Secondo l'inchiesta del settimanale L'Espresso, i gruppi politici a Palazzo Madama non hanno consegnato i rendiconti previsti ogni quattro mesi dalla nuova disposizione firmata il 16 gennaio 2013. Mancano all'appello il Popolo della libertà, Scelta civica e Lega Nord. I 5 Stelle hanno pubblicato il bilancio poco dopo l'uscita del servizio. I democratici da maggio fino a luglio hanno speso 1,4 milioni di euro
Nonostante scandali e proteste sui costi della politica, i partiti ancora non si sono messi in regola con le nuove norme approvate mesi fa che impongono la pubblicazione on line delle spese dei gruppi parlamentari. Lo rivela un’inchiesta del settimanale l’Espresso. Mancano all’appello i conti del Pdl e della Lega. Compito in bianco anche per Scelta Civica. Come rivela l’Espresso, solo il Pd e il gruppo dei partiti autonomisti (altoatesini, valdostani e altri minori) hanno messo in rete sul loro sito internet il dettaglio delle spese dei primi quattro mesi della legislatura, da marzo a luglio. Questo, infatti, è quanto prevede il nuovo regolamento approvato dal Senato, il 16 gennaio, in piena campagna elettorale. Ogni quadrimestre, recita la norma, ciascun gruppo deve pubblicare in rete “gli estremi dei mandati di pagamento, assegni e bonifici bancari”. I 5 Stelle non pervenuti fino a poco prima della pubblicazione del servizio, hanno messo online le spese qualche ora dopo: “La prossima settimana”, hanno detto i portavoce, “vedrete online anche i rendiconti di ogni singolo parlamentare. Siamo l’unica forza politica a fare una cosa del genere”.
Solo il Partito democratico può vantare di aver svolto il proprio dovere: “Per il Pd la trasparenza è una cosa seria”, ha commentato il tesoriere Antonio Misiani, “non uno slogan buono solo da gridare nelle piazze. L’inadempienza di quasi tutti i gruppi è un dato clamoroso e preoccupante. Ancor più stupefacente è il fatto che tra gli inadempienti compaia il Movimento 5 Stelle, che incassa soldi pubblici – perché tali sono i contributi ai gruppi – ma fa fatica a rendicontarli”. 1,4 milioni di euro è quanto hanno speso i democratici da maggio a luglio: di questi un milione e 350mila sono andati alla voce stipendi e contributi dei 46 dipendenti del gruppo (a cui vanno aggiunti sette collaboratori). 4000 euro a teste dunque la retribuzione. Mentre 2000 euro sono andate solo per le “auto del presidente”, probabilmente Luigi Zanda. Poi, tocca al rinnovo dei permessi per la zona traffico limitato a Roma: 4000 euro in tre mesi. 1000 al mese invece, il prezzo dei quotidiani. Senza dimenticare i libri: 945 euro spesi per cinquanta copie della biografia di Nilde Iotti.
Erano stati gli scandali come quello del tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito, ricorda L’Espresso, a spingere i partiti a chiedere una rendicontazione ufficiale ogni quattro mesi e non più solo alla fine dell’anno. Da Scelta Civica si giustificano. “Non abbiamo ancora un sito internet per mettere online i bilanci”. Questione di ore, assicurano invece in casa Pdl: “Entro settembre pubblicheremo tutto”. I 5 Stelle che dall’inizio della legislatura hanno restituto 42 milioni di rimborsi elettorali e con il “Restitution Day” di luglio hanno versato allo Stato parte dello stipendio e della diaria che spetta a ciascuno per un totale di 1,6 milioni. Il gruppo Camera, nello specifico, ha reso noto il bilancio di cassa che va dal 13 marzo al 31 agosto.