Rapporto della commissione dell'inchiesta delle Nazioni Unite: "Il regime utilizza la negazione di assistenza medica come arma di guerra". Il segretario generale: "Forniremo prove schiacchianti dell'uso di armi chimiche". Il Wall Street Journal: "Damasco sta distribuendo l'arsenale per complicare i controlli"
Le forze governative siriane colpiscono in modo sistematico ospedali, attaccano ospedali da campo con i caccia e impediscono l’assistenza medica a malati e feriti. A denunciarlo in un rapporto speciale è la Commissione d’inchiesta incaricata dal consiglio dei diritti umani dell’Onu di seguire il dossier siriano. E anche il segretario generale Ban Ki Moon attacca il presidente siriano: “Bashar al-Assad ha commesso numerosi crimini contro l’umanità. Sono sicuro che ci sarà un processo per accertare le sue responsabilità quando tutto sarà finito”. “Il rapporto degli esperti Onu dimostrerà in maniera schiacciante che sono state usate armi chimiche in Siria”, aggiunge. Il dossier – che “è stato completato”, come rivela il capo degli ispettori Ake Sellstrom – sarà consegnato nelle mani del segretario questo weekend. La Francia, però, insiste sulla linea della fermezza: “Le parole non bastano, serve una risoluzione“. E l’ultima bozza preparata da Parigi pone a Damasco una scadenza di 24 ore, a partire dalla delibera Onu, per accettare di mettere sotto controllo internazionale e smantellare il proprio arsenale chimico. Le prime proposte francesi erano state bocciate dalla Russia. Adesso si attende la risposta di Mosca, impegnata in questi giorni negli incontri bilaterali con gli Stati Uniti, fra il ministro degli Esteri Lavrov e il segretario di Stato John Kerry. Al termine del faccia a faccia, il ministero russo ha comunicato che Lavrov, Kerry e l’inviato Onu Lakhtar Brahimi sono d’accordo nel ritenere che solo una soluzione politica può realisticamente fermare le violenze in Siria. Il presidente americano Barack Obama ribadisce di essere fiducioso sul fatto che le trattative a Ginevra sulla Siria portino “frutti”. Ma aggiunge che qualsiasi accordo con la Siria sulle armi chimiche sia verificabile e attuabile.
Onu: “Assad spara contro gli ospedali” – La commissione delle Nazioni Unite accusa le forze del regime di Assad di utilizzare “la negazione di assistenza medica come arma di guerra”, soprattutto contro i civili che vivono nelle zone controllate dall’opposizione. Secondo la Commissione, guidata da Paulo Pinheiro, “ci sono anche prove del fatto che alcuni gruppi anti-governativi hanno attaccato ospedali in alcune zone”. Non è l’unica accusa mossa nei confronti del governo di Damasco, oggi. L’organizzazione Human Rights Watch denuncia nuovi massacri dei civili nel Paese da parte del regime. Le forze armate siriane hanno ucciso almeno 248 persone nei villaggi di Bayda e Banyas durante gli attacchi all’inizio di maggio, secondo quanto dice il sito della organizzazione non governativa. L’ong chiede che il regime sia tenuto a rispondere dei massacri.
Intanto l’Onu precisa che l’adesione siriana alla Convenzioni sulle armi chimiche avverrà 30 giorni dopo la presentazione della documentazione necessaria. Lo ha detto il portavoce delle Nazioni unite, Farhan Haq, in riferimento alle parole dell’ambasciatore siriano all’Onu, Bashar Jàafari, il quale ha affermato ieri che Damasco è diventata membro della convenzione dopo aver inviato la lettera di adesione.
Wsj: “Il regime sposta l’arsenale per sfuggire ai controlli” – Non solo. Mentre Usa e Russia continuano a cercare un compromesso sulla questione delle armi chimiche siriane, secondo quanto afferma il Wall Street Journal, la Siria avrebbe iniziato a distribuire il suo arsenale chimico su almeno 50 siti differenti, al fine di complicare il compito di coloro che dovrebbero controllarlo. Il quotidiano americano, citando funzionari degli Stati Uniti sotto anonimato, afferma che un’unità militare specializzata, l’unità 450, è impegnata nello spostamento di tale arsenale chimico di oltre un migliaio di tonnellate da diversi mesi, compresa la settimana scorsa. Lo spostamento delle armi chimiche sarebbe cominciato circa un anno fa: dalla Siria occidentale, dove sono normalmente conservate, a due dozzine di grandi siti in tutto il Paese. L’unità 450 avrebbe iniziato ad utilizzare anche decine di siti più piccoli, per un totale di circa 50 in tutta la Siria. Nonostante questa strategia, i servizi segreti americani e israeliani pensano comunque di sapere dove si trovi la maggior parte dello stock di armi chimiche. “Sappiamo molto meno di sei mesi fa circa la posizione di queste armi chimiche”, ha riconosciuto tuttavia una delle fonti del Wall Street Journal.
Faccia a faccia Russia-Stati Uniti – La Russia e gli Stati Uniti, intanto, continuano a parlarsi. A Ginevra sono ripresi i colloqui tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. La prima giornata dell’incontro ha lasciato alcune divergenze di fondo tra i due principali mediatori nel conflitto siriano per quanto riguarda la messa in sicurezza degli armamenti del regime di Bashar al-Assad. Nella seconda giornata di colloqui Kerry e Lavrov saranno raggiunti dall’inviato della Lega Araba e dell’Onu Lakhdar Brahimi. Intanto il presidente russo Vladimir Putin ha parlato della crisi siriana inaugurando il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shangai (Sco) in corso a Bishkek, in Kyrgyzstan. Putin ha ribadito la sua posizione di sempre, quella dell’inammissibilità di qualsiasi intervento militare in Siria senza l’approvazione del consiglio di sicurezza dell’Onu. Il presidente russo ha accolto positivamente l’annuncio della Siria di adesione al trattato mondiale contro le armi chimiche, sottolineando che la decisione dimostra le serie intenzioni di Damasco di risolvere il conflitto. “Penso che dovremmo apprezzare questa decisione”, ha detto Putin al summit della Sco. Secondo le ultime discrezioni, Mosca punterebbe a una cosiddetta dichiarazione presidenziale, da approvare all’unanimità, ma non vincolante, e comunque senza riferimenti alla possibilità dell’uso della forza.
Francia: “Le parole non bastano, serve risoluzione” – La Francia, invece, non si ritiene soddisfatta dagli ultimi sviluppi. “Gli annunci del regime siriano sono molto utili, ma sicuramente insufficienti”, ha detto a Parigi il portavoce del ministero degli Esteri della Francia, Philippe Lalliot. “Non possiamo fermarci a una dichiarazione d’intenti del regime siriano. Bisogna che assuma degli impegni, che vanno fissati e controllati, verificati e verificabili”, ha detto ancora Lalliot. “Serve una risoluzione, che per natura è un testo vincolante. Ogni altro testo al Consiglio di sicurezza è insufficiente”. Lunedì ci sarà un nuovo incontro tra Francia, Usa e Gran Bretagna.