Nessuna prova e testimonianze ritenute plausibili. Per questo il pm Alberto Pioletti e il procuratore aggiunto di Roma Francesco Caporale hanno chiesto al gip di archiviare il procedimento per istigazione alla corruzione a carico di ignoti. I due onorevoli, eletti dell’Idv, votarono la fiducia al governo allora presieduto da Berlusconi alle prese con la crisi scatenata nella coalizione di centrodestra dalla rottura con Fini
Nessuna prova e testimonianze ritenute plausibili. Per questo il pm Alberto Pioletti e il procuratore aggiunto Francesco Caporale hanno chiesto al gip di archiviare il procedimento aperto per istigazione alla corruzione a carico di ignoti che avrebbe dovuto riguardare gli onorevoli Pdl Antonio Razzi e Domenico Scilipoti (nella foto), quando, da eletti dell’Idv nel 2010 votarono la fiducia al governo allora presieduto da Silvio Berlusconi alle prese con la crisi scatenata nella coalizione di centrodestra dalla rottura con Gianfranco Fini. La tesi accusatoria era che i parlamentari Razzi e Scilipoti, nel dicembre del 2010, avessero lasciato Antonio Di Pietro, in cambio di denaro o altro. I due parlamentari non sono mai stati iscritti nel registro degli indagati dagli inquirenti romani.
Non ci sono, secondo gli inquirenti, allo stato elementi per sostenere in giudizio un’ipotesi di compravendita. Così i giudici, in mancanza di passaggi di denaro, non hanno sindacato sulle scelte dei parlamentari che hanno cambiato area politica. Per i senatori Razzi e Scilipoti, sentiti lo scorso 11 giugno come persone informate sui fatti, a seguito di vari accertamenti della procura di Roma, non è emersa nessuna prova e le loro motivazioni sono state ritenute credibili da chi indaga ovvero che il cambio di casacca era stato da loro attribuito ad un “disagio politico”. Prima di entrare nell’ufficio del pm, Scilipoti aveva detto di non ”essersi mai pentito” della scelta fatta nel 2010, perché avvenne ”nell’interesse del paese” e non per soldi.
Il fondatore dell’Idv lo scorso marzo aveva depositato un nuovo memoriale e fornito elementi agli inquirenti sulla vicenda di un altro senatore Idv, Giuseppe Caforio. Quest’ultimo raccontò a Di Pietro di essere stato avvicinato nel 2008 dall’ex compagno di partito, Sergio De Gregorio (imputato a Napoli con Silvio Berlusconi e Valter Lavitola), che gli offrì denaro per votare contro la fiducia al governo di Romano Prodi. De Gregorio, che ieri è stato sentito a Milano dai pm del processo Mediaset-Mediatrade, ha chiesto di patteggiare la pena a un anno e 8 mesi. L’udienza davanti al gup è stata fissata al 23 ottobre quando il giudice deciderà probabilmente anche se rinviare a giudizio Silvo Berlusconi.