Il gruppo di esperti ha consegnato al Ministero il proprio responso, che contiene valutazioni negative sul procedimento che utilizza cellule staminali elaborato da Davide Vannoni. Il parere non è comunque vincolante ma rappresenta uno strumento di approfondimento a disposizione del ministro. Vannoni: "Me l'aspettavo, comitato non imparziale"
Il Comitato scientifico ha bocciato il tanto discusso “metodo Stamina“. Il Comitato, chiamato a pronunciarsi sulla materia dal Ministero, ha consegnato oggi il suo parere sul procedimento che utilizza le cellule staminali. E il verdetto è una sostanziale bocciatura del metodo, che non avrebbe consistenza scientifica.
Il parere, con valutazioni critiche rispetto alle basi del metodo messo a punto dal presidente della Stamina Foundation, Davide Vannoni, sarà vagliato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che, secondo quanto si apprende, non lo ha ancora esaminato. Il parere del comitato non è comunque vincolante, ma è uno strumento di approfondimento scientifico che viene messo a disposizione del ministro della Salute.
Nelle scorse settimane contro il metodo Stamina si era pronunciata, a più riprese, già la prestigiosa rivista scientifica Nature. E un parere negativo sulla stessa linea di quello fornito oggi dal Comitato scientifico del Ministero (ossia della mancanza di prove scientifiche sufficienti) era arrivato anche dal premio Nobel per la Medicina 2012, Shinya Yamanaka.
Immediatamente è arrivato il commento di Vannoni: “Non mi aspettavo niente di diverso dal Comitato scientifico. Credo che non sia comunque un comitato imparziale, visto che il 70% dei suoi membri si era espresso contro il metodo Stamina prima ancora di essere nominato all’interno del comitato”. “E’ stata una scelta del ministero nominare questi componenti, ed ora sarà il ministero a decidere cosa fare”. “Se così stanno le cose – anticipa il presidente – Stamina Foundation farà ricorso al Tar in merito alla nomina di precise personalità, non imparziali, all’interno del comitato scientifico”.
“Con questo metodo – ha ricordato Vannoni, “sono curate in questo momento a Brescia 40 persone, senza effetti collaterali e con risultato evidenti che mostreremo al Tar il prossimo 7 ottobre”. Partendo da questi “dati reali – ha detto – una bocciatura sulla carta vale poco rispetto a quello che è già in corso all’interno di un ospedale pubblico italiano”. Ad ogni modo, ha tenuto a precisare, “aspetto di vedere le motivazioni del parere”. Nel frattempo – conclude – “andiamo avanti con le terapie“.