Una affermazione quella del ministro della Salute che fa presagire che l'infusione di cellule staminali ai pazienti, allo stato autorizzata solo dai giudici, non sarà più possibile. La sperimentazione autorizzata dal Parlamento con ogni probabilità non andrà avanti. Il ricorso al Tar annunciato da Vannoni secondo l'avvocato Gallo dell'Associazione Luca Coscioni è infondato giuridicamente
Ieri la bocciatura del metodo Stamina oggi il ministro della Salute che dice che avrebbe voluto dare speranza ai malati. Una affermazione che fa presagire che l’infusione di cellule staminali staminali ai pazienti, allo stato autorizzata più volte dai giudici, non sarà più possibile. Anche se la questione non sembra chiusa del tutto, la sperimentazione autorizzata dal Parlamento non andrà avanti.
”Studieremo attentamente le motivazioni prima di prendere le nostre decisioni. Intanto consulterò subito i capigruppo delle commissioni Affari sociali e Sanità di Camera e Senato per informare il Parlamento – dice Beatrice Lorenzin –. Oggi abbiamo ricevuto il parere del Comitato scientifico chiamato a valutare l’avvio della sperimentazione. Sarei stata lieta di annunciare a tante famiglie che la loro speranza su questa nuova cura era fondata. Purtroppo, secondo il Comitato scientifico, non è così: le conclusioni, assunte all’unanimità, sono negative”. Insomma come già affermato dalla comunità scientifica internazionale il metodo Stamina non avrebbe reali chance di curare malattie allo stato senza terapia. Gli scienziati italiani e anche quelli di altri paesi erano intervenuti più volte: la rivista Nature non aveva risparmiato neanche l’accusa di plagio a Davide Vannoni, fondatore di Stamina. E lo stesso premio Nobel per la Medicina, ricercatore nell’ambito delle cellule staminali, Shinya Yamanaka aveva bocciato la terapia.
“Fin dal primo momento – ha detto il ministro – ho affrontato questa vicenda con rigore, trasparenza e la massima libertà di giudizio, attuando le determinazioni assunte dal Parlamento. Studieremo attentamente le motivazioni – ha concluso – prima di prendere le nostre decisioni”. Intanto sul web si è scatenata la rabbia di chi crede nel metodo: persone comuni, malati, genitori, parenti o amici di persone colpite da malattie che speravano di curare con il protocollo messo a punto da Vannoni. “Non avevo dubbi. Questo Paese fa tutto il contrario di ciò che dovrebbe fare”, commenta una donna sulla pagina Facebook dedicata alla bambina che ha fatto ‘scoppiare’ il caso quest’inverno, la piccola Sofia. “Si sapeva che finiva cosi…siamo in Italia o sbaglio?”, concorda un’altra. Tanti insulti e ancora: “Volete la guerra? Non vi basta la Siria?”, minaccia un uomo. Qualcuno chiede: “Ci decidiamo a fare una petizione al Parlamento europeo, o no?” e posta un link alla pagina del sito del Parlamento europeo dove si spiega come presentare una petizione popolare, invitando “Dobbiamo farlo tutti! L’Europa può essere una soluzione”.
Il ministro della Salute, a questo punto, “può decidere di bloccare la sperimentazione del metodo emanando un decreto o un’ordinanza ministeriale di blocco” spiega l’avvocato e segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo. Lorenzin “potrebbe però anche decidere di andare invece avanti con la sperimentazione autorizzata dal Parlamento, assumendo la responsabilità della decisione”. Quanto alla decisione annunciata dal presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, di presentare ricorso al Tar contro il comitato scientifico, “non c’è – afferma Gallo – alcun fondamento giuridico per ricorrere al Tar, dinanzi al quale si possono impugnare atti amministrativi, ma il parere del comitato scientifico non si configura”.