La Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone in relazione alla morte dello scrittore Alberto Bevilacqua. Sono tutti medici della clinica Villa Mafalda dove lo scrittore era ricoverato Nei loro confronti si ipotizza il reato di omicidio colposo.
L’autopsia di svolgerà oggi alle 14.30 spiega l’avvocato Giuseppe Zaccaria, che rappresenta Michela Macaluso, compagna dello scrittore parmense. “Dobbiamo aspettare – spiega il legale – che il perito depositi la relazione finale, così si risolverà tutta la vicenda: lui dirà se c’è stata colpa da parte del personale medico o della struttura sanitaria, oppure no. Questo dovrà essere accertato, così si procederà per omicidio colposo o altrimenti si archivierà il caso”. Ad effettuare l’esame, come suo consulente, il professor Giorgio Bolino dell’università La Sapienza. Il celebre autore de ‘La califfa’ si era recato “sulle sue gambe – racconta Zaccaria – l’11 ottobre 2012 per effettuare accertamenti a seguito di uno scompenso cardiaco presso la clinica privata Villa Mafalda”, in via Monte delle Gioie e “qui viene subito ricoverato e finisce in rianimazione la notte seguente”.
Intanto la compagna, Michela Macaluso, “che lo segue giornalmente, si rende conto che la situazione va precipitando – spiega – ma non è convinta della bontà delle cure”. Per Bevilacqua infatti “insorgono varie complicazioni, tra cui un’infezione da virus multiresistente e piaghe da decubito”. L’assistenza medica, secondo la donna, non sarebbe stata adeguata e non sarebbero state messe a punto le tecniche preventive giuste. Matura così in lei, rivela l’avvocato, il desiderio di portare il compagno in una struttura pubblica romana, specializzata in questi trattamenti, come il San Filippo Neri o il Forlanini. C’è un ostacolo però: la sorella dell’artista – argomenta Zaccaria – è a favore invece del mantenimento in clinica, che costa 7.000 euro al giorno”. Un esborso non commisurato alle prestazioni fornite, ritiene la Macaluso, che “decide allora di presentare in procura una querela per lesioni gravi“. Il pubblico ministero Elena Neri ordina quindi il sequestro delle cartelle cliniche e delega le indagini ai Nas. A febbraio 2013 viene nominato per l’artista, dal giudice tutelare del tribunale civile di Roma Nicoletta Orlando, un amministratore di sostegno, l’avvocato Gabriella Bosco. “E’ lei a disporre il pagamento del conto di Villa Mafalda – conclude – di un milione e 200mila euro. Ora, all’indomani della morte di Bevilacqua, resterebbero da saldare alla struttura privata altri 600mila euro”.