A.A.A. Cercasi Garante per l’infanzia poco pretestuosa, vicino a chi ha più bisogno, meglio se non schizzinosa. In Calabria anche questo risulta complicato. L’attuale Garante per l’infanzia, Marilina Intrieri, nominata nel 2010 direttamente dal presidente del Consiglio regionale Franco Talarico, – come riportato dal Corriere.it – si è resa protagonista di una strepitosa gaffe.
La Intrieri, infatti, è andata su tutte le furie quando un funzionario della Prefettura di Crotone si è limitato a chiamarla dottoressa e non onorevole. Lei, fiera della sua indimenticabile esperienza politica, da ex deputato dell’Ulivo nel brevissimo periodo 2006-2008, non ha considerato il pass che la autorizzava a visitare il Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto) ma, ferita profondamente nell’orgoglio per la “lesa maestà”, ha preso carta e penna e gli ha fatto vedere di che cosa è capace un ex onorevole, altro che semplice dottoressa.
Preso atto dell’irriconoscenza dalla fu carica istituzionale, la Intrieri ha rinunciato alla procedura che le dava la possibilità di ispezionare la struttura che ospita i bambini immigrati. Eccerto, mica i bambini sono così importanti come i suoi titoli, non riconosciuti?! Addirittura in una nota, la Garante tenta di chiarire quello che definisce un “inconveniente” e chiede al funzionario della Prefettura di integrare le lettere col “pertinente titolo istituzionale”. Ci mancherebbe altro!
Chiunque voglia mettersi in contatto col Garante per l’infanzia non può non ricordarsi della sua carriera politica. Ma ancor più grave per la Intrieri è che qualcuno abbia potuto diffondere la sua lettera che, a parer suo, doveva rimanere riservata. Proprio per questo si è detta decisa ad aprire una indagine interna per capire “chi ha divulgato queste notizie”. Notizie che non possono non riguardare la collettività.
L’onorevole dottoressa forse non ha valutato abbastanza la delicatezza del suo ruolo e il lavoro di responsabilità che svolge. In termini di opportunità appare assurdo come si possa bloccare l’iter di una ispezione importante, semplicemente perché un funzionario ha dimenticato che sulla testa di ognuno di noi pesa un pennacchio e va riconosciuto.
Ma d’altra parte, la crisi esistenziale del nostro secolo ci porta anche a questo. Ovvero cercare sempre un riconoscimento sociale, che ci renda in qualche modo importanti agli occhi degli altri. Un titolo di studio in più, una qualifica in più, una esperienza lavorativa in più nel nostro curriculum sono elementi che, seppur oggettivamente banali, ci danno la forza di mostrarci agli altri con sicurezza. Spesso i titoli non sono veri, le esperienze non sono reali e i riconoscimenti sono solo la metà di quelli proclamati dal nostro alter ego. Se poi qualcuno è in grado di farcelo notare, sono dolori!
Chissà chi “pagherà” per questo errore: il funzionario distratto della Prefettura oppure, magari, la Garante che dovrà svolgere il suo lavoro senza troppe pretese? Per il momento a rimetterci sono stati quei bambini del centro di accoglienza… Pensando alla professionalità della garante viene in mente l’indimenticabile scena del film “Totò a colori” e l’incontro con “l’onorevole”:
« – Io sono l’onorevole Cosimo Trombetta!
– Chi è lei?
– L’onorevole!
– Ma mi faccia il piacere! »