Accolta all'unanimità la proposta del presidente Stefano sul calendario della giunta. In caso di bocciatura delle tesi di Augello, la palla passerà a un nuovo relatore. "Berlusconi potrà difendersi di persona in giunta". Ma sulle sorti del Cavaliere si riaccende lo scontro Pd-Pdl. Il premier sulla tenuta delle larghe intese: "Prevalga il buon senso". Epifani: "Franchi tiratori? No, il Pd è unito"
Non facciamoci del male. E’ l’appello del premier Enrico Letta al termine dell’ennesima giornata di fibrillazione intorno alla decadenza di Silvio Berlusconi. Perché se da un lato la giunta del Senato ha trovato l’accordo per votare mercoledì prossimo la relazione Augello, dall’altro si è riacceso lo scontro politico tra Pdl e Pd, con le consuete minacce di ritorsioni sull’esecutivo delle larghe intese, perché il momento della verità si avvicina e la sorte del leader Pdl sembra segnata. La decadenza potrebbe essere sancita già ai primi di ottobre (probabilmente intorno al 10, ndr), prevede il segretario Pd Epifani. “Possiamo, volendo, farci molto del male e io lavorerò con determinazione perché il Paese non si faccia del male”, ha dichiarato Letta da Venezia. “Guardo con serenità e fiducia a quello che ci aspetta nei prossimi giorni”, ha aggiunto. “Ho sempre detto che prevarrà il buon senso perché ciò che l’Italia può perdere mandando tutto a carte quarant’otto è chiaro a tutti gli italiani” e anche a “chi li rappresenta in Parlamento”, in termini di tasse e di sviluppo per le imprese e per i cittadini. Intanto le indiscrezioni danno Berlusconi sempre più cupo e rinchiuso nel “bunker” di Arcore, ormai sfiduciato verso il Pd, ma con i figli che premono perché eviti colpi di testa e batta con il presidente Napolitano la via della grazia.
La giornata politica era iniziata con uno spiraglio di sereno, tant’è che il presidente del Senato Piero Grasso così interveniva da Barletta: “Io penso che si vada verso quello che tutti auspicavamo: che ci sia una condivisione di tempi e di regole per portare avanti quello che è nelle cose”. La Giunta per l’immunità del Senato infatti, ha accolto all’unanimità la proposta del presidente Dario Stefano di votare mercoledì 18 settembre sera la relazione Augello sulla decadenza di Silvio Berlusconi in base alla legge Severino. Questo è il calendario dei lavori: lunedì, dalle 15 alle 20; martedì, dalle 9 alle 14; mercoledì, dalle 20.30 in poi dichiarazioni di voto e voto. “Penso che possiamo anche starci”, è stato il commento della senatrice Pdl Elisabetta Casellati, membro della giunta. “Adesso proviamo a programmare la discussione generale, ogni commissario ha a disposizione 20 minuti, e vediamo se ci stiamo con i tempi”. La data sta bene anche a Felice Casson del Pd, uno dei più determinati nel voler stringere i tempi: “Mercoledì è un compromesso accettabile. Io il pressing non sono abituato a riceverlo. Se c’è lo evito”. La decisione è arrivata dopo la rottura di ieri tra Pd e Pdl proprio sulla questione del calendario.
Mercoledì non si voterà sulla decadenza da senatore del leader Pdl, ma solo sull’approvazione o meno della relazione di Andrea Augello (Pdl), che chiede in sostanza il ricorso alla Consulta sulla legge Severino e l’attesa di un responso della Corte di giustizia europea del Lussemburgo su un ricorso presentato da Berlusconi stesso. Dati i numeri in giunta, l’esito più probabile è che le relazione venga respinta a maggioranza e che il presidente Stefano scelga un nuovo relatore tra i membri che hanno votato contro. Sarà nominato “nel giro di pochi minuti”, ha spiegato Stefano dopo la fine della seduta, “quindi ci saranno dieci giorni per l’udienza pubblica. Il senatore Berlusconi potrà difendersi di persona o tramite i suoi legali”. Al termine, “la Giunta si ritirerà in camera di consiglio e avrà un giorno per riconvocarsi e votare e inviare la relazione al presidente del Senato. Sarà poi lui a convocare una capigruppo per convocare l’aula di palazzo Madama”. La seduta, ha aggiunto Stefano, potrebbe anche essere diffusa via internet.
Sono 19 i senatori che compongono la giunta delle Elezioni di palazzo Madama che si sono iscritti a parlare nella discussione generale. Lo conferma Felice Casson a margine dei lavori della giunta. Ogni componente avrà a disposizione 20 minuti e sono previsti 60 minuti aggiuntivi per ciascun gruppo. I membri della giunta sono 23, compreso il presidente Stefano.
Quanto al merito della discussione, “la decadenza non è né una sanzione penale né amministrativa, pertanto non si pone il problema della retroattività e la legge Severino è assolutamente in linea con la Costituzione e il diritto europeo”, ha detto Casson, ex magistrato, il primo a prendere la parola. “Sarebbe il giudizio d’indegnità morale riferito dalla legge, ancorché successivamente alla realizzazione del fatto e alla condanna per determinati reati, a rendere illegittima la permanenza nell’incarico”, ha argomentato. Nessun problema di retroattività, insomma, che invece è il cavallo di battaglia del Pdl sulla presunta incostituzionalità della legge. Casson ha bocciato sia il ricorso alla Corte europea – “non è materia di sua competenza – sia la facoltà della giunta di ricorrere alla Consulta, “non potendo qualificarsi questo organo come giudice a quo ai fini dell’art. 134”. Il senatore Pd ha anche ricordato che “al momento della formazione-approvazione della legge Severino (nel novembre 2012, ndr), nessuno ha rilevato profili di anche teorica illegittimità costituzionale”. La seduta si è conclusa poco prima delle 17. I lavori riprenderanno lunedì alle 15.
Ma il Pdl continua a minacciare contraccolpi sul governo Letta, per bocca dello stesso Augello: “Mi pare assodato che la relazione verrà respinta, visto che è chiaro l’orientamento del Pd. Credo che questo clima non possa non avere conseguenze politiche“, ha affermato al termine dei lavori. Ipotesi dimissioni di Silvio Berlusconi? “Conoscendolo, credo che sia l’ultima cosa che farebbe”.
Poi però arriva l’immancabile attacco di Daniela Santanchè. ”Che peccato non avere voluto aspettare il pronunciamento della Corte di giustizia della Ue di Lussemburgo. A questo punto, se i partiti fossero seri, cambierebbero i componenti della giunta”, afferma la deputata Pdl. “Che senso ha, infatti, aver saputo dai giornali preventivamente il loro parere? Hanno agito esattamente come quei giudici che anticipano la sentenza a mezzo stampa. Hanno sacrificato – ha aggiunto – sull’altare le garanzie costituzionali in cambio dell’illusione di avere per le mani lo scalpo di Berlusconi. Si mettano l’animo in pace: non riusciranno a far fuori per via giudiziaria utilizzando in modo politico la giustizia il leader del più grande partito del centrodestra”.
Il segretario Pd Guglielmo Epifani si dice però “un po’ rasserenato perché finalmente, con l’accordo di tutti, è stata individuata una data per votare sulla relazione” e “credo che il Paese non ne potesse più di avere giorno dopo questa fibrillazione”. Parlando ai microfoni del Tg3, ha affermato che “ci saranno i tempi per arrivare ai primi di ottobre al voto definitivo“. La posizione del Pd è sempre quella: “La legge uguale per tutti”. E il rischio di franchi tiratori, stile siluramento di Prodi nel voto per il Quirinale? “Da questo punto di vista non ho nessun timore, questo è uno dei punti su cui il Pd è totalmente unito”, ha risposto ai cronisti a margine della festa dei Giovani democratici.