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Decadenza di Berlusconi, tutte le contraddizioni difensive

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In queste ore non si parla d’altro che della decadenza di Berlusconi, tema arricchito di pareri, opinioni e tesi di mole tale da poterci scrivere una intera enciclopedia. Al di là del fatto che gli stessi parlamentari che hanno sostenuto e votato la legge stanno in qualche modo sostenendo la propria scarsa competenza, posto che avrebbero votato una legge a loro stesso dire chiaramente incostituzionale, contro le norme Ue e la convenzione Edu, ciò che mi colpisce è la contraddittorietà con cui viene difeso il leader del PdL.

Da un lato, infatti, si afferma che la Giunta sarebbe un “tribunale”, come tale chiamato non ad una mera presa d’atto, ma ad una interpretazione della legge e, addirittura, a sollevare questioni pregiudiziali innanzi alla Corte di Giustizia Ue (situata a Lussemburgo) e questioni di costituzionalità. Dall’altra, però, si invoca la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (con sede a Strasburgo), la cui procedura di accesso al ricorso richiede – quale presupposto – che le vie di ricorso interne (cioè la possibilità di valutazione ed interpretazione da parte di un tribunale, da intendere in senso lato, secondo la giurisprudenza della Cedu stessa) siano state esaurite.

Tirando le somme, può dirsi che la difesa complessiva di Berlusconi, nella sua contraddittorietà, ha proposto un ricorso alla Corte di Strasburgo, sostenendo contestualmente che tale ricorso sarebbe… inammissibile, posto che vi è ancora una via di ricorso interna esperibile, quella innanzi alla Giunta. Un’ultima curiosità: la famigerata legge che ha silurato Berlusconi porta anche il nome di Patroni Griffi, successivamente “promosso” sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Perché il suo nome è “sparito” dai giornali?

Una cosa però mi sento di dire a difesa di Berlusconi: da anni io stesso mi scontro – e da magistrato – con l’inerzia della Procura di Roma (ed ora di quella di Perugia) sulle indagini da me richieste riguardo ai magistrati amministrativi (alcune addirittura ormai a rischio prescrizione, come quella sul “caso Giovagnoli”!). L’attenzione che invece è stata dedicata a Berlusconi può allora davvero giustificare la domanda se vi siano corsie preferenziali e corsie di rallentamento nelle indagini e se, di fatto, l’obbligatorietà dell’azione penale sia una realtà sempre effettiva.

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