I Verdi tedeschi sono in crisi. Almeno stando ai sondaggi in vista delle elezioni tedesche del prossimo 22 settembre. L’istituto di statistica Forsa ogni settimana registra le percentuali di voto destinate a ogni partito tedesco. Il 10 luglio scorso i Grünen erano dati al 15%, ora (rilevazione dell’11 settembre) sono al 9%. Un vero e proprio tracollo che rischia di compromettere in maniera decisiva le esigue speranze del centrosinistra tedesco di battere la coalizione Cdu e Fdp. Ad oggi infatti l’attuale compagine di governo viene data complessivamente al 45% (composto dal 39% della Cdu e la sua cugina bavarese Csu, più il 6% dell’Fdp), mentre ipotizzando un’alleanza dell’Spd (dati in risalita di due punti, ovvero al 25%) e dei verdi (9%) assieme a die Linke (10%) il totale si ferma al 44%. Un vero e proprio testa a testa, anche se la die Linke solo ultimamente si è mostrata aperta ad un possibile coinvolgimento in un governo di centro sinistra.
Alle elezioni del 2009 i Verdi registrano il 10,7%, ma nell’estate del 2011, poco dopo il disastro di Fukujima erano saliti addirittura al 27%, per poi stabilizzarsi sempre tra il 12 e il 15% nell’ultimo anno. Le ragioni di questo improvviso calo di consensi sono varie. Molti analisti concordano che tra queste ci sia la decisione di inserire nel programma di governo dell’istituzione per legge di un veggie-day, ovvero di un giorno a settimana in cui le mense pubbliche non servono carne. Una proposta nobile supportata da studi che dimostrerebbero il benessere che ne comporterebbe sia per l’ambiente che per la salute dei tedeschi, ma che si è scontrata sia con i gusti nazionali (la Germania è tra i maggiori consumatori di carne al mondo con 60 kg procapite all’anno contro i 42 kg delle altre nazioni), ma anche contro quella convinzione condivisa che uno stato liberale dovrebbe cercare di entrare il meno possibile nelle scelte private dell’individuo. E dire che la stessa proposta era già stata bocciata nel 2011 a Stoccarda dove l’attuale governatore Winfried Kretschmann, membro dei Verdi, provò ad attuarla prima di ricevere talmente tante proteste da essere costretto a ritirarla.
“Non è però solo il Veggie” è l’opinione di Manfred Guellner, managing director della Forsa, riferendosi agli altri “passi falsi” commessi in queste ultime settimane dal partito come la scelta di puntare la campagna elettorale sulla giustizia sociale con il progetto di tassare ulteriormente i redditi superiori agli 80mila euro annui e l’introduzione di una tassa sul patrimonio. Per Tarek Al Wazir, uno dei leader del partito, il problema è che i Verdi, a differenza degli altri partiti, “hanno cercato di spiegare da dove prenderebbero i soldi per ripianare il debito pubblico e finanziare un miglioramento delle infrastrutture”, ma sullo sfondo c’è anche una questione irrisolta tra i Verdi e quella libertà sessuale che, al momento della loro fondazione nel 1980, veniva vista come un tabù da abbattere in ogni modo. Se già nell’aprile del 2012 il deputato Hans-Christian Ströbele aveva ribadito l’apertura dei Verdi a cancellare il reato di incesto dalla legislazione tedeca, lo scorso agosto la Frankfurter Allgemeine ha scoperto che tra i punti del primo programma di governo del partito nel 1980 fu scritta anche la depenalizzazione dei rapporti sessuali con i bambini.
Certo, il fatto che ormai l’ambientalismo appaia, almeno in Germania, un discorso superato visto il graduale addio all’energia nucleare (che dovrebbe diventare definitivo nel 2022) ha tolto un grosso argomento politico ai Verdi (che, non a caso, hanno cercato di cavalcare quello del vegetarismo, considerato in qualche modo vicino al proprio elettorato), ma è possibile che il successo passato dei Verdi si basasse solo su di un’unica, forte idea .