Politica

Riforme, da Camera ok a Comitato dei 40. Protesta M5S, bagarre e seduta sospesa

Tutti i deputati del Movimento 5 Stelle hanno esposto in Aula dei manifestini tricolori con la scritta “No deroga art 138” prima del voto sulla riforma della Costituzione. "Vergogna vergogna" la risposta degli altri parlamentari. La Boldrini sospende i lavori dopo una serie di insulti

L’aula di Montecitorio ha votato il via libera al testo che istituisce il Comitato parlamentare dei quaranta per le riforme costituzionali ed elettorale. Il provvedimento ora torna al Senato per la seconda lettura: si tratta, infatti, di una modifica della Costituzione e richiede una procedura aggravata. Tutti i deputati del Movimento 5 Stelle hanno esposto in Aula dei manifestini tricolori con la scritta “No deroga art 138” prima del voto sulla riforma della Costituzione. La presidente Laura Boldrini ha chiesto ai commessi di rimuoverli e i deputati di M5S sono rimasti con le mani in alto, ben visibili. Durante la protesta, da più parti dell’emiciclo i parlamentari hanno urlato ‘buffoni, buffoni!’ all’indirizzo dei 5 Stelle. Particolarmente acceso Maurizio Bianconi (Pdl), che è stato richiamato all’ordine dalla presidente. Dopo aver schiacciato il pulsante della votazione, i deputati M5s sono rimasti con le mani in alto per tutto il tempo della votazione. Dopo il voto, un applauso dai banchi del Pd, cui i grillini hanno risposto con un polemico battimani. Seduta sospesa e immediata convocazione della conferenza dei Capigruppo. La tensione è andata alle stelle dopo il voto sulle riforme: da qui la decisione della presidente Laura Boldrini di fermare i lavori.

Dopo la votazione, GiuseppeD’Ambrosio (M5S) ha chiesto conto del fatto che i commessi non abbiano permesso l’accesso in tribuna del pubblico di una donna solo perché indossava la t-shirt con lo slogan dell’occupazione del tetto di Montecitorio da parte dei deputati grillini. “La Costituzione è il simbolo di un gruppo”, ha chiesto D’Ambrosio. Ma la presidente Boldrini ha rilevato che “quello slogan è stato fatto proprio da un gruppo parlamentare”, per cui i commessi hanno fatto bene. Da qui, l’attacco dei M5S a Pd e Pdl. “Sono due partiti surreali”, sbotta Alessio Villarosa. Ma il Pd non ci sta, con Ettore Rosato che dice basta “agli insulti ed alle provocazioni che sono inaccettabili” ed ai grillini chiede “senso di responsabilità e rispetto delle regole di convivenza invece di sollecitare i mal di pancia più profondi della gente”.

Ma Alessandro Di Battista rilancia e, rievocando l’esposizione dello striscione dal tetto occupato di Montecitorio, all’esame di un ufficio di presidenza che non si è ancora riunito, sbotta: “Puniteci, sanzionateci a cinque stelle, tanto lo rifaremo mille volte”. E urla: “Il Pd è peggio del Pdl. Puniteci ma prima sbattete fuori i ladri”. E fa il gesto delle manette, scatenando le urla a destra e a sinistra. Boldrini lo redarguisce. “Non offenda, usi un linguaggio consono”, gli dice la presidente della Camera. Ma a Simone Baldelli non basta e la attacca: “Qui non è un asilo infantile. Quest’Aula va presieduta con fermezza e serietà”. “Io non mi tiro indietro. A Di Battista non sarà consentito di nuovo offendere”, dice la presidente. La tensione continua a salire. Angelo Cera dell’Udc va in escandescenze, arrivano i commessi per impedirgli di andare verso i banchi M5S. A quel punto, Boldrini sospende la seduta e convoca i capigruppo. 

Contro l’azione dei 5 Stelle, tuttavia, si schiera anche l’ex grillino Adriano Zaccagnini. “Io vorrei portare la mia esperienza di vita: sono stato 8 anni abbonato in curva sud con la Roma. Questa Aula è diventata lo stadio, un mercato, è inaccettabile”. Non solo. Secondo il deputato passato al Gruppo Misto dopo l’addio a Beppe Grillosto, “il Movimento 5 Stelle fa qui quello che non sa fare in piazza”. A stretto giro la replica di Roberta Lombardi: “Zaccagnini applaudito in standing ovation dal Pd – scrive – Mo gli facciamo un fiocchetto in testa e glielo regaliamo!”.

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