L'indiscrezione è rafforzata da due fatti: la notizia che già due templi dedicati a Santa Sofia, a Nicea (Iznik), sede del primo concilio ecumenico, e a Trabzon, sono stati recentemente convertiti e la campagna di stampa partita dalla rivista Skylife in cui in un lungo articolo vergato in doppia lingua (turca e inglese) si dà conto di tale progetto
Nuova sfida degli “amici” turchi ai vicini di casa greci. Sono sempre più insistenti le voci che vogliono il primo ministro Recep Tayyip Erdogan intenzionato a trasformare la cattedrale di Santa Sofia in moschea. L’indiscrezione è rafforzata da due fatti: la notizia che già due templi dedicati a Santa Sofia, a Nicea (Iznik), sede del primo concilio ecumenico, e a Trabzon, sono stati recentemente convertiti da musei in moschee; e la campagna di stampa partita dalla rivista Skylife, molto diffusa nel paese e distribuita gratuitamente sugli aerei della compagnia di bandiera Turkish Airlines. In cui in un lungo articolo vergato in doppia lingua (turca e inglese) si dà conto di tale progetto, con la copertina dedicata alla cattedrale di Santa Sofia su cui troneggia il titolo: “La Moschea dei Sultani”. Non proprio un ramoscello di ulivo nei confronti dei vicini ellenici. Nel 1453 a seguito della caduta di Costantinopoli tutti gli edifici adibiti a culto religioso vennero tramutati in moschee, ma nel 1923 in concomitanza con la nascita della Repubblica Turca i monumenti maggiormente significativi furono trasformati in musei. Se le voci fossero confermate sarebbero un ulteriore segnale di quale direzione abbia preso, ormai da tempo, la politica di Erdogan ovvero il tentativo di polarizzare la società turca, impregnandola di quel passato ottomano anche per celare i venti di crisi che cominciano a farsi sentire. Per dirne una, la lira turca accusa un crollo nei confronti dell’euro e i riverberi di Gezi Park non sono del tutto sopiti.
Nel reportage in questione, che tanto sconcerto stanno sollevando tra gli alti prelati della Chiesa Ortodossa, spicca la voce del professor Semavi Eyice che illustra come sia stata conservata la Chiesa nel corso degli anni. E racconta che l’unico merito per la sopravvivenza di Santa Sofia va attribuito all’architetto Sinan, vissuto nel XVI secolo: cristiano di origine ma in seguito convertito all‘Islam. Inoltre secondo un altro esperto interpellato, il professor Ahmet Akgunduz, Santa Sofia è “il ricordo vivo di Mehmet il conquistatore e pertanto dovrà essere restaurata al più presto e tornare alla sua spiritualità, quella della moschea”. Secca la replica del patriarca ecumenico Bartolomeo I: a una domanda rivoltagli da un giornalista del quotidiano turco Milliyet sulla possibile trasformazione di Santa Sofia in moschea, ha risposto che Santa Sofia potrà certamente riaprire come sito religioso, ma solo in quanto chiesa cristiana. Altrimenti resti un museo. La querelle è solo all’inizio.
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