Gli scienziati spagnoli si sono basati sulla stessa 'ricetta' messa a punto dal premio Nobel per la Medicina Shinya Yamanaka. Descritto su Nature, il risultato è un’altra tappa fondamentale nella marcia di avvicinamento verso la medicina rigenerativa perché indica la possibilità di riparare lesioni di organi, come cuore o cervello, senza ricorrere a trapianti cellulari
Per la prima volta cellule staminali adulte sono state trasformate in cellule simili alle staminali embrionali direttamente in un topo vivo. Ci sono riusciti i ricercatori coordinati da Manuel Serrano del centro di ricerche spagnolo sul cancro (Cnio) che nei topi hanno riprogrammato cellule di alcuni organi e tessuti portandole a uno stato primitivo mai osservato prima. Descritto su Nature, il risultato è un’altra tappa fondamentale nella marcia di avvicinamento verso la medicina rigenerativa perché indica la possibilità di riparare lesioni di organi, ad esempio nel cuore o nel cervello, senza ricorrere a trapianti cellulari.
I ricercatori si sono basati sulla stessa ‘ricetta’ messa a punto dal premio Nobel per la Medicina Shinya Yamanaka con cui le cellule adulte compiono un viaggio indietro nel tempo, fino a diventare cellule primitive chiamate staminali pluripotenti indotte. Il cocktail per riprogrammare le cellule adulte in provetta è formato dai quattro geni, Oct4, Sox2, Klf4 e c-Myc. Ma adesso la differenza è che la riprogrammazione avviene direttamente nell’organismo.
I ricercatori hanno creato topi modificati geneticamente contenenti i quattro geni che sono stati attivati attraverso un semplice antibiotico sciolto nell’acqua e dato da bere agli animali. Una volta che la sostanza ha ‘acceso’ i geni è stato osservato che alcune cellule adulte di tessuti e organi, come rene e stomaco, sono state in grado di ‘ritirarsi’ dal loro sviluppo evolutivo e percorre un viaggio all’indietro per diventare cellule staminali che sembrano più simili alle cellule staminali embrionali rispetto alle pluripotenti indotte create in cultura. Inoltre, le cellule riprogrammate nei topi vivi mostrano il potenziale di differenziarsi in più tipi cellulari rispetto alle pluripotenti indotte.