“Le dico con tutta sincerità che ho delle difficoltà con la piena uguaglianza. Sono incerta riguardo al benessere del bambino”. Angela Merkel cerca di rimanere sul vago, ma una volta incalzata a definire meglio la propria posizione riguardo l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, dopo aver messo le mani avanti (“non voglio discriminare nessuno”), ha ammesso che non sarà di certo lei “a presentare un progetto di legge per la completa parificazione in tema di adozioni“. Il luogo del dibattito è stata la Wahlarena (Arena del voto), trasmissione del primo canale tedesco a cui la Cancelliera ha partecipato come unica ospite. Davanti a lei, in piedi per 75 minuti, una platea di 150 elettori selezionati in maniera demoscopica pronti a porle domande di ogni tipo senza filtro di moderatori.

Sanità, mercato del lavoro, salari minimi, Siria, assistenza agli anziani e pensioni: per circa un’ora Angela Merkel ha risposto in maniera abbastanza netta su tutti i temi proposti finché non ha preso la parola Patrick Pronk, manager 36enne da dieci anni convivente con il proprio compagno in un paesino della Bassa Sassonia. La stampa tedesca inizialmente aveva sottovalutato il peso di quella presa di posizione che sembrava ribadire quanto da sempre apparso come un fatto abbastanza consolidato, ovvero che Merkel e il suo partito, la Cdu, rappresentino l’elettorato più conservatore in materia di diritti degli omosessuali dell’arco costituzionale tedesco tanto che die Welt titolava “La Merkel trionfa nel ruolo di “Queen” tedesca”, mentre la Sueddeutsche Zeitung si concentrava sulle sue risposte sulla Siria: “Madame No utilizza la colomba della pace”.

Solo con il passare delle ore quanto detto sull’adozione di bambini per le coppie gay ha cominciato a scatenare dibattito. “La Merkel innesca un’onda di indignazione”, “La Merkel irrita gli omosessuali”, titolano rispettivamente der Spiegel e Handelsblatt, mentre la Stern è andata ad intervistare direttamente Patrick Pront: “Non avevo mai ascoltato una risposta chiara da parte della Merkel. Mi ha sorpreso che si sia espressa contraria in maniera così netta”.

L’opposizione a quanto affermato dalla Merkel del resto è compatta. Non solo, come era prevedibile, le organizzazioni per i diritti dei gay (“la Merkel viola la costituzione”) e i socialdemocratici dell’Spd con il candidato cancelliere Peer Steinbrück a ricordare che la società di oggi è “più colorita che mai”, ma anche lo stesso partner di governo ovvero i liberali dell’Fdp (normalmente il partito più a destra nel parlamento tedesco) per bocca del suo segretario generale Patrick Doering: “La Cdu deve finalmente levarsi i paraocchi ed entrare nella realtà della vita”. L’Fdp del resto è il partito di quel Guido Westerwelle, attuale ministro degli Esteri, apertamente omosessuale a cui in passato è stato criticato il fatto non tanto di di avere fatto viaggiare con sé il proprio marito durante alcune visite di Stato, ma che lo abbia fatto alcune volte con soldi pubblici (“se fosse stata una first lady anziché un first man nessuno avrebbe detto nulla” fu una delle risposte).

Nel caso in cui si confermasse un governo di centrodestra, a meno che l’Fdp non riuscisse a far cambiare idea alla Merkel (cosa che peraltro non ha tentato di fare in questi 4 anni di governo), l’unico altro modo per sollecitare un’ulteriore apertura della legge tedesca alle coppie omosessuali potrebbe arrivare dalla Corte Costituzionale di Karlsruhe che già lo scorso febbraio aveva stabilito che gli omosessuali legati in un’unione civile potranno adottare a loro volta il bambino precedentemente adottato da uno dei due partner e che più volte ha sollecitato il parlamento a legiferare a favore di una completa parificazione.  

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