappresentato l’unico motore del nostro benessere.

All’epoca, il 5 stelle non esisteva e Grillo scriveva in una postfazione del libro “Regime” (di Travaglio e Gomez) di voler organizzare un movimento dal nome emblematico “A furor di popolo“, che riuscisse a mettere insieme grazie alla rete un milione di persone. Della serie “detto fatto”!

Berlusconi invece prometteva un milione di posti di lavoro che non sono mai arrivati. Ad ogni stagione però garantiva campioni e scudetti, coppe e gossip del suo Milan. Dieci anni sono passati velocemente. La generazione di giovani che ha vissuto questo decennio è stremata ed ha atteso a lungo una visione. Il furore è cresciuto a dismisura invece tra padri figli ed anche nonni. Il milione di persone, di Grillo si è raddoppiato crescendo poi esponenzialmente con tutta la sua carica innovativa mentre l’Europa è stata solo a guardare immobile.

La presenza di una pattuglia di irremovibili nelle istituzioni ricorda quella degli irremovibili della rete e della Lega durante gli anni di Tangentopoli. Anche nel 2003 volevano picconare la Costituzione, ma non ci riuscirono. Viene quasi da pensare che sia scomparsa “la mano invisibile del mercato” mentre si va affermando “la mano invisibile della morale” che forse ci spingerà in avanti. O forse ci acchiapperà per i capelli mentre precipitiamo nel baratro in cui comunque ci ha spinti “la mano nera del berlusconismo”.

Le mani degli italiani intanto sono stanche ed ormai utili solo ad asciugarsi le lacrime. Sono mani rassegnate e che ormai troppo spesso rovistano nei cassonetti, nelle cassette abbandonate nei mercati, che implorano, che salutano i propri figli mentre partono, che accarezzano cancelli chiusi pieni di ruggine, sono mani pulite che non sopporterebbero un condannato in Parlamento. Sono mani pronte ad tirare schiaffi ad infuriarsi, e questo, finalmente il Pd lo ha capito.

Il compito della politica oggi è più che mai quello di rendere operose queste mani aprendo un immenso cantiere italiano con al centro solo e soltanto “il lavoro”. Ci sono strade da rimettere in piedi, territori da bonificare, scuole da ristrutturare, terre da tornare a coltivare. Servono solo buon senso ed una visione. Coraggio…il peggio è passato.