Le ripetute dichiarazioni sulla ripresa imminente non hanno trovato grandissima adesione. E così il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è passato alle barzellette. “Complessivamente mi sembra che le analisi che ho potuto sentire, insieme a quelle della Confindustria, possono essere presentate con una narrativa meno indirizzata sull’inevitabilità del disastro, che è un pò il tema ricorrente di seminari non soltanto in Italia”, ha detto l’ex direttore generale di Bankitalia a proposito degli scenari pessimistici sul nostro Paese nel corso della presentazione dell’ultimo rapporto del Centro Studi di Confindustria

“Mi viene sempre in mente una barzelletta che era cara al presidente Prodi, quella del ferroviere che deve fare l’esame per diventare capo stazione. Gli dicono ci sono due treni che stanno correndo a forte velocità uno contro l’altro, tu cosa fai?”. L’aspirante capo stazione risponde: “Attivo i semafori rossi – ma non funzionano – allora chiamo i macchinisti – ma i telefoni non funzionano – allora lancio i razzi d’emergenza – ma sono bagnati – allora chiamo mia moglie e gli dico vieni a vedere che bello spettacolo”.

“Un problema che vorrei evitare”, ha concluso Saccomanni con una grassa risata prima di recarsi a pranzo con il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, dove le barzellette sui treni che ricordano pericolosamente la montiana luce in fondo al tunnel hanno lasciato spazio alle metafore ciclistiche. E così il ministro ha detto di essersi sentito a lungo come un “gregario in fuga”, ora che anche Confindustria vede rosa, finalmente il gruppo lo sta raggiungendo. “Di solito chi è in fuga solitaria arriva prima alla tappa, qui invece è bene che ci arrivi tutto il gruppo – ha aggiunto davanti alle telecamere di SkyTg24 – Il consenso della Confindustria per noi è molto importate”.

Lo ha seguito a ruota Squinzi, grande appassionato di bicicletta “la pendenza è cambiata, sembra che stimo avvicinandosi verso una discesina”, ha detto a chi gli chiedeva se l’Italia stesse scollinando. Poco prima, però, mr Vinavil aveva ribadito la richiesta di “4-5 miliardi subito” per il taglio del cuneo fiscale tanto più che “con una Pubblica amministrazione che spende oltre 800 miliardi l’anno, con un minimo di spending review puntare a fare dei risparmi del 2-3-4% non è una cosa impossibile e questo vorrebbe dire liberare 20-30 miliardi di risorse per fare investimenti veri e intercettare la ripresa”.

Non solo. “Non possiamo accontentarci di una crescita da prefisso telefonico. Il governo, dal nostro punto di vista, ha fatto fino ad oggi tutti i passi nella direzione giusta riteniamo che siano stati passi un pò timidi e che vadano accelerati e ampliati”, ha aggiunto Squinzi per poi ammonire: “Non dimentichiamo che abbiamo da recuperare 8 punti percentuali di Pil rispetto al 2007 e quindi ci metteremo qualche anno”.

“Sono consapevole del fatto che le scelte di politica economica che abbiamo fatto finora non le raccomanderei come paradigma efficienza e perfezione, ma vanno considerate in un contesto politico in cui tensioni politiche varia natura hanno la tendenza a scaricarsi sull’agenda economica rendendo più difficile la ricerca di soluzioni politicamente perseguibili”, ha risposto Saccomanni. Mentre sulla spending review c’è “l’impegno forte del governo a intervenire in maniera sistematica, non nominando una specie di cavaliere solitario con spadone per tagliare le spese, ma creando una struttura permanente, non politica, dello Stato, incentrata su ministero e Ragioneria ma con forti collegamenti esterni”.

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