La legalità ha già perso. Questa sconfitta non dipende dall’esito del voto nella giunta, perché quella è diventata una partita strettamente politica. E non mi riferisco nemmeno al merito della sentenza Mediaset, cosa da cui tutti si tengono alla larga, riempendo l’informazione di Esposito, Augello e Strasburgo ma non spiegando come sarebbe stato frodato il fisco per creare fondi neri (non si vuole conoscenza per poter manipolare il tifo, che parte dalla pancia e non passa dalla testa).
La legalità ha perso perché una decisione definitiva della magistratura è disconosciuta da una parte del potere politico e dei cittadini, che quindi per questo cercano strumenti per neutralizzarla ritenendo che sia frutto di persecuzione. Poco importa a questo punto se l’operazione di elusione della decisione della Cassazione riuscirà e fino a che punto. Se fosse riconosciuta legittimazione a quella decisione, le conseguenze pratiche (etiche e politiche) supererebbero di gran lunga le sanzioni formali previste dalla c.d. legge Severino.
Il diritto sono solo parole se queste non vengono rispettate o se non viene rispettata la decisione dei tribunali che vigilano sulla loro applicazione… le regole restano solo parole senza comportamenti e adesione consapevole e culturale. Quando i comportamenti si discostano dalle regole parliamo di illegalità: è già grave e sappiamo quanto questa sia diffusa, in ogni ambito della vita di questo paese.
Ma quando non solo i comportamenti contraddicono la norma, ma una parte dell’opinione li approva o per altro verso rifiuta la sanzione che l’ordinamento prevede per essi, non è più illegalità. Siamo oltre. Stiamo già osservando gli ultimi esiziali sospiri del simulacro di un ordinamento democratico che ormai è svuotato, delegittimato, solo formale.
Le vicende di questi giorni non sono tante decisive solo per il loro protagonista, ma per le prospettive della legalità e delle istituzioni in Italia, oggi vissute da molti come fastidioso e illegittimo ostacolo al pieno dispiegarsi del potere della massa per mezzo dei suoi leader (o meglio viceversa, potere del leader per mezzo della massa).
“In Italia per essere sovversivi è sufficiente chiedere che leggi dello Stato vengano applicate” (Ennio Flaiano)