La prospettiva della decadenza di Silvio Berlusconi incombe pesantemente sulla vita politica italiana, senza contare il rischio di un deragliamento dell’iter procedurale per le riforme strutturali.
Articolo originale di Pierre de Gasquet apparso su Les Echos.fr il 5/09/2013
Traduzione di Claudia Marrucceli e Nadia Cazzaniga per www.italiadallestero.info
L’Italia rimane l’unico paese del G7 ancora in recessione. Almeno, alla luce delle ultime previsioni dall’Ocse, che fanno sperare per il 2013 in un calo del Pil italiano del solo 1,8%. Otto mesi dopo le dimissioni di Mario Monti, la terza potenza economica europea sta emergendo a fatica dalla paralisi che l’affligge. Nonostante i primi segni di stabilizzazione sul fronte della produzione industriale e della disoccupazione (12% in luglio), la crescita si mantiene insufficiente e il settore bancario fragile. Il governo di Enrico Letta ha corretto giustamente il tiro del piano di austerità, voluto a tutti i costi dal suo predecessore. Ma la politica dei piccoli passi ha i suoi limiti. In particolare, cinque settimane dopo la condanna definitiva di Silvio Berlusconi per frode fiscale, l’ombra della caduta del “Cavaliere” incombe ancora pesantemente sulla vita politica italiana. L’iter procedurale delle riforme strutturali rischia il deragliamento.
Secondo Mario Monti, il crepuscolo del berlusconismo è già iniziato alla grande. “Mi è difficile immaginare che questa decadenza non venga alla fine pronunciata”, ha detto in un’intervista a “La Stampa” il 3 settembre, rispondendo a una domanda circa l’imminente voto del Senato sul ritiro del mandato di Silvio Berlusconi. In teoria, il comitato nominato ad hoc nel Senato può prendere una decisione sulla revoca del mandato dell’ex Presidente del Consiglio già dal 9 settembre, ma è improbabile che il verdetto possa essere pronunciato prima di metà ottobre e nel frattempo la difesa di Silvio Berlusconi intende fare tutto il possibile per ritardare il processo.
Avendo tentato l’impossibile dopo la sua condanna in Corte di Cassazione, il 1 agosto, il leader in carica del Partito della Libertà, che resiste ancora in testa nei sondaggi elettorali, lancia sempre più segnali di avvertimento. “Se la sinistra vota la mia decadenza, cade anche il governo“. Ufficialmente, il “Cavaliere” non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo status di leader del partito. Ma tutto sembra indicare che è pronto a ripiegare su una posizione più morbida in cambio di un ipotetico provvedimento di grazia del capo dello stato, Giorgio Napolitano
Nonostante l’ottimismo di facciata di Enrico Letta, relativamente incoraggiato dalla serenità impassibile dei mercati, il periodo di transizione che si apre resta tuttavia ad alto rischio. A riprova di un certo grado di eccitazione, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è partito alla conquista della carica di segretario nazionale del Partito Democratico (PD), in vista della campagna elettorale di sinistra, se si dovesse tornare alle urne prima del previsto. Forte di un’intensa copertura mediatica estiva, il “Manuel Valls [Ministro degli Affari Interni francese N.D.T] italiano”- che raccoglie ampi consensi sia al centro che tra i giovani – punta piuttosto alla possibilità di eventuali elezioni politiche nella primavera del 2014. Ma in mancanza di chiarimenti urgenti nel gioco politico, l’economia italiana rischia di perdere il treno della modesta ripresa europea.
L’attività dei quattro mesi di governo di Enrico Letta a Roma può vantare di avere già ottenuto da Bruxelles l’abolizione dell’infrazione per la procedura di disavanzo eccessivo, che dà al governo stesso un po’ di respiro. Dopo due anni di recessione, la produzione manifatturiera sembra aver ripreso la crescita già nel mese di luglio. A differenza della Francia, la bilancia commerciale italiana mostra un saldo positivo di 8 miliardi di euro nel primo semestre rispetto ai paesi esterni all’Unione europea, anche se questo è in parte legato alla diminuzione delle importazioni. Ma, a meno di un miracolo inatteso, la ripresa italiana si annuncia più laboriosa che in altri paesi europei, tenuto conto dell’entità del deficit (-8% del Pil dal 2008), secondo quanto ha dichiarato il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi. Peggio: il recente compromesso raggiunto il 28 agosto, tra il governo di Letta e il partito di Silvio Berlusconi sull’abolizione della tassa di proprietà (Imu) solleva nuove domande sulla sua equità fiscale e la sua copertura finanziaria.
“Sul fronte economico, il provvedimento adottato rende il sistema fiscale meno equo e meno progressivo”, critica duramente Mario Monti, il padre del ripristino dell’imposta immobiliare, rimproverando aspramente il suo successore, di aver ceduto al diktat demagogico dal partito di Silvio Berlusconi. “La grande coalizione non dovrebbe trasformarsi nella grande collusione”, insiste Mario Monti, lui stesso alle prese con la difficile emergenza di un centro politico che sia costruttivo nella penisola. Anche se il compromesso prevede la creazione di un’imposta mirata al finanziamento di una parte dei servizi comunali, la maggior parte degli economisti vede nell’abolizione dell’Imu sulla prima casa una “vittoria eclatante” per il Popolo della Libertà (Pdl) del “Cavaliere”. Il prezzo di una tregua a cambiali.
È lampante: a forza di rinviare le scadenze, la terza economia della zona euro sta rischiando di perdere il proprio vantaggio. Dopo il trattamento shock di Mario Monti, il metodo della ‘terapia indolore‘ di Enrico Letta ha certamente la sua efficacia. Ma lascia ancora a desiderare. Non che le sue qualità indiscusse di mediatore siano messe in dubbio, ma rimane prigioniero nella trappola di un’«ampia intesa di governo» ambigua e traballante. È la nuova speranza della sinistra italiana, Matteo Renzi, che in autunno avrà il compito di rappresentare il salto generazionale. Per il regista Roberto Andò, «è l’unico leader con cui la sinistra può ora segnare un cambiamento nella palude italiana». E aiutare a voltare finalmente pagina dopo più di venti anni di berlusconismo. Ma la partita a scacchi tra «Letta il Mediatore» e «Renzi il Rinnovatore» è appena iniziata.