Il capogruppo al senato del Pdl afferma di essere pessimista sulla tenuta del governo Letta, perché "in giunta si stanno consumando una serie di azioni finalizzate a creare condizioni invivibili all'interne del governo". Ma il segretario democratico Epifani avverte:"Se il centrodestra provoca la crisi stacca la spina non al governo ma al Paese"
“Sono pessimista sul destino del governo”. Renato Schifani, capogruppo al Senato del Pdl, continua a mettere in dubbio la durata dell’esecutivo Letta, sempre alle prese con le tensioni interne alla maggioranza e legata alla discussione in giunta a Palazzo Madama della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Ed è proprio questo il nodo su cui l’ex presidente del Senato rinfaccia al Pd un’intransigenza che giudica sospetta: “Perché questo atteggiamento nei confronti di Silvio Berlusconi?”, si chiede Schifani. Fornendo anche una risposta alla domanda. “E’ evidente che si voglia arrivare alla rottura. Secondo me, il Partito Democratico vuole andare a votare e vuole la crisi di governo“.
Per questo Schifani, in un’intervista al programma televisivo “In mezz’ora”, si dice “pessimista”. Anche se aggiunge: “Mi auguro che ciò non avvenga. Al mio partito interessa la stabilità, ma nei confronti di Silvio Berlusconi si sta consumando una serie di procedimenti e azioni finalizzate a metterci con le spalle al muro”. E sullo stato dei lavori in Giunta spiega: ”Noi chiediamo il riconoscimento di un principio, non facciamo melina. Invece nei giorni scorsi ho visto calendari violenti come se si dovesse espellere un delinquente” e questo “mi lascia pensare che si voglia far saltare i nervi al Pdl e creare le condizioni di invivibilità all’interno del governo”.
Schifani, comunque, frena sulle possibili dimissioni da parte dei ministri Pdl, una delle azioni più eclatanti che il partito potrebbe adottare in caso di mancato accordo sulla posizione di Berlusconi: “”Dell’uscita dei nostri ministri dal governo non abbiamo parlato, non è in agenda. Si vive momento per momento e ci auguriamo di non arrivare a questo ma di respirare un clima di maggiore responsabilità“. Almeno su questo Schifani afferma di essere “fiducioso”. Anche se un nuovo muro contro muro si potrebbe creare sulla possibilità di un voto palese sulla decadenza, che è stato richiesto negli ultimi giorni dal Movimento 5 stelle e dalla Lega, ma anche da alcuni esponenti del Pd: “Siamo contrari ai blitz. Per arrivare ad un voto palese si dovrebbe addirittura cambiare un regolamento. E i regolamenti non si cambiano nel giro di una settimana a colpi di maggioranza ma in maniera condivisa”, spiega Schifani.
Solo ieri, dal palco della presentazione della Fiera del Levante a Bari, il premier Enrico Letta aveva lanciato messaggi agli alleati-rivali di governo, ribadendo la necessità di dare continuità all’esecutivo per non vanificare gli sforzi fatti per superare il momento più difficile della crisi. E minacciando: “Se cade il governo si pagherà l’Imu”. Un concetto che era stato ribadito stamattina anche dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani: “Se il centrodestra dovesse staccare la spina se ne assumerà la responsabilità: non stacca la spina al governo ma la stacca al Paese”, ha spiegato l’ex leader della Cgil. ”C’è bisogno – aggiunge – di essere corresponsabili sempre e invece c’è chi lo è a giorni alterni”. Anche Schifani ha riconosciuto che il ritorno alle urne “porterebbe il Paese al baratro”, scaricando però tutta sui democratici la responsabilità di questo rischio.
Sul futuro di Berlusconi, invece, il capogruppo Pdl non si pronuncia: la grazia è una questione “non politica, che attiene alla sfera personaledel cittadino Silvio Berlusconi. Sta riflettendo giustamente nell’ambito della propria famiglia. E’ una faccenda troppo delicata perché noi dirigenti si possa fare una riflessione”. “Mi auguro – dice solo Schifani – che la grazia, ove fosse richiesta dai figli, venga accettata da Napolitano“. E sulla “saggezza” del presidente della Repubblica, il capogruppo Pdl ribadisce la fiducia del suo partito: “Gli abbiamo chiesto noi di tornare al Quirinale, sarebbe contraddittorio se non ci sentissimo tutelati”.
Su una cosa, però, Schifani appare certo: “E’ chiaro che non potrà tornare in Parlamento ma questo non significa non possa continuare a far politica. Nessuno è preoccupato dell’agibilità politica di Berlusconi né, conoscendolo, ci preoccupiamo di un passo indietro”.