Sono ormai cinque anni che mi occupo, in modo sempre più convinto e partecipato, delle tematiche di genere e del maltrattamento all’interno delle mura familiari. E’ stato un crescendo di consapevolezze inarrestabile ed ancora mi sento solo all’inizio di un percorso che non credo avrà mai un punto di arrivo consolidato, solo alla crescita fisica è possibile dare dei limiti, quella mentale può non conoscerne, è il bello dell’essere umano.
Ho dovuto ridiscutere tutte le mie relazioni, capirne le dinamiche di potere sottostanti cercando in esse ciò che vi era di funzionale e ciò che invece non lo era. A volte sono riuscito a sottrarmi da determinati meccanismi, non di rado ci sto ancora lavorando. Adoperarmi per la rottura degli stereotipi e per l’uscita dalle dinamiche abusanti, non mi sottrae dall’esserne a rischio, mi aiuta però certamente nel loro riconoscimento. Non è cosa da poco, ma non è tutto. Le relazioni sono una vera palestra per i muscoli mentali ed emotivi.
Il mio essere uomo è stato ciò che ho dovuto mettere maggiormente in discussione. Le mie relazioni con le donne, sentimentali o amicali, sono state passate sotto la lente di ingrandimento. Ed anche le relazioni con il mio stesso genere stanno cercando tutt’ora nuovi equilibri. Ho acquisito di avere un potere sociale e personale, in quanto uomo e non donna, che mi sarebbe stato trasparente o che avrei compreso solo di testa, ma non di pancia, se la vita mi avesse portato ad occuparmi di altre tematiche. Lo stesso avere un blog su Il Fatto Quotidiano mi è stato proposto in virtù del mio occuparmi di violenza, in quanto uomo, in un contesto dove sono, di solito, le donne a dover levare la loro voce e richiedere un’attenzione sempre più necessaria. Sono convinto di quel che scrivo e mi piace farlo, anche se in fondo sono solo un accanito lettore prestato alla scrittura, come amo definirmi, ma sono consapevole dell’importanza che anche gli uomini comincino a parlare di violenza e questioni di genere e che questo mi ha creato uno “spazio privilegiato”. Ho fiducia nella mia qualità di persona e non voglio che il genere mi dia vantaggi che non richiedo. Non lo voglio, ma nell’ Italia di oggi può ben accadere e, a volte, ci si muove su una linea di confine nella quale, non sempre, mi trovo a mio agio.
Le questioni di genere continuano ad essere affrontate principalmente da donne, non solo, ma innegabilmente soprattutto da loro. Avverto un forte bisogno di confrontarmi con il maschile, ma intorno vedo molta fatica, se va bene un interesse effimero che sfuma presto.
Quando parlo di confronto tra uomini con uomini, quelle rare volte in cui le reazioni sono spinte da interesse, questo manca di coinvolgimento e mi viene risposto qualcosa del tipo: “Interessante quel che proponi, sarebbe utile, io però ho troppi impegni per parteciparvi”.
I gruppi di discussione femminili sono una realtà storica, gli stessi centri antiviolenza sono composti da associazioni di donne al cui interno il confronto e la discussione sono all’ordine del giorno.
Il maschile è carente in tutto questo, in Italia abbiamo l’importante esperienza dell’Associazione Maschile Plurale, ma è necessario che altre realtà di confronto vadano creandosi tra noi uomini, prima ancora che al femminile lo dobbiamo a noi stessi. Basta farsi carico di costrutti che abbiamo oggi tutti i mezzi per scardinare, seppur non facilmente. Per essere uomini lo siamo e lo saremo sempre, la questione è se vogliamo essere uomini liberi. Con liberi intendo uomini che possono mostrare maggiormente le loro emozioni e fragilità, uomini che possono riuscire a pensare al femminile senza averne timore e senza tentarne una sopraffazione camuffata da affetto.
Certo da solo posso provare a pensare e ri-pensare il mio maschile, ma non è sufficiente, è come avere delle belle ali, ma non saperci volare. Nasce così Diversa-Mente Molteplice, Riflessioni a Passo d’Uomo costituito al momento da una pagina facebook e da due uomini che si sono incontrati con la voglia di mettere in discussione e di parlare del loro maschile. Creare a Firenze un piccolo gruppo di riflessione tra uomini e vedere cosa succede è un bisogno che nasce da una necessità e si trasforma in una idea e per ora è solo questa. Dalla nostra pagina facebook:
“Siamo abituati a vivere in una società dove il maschile è poco abituato a mettersi in discussione, mentre il femminile ha saputo confrontarsi e ripensarsi con molta più convinzione. Perchè? Paura?Indifferenza? Non comprensione? Non abbiamo una risposta, sentiamo viva però l’esigenza di cercarla in un modo che non sia illusorio e autoreferenziale,ma che abbia ripercussioni concrete nella nostra vita di ogni giorno.
Siamo uomini, ma rifiutiamo l’idea che dietro una semplice e singola parola possa racchiudersi la molteplicità del nostro essere maschi.
Sappiamo cosa cominciamo, ma non abbiamo idea di dove arriveremo. Forse rimarremo fermi, forse cambierà qualcosa. Diversa-mente Molteplice- Riflessioni a Passo d’Uomo- è la nostra sfida.
Se ti riconosci in queste prime nostre parole contattaci tramite questa pagina e ti daremo volentieri maggiori informazioni.”
Uomini, a noi la parola!
Mario De Maglie
Psicologo psicoterapeuta
Donne di Fatto - 16 Settembre 2013
Diversa-Mente Molteplice, Riflessioni a Passo d’Uomo
Sono ormai cinque anni che mi occupo, in modo sempre più convinto e partecipato, delle tematiche di genere e del maltrattamento all’interno delle mura familiari. E’ stato un crescendo di consapevolezze inarrestabile ed ancora mi sento solo all’inizio di un percorso che non credo avrà mai un punto di arrivo consolidato, solo alla crescita fisica è possibile dare dei limiti, quella mentale può non conoscerne, è il bello dell’essere umano.
Ho dovuto ridiscutere tutte le mie relazioni, capirne le dinamiche di potere sottostanti cercando in esse ciò che vi era di funzionale e ciò che invece non lo era. A volte sono riuscito a sottrarmi da determinati meccanismi, non di rado ci sto ancora lavorando. Adoperarmi per la rottura degli stereotipi e per l’uscita dalle dinamiche abusanti, non mi sottrae dall’esserne a rischio, mi aiuta però certamente nel loro riconoscimento. Non è cosa da poco, ma non è tutto. Le relazioni sono una vera palestra per i muscoli mentali ed emotivi.
Il mio essere uomo è stato ciò che ho dovuto mettere maggiormente in discussione. Le mie relazioni con le donne, sentimentali o amicali, sono state passate sotto la lente di ingrandimento. Ed anche le relazioni con il mio stesso genere stanno cercando tutt’ora nuovi equilibri. Ho acquisito di avere un potere sociale e personale, in quanto uomo e non donna, che mi sarebbe stato trasparente o che avrei compreso solo di testa, ma non di pancia, se la vita mi avesse portato ad occuparmi di altre tematiche. Lo stesso avere un blog su Il Fatto Quotidiano mi è stato proposto in virtù del mio occuparmi di violenza, in quanto uomo, in un contesto dove sono, di solito, le donne a dover levare la loro voce e richiedere un’attenzione sempre più necessaria. Sono convinto di quel che scrivo e mi piace farlo, anche se in fondo sono solo un accanito lettore prestato alla scrittura, come amo definirmi, ma sono consapevole dell’importanza che anche gli uomini comincino a parlare di violenza e questioni di genere e che questo mi ha creato uno “spazio privilegiato”. Ho fiducia nella mia qualità di persona e non voglio che il genere mi dia vantaggi che non richiedo. Non lo voglio, ma nell’ Italia di oggi può ben accadere e, a volte, ci si muove su una linea di confine nella quale, non sempre, mi trovo a mio agio.
Le questioni di genere continuano ad essere affrontate principalmente da donne, non solo, ma innegabilmente soprattutto da loro. Avverto un forte bisogno di confrontarmi con il maschile, ma intorno vedo molta fatica, se va bene un interesse effimero che sfuma presto.
Quando parlo di confronto tra uomini con uomini, quelle rare volte in cui le reazioni sono spinte da interesse, questo manca di coinvolgimento e mi viene risposto qualcosa del tipo: “Interessante quel che proponi, sarebbe utile, io però ho troppi impegni per parteciparvi”.
I gruppi di discussione femminili sono una realtà storica, gli stessi centri antiviolenza sono composti da associazioni di donne al cui interno il confronto e la discussione sono all’ordine del giorno.
Il maschile è carente in tutto questo, in Italia abbiamo l’importante esperienza dell’Associazione Maschile Plurale, ma è necessario che altre realtà di confronto vadano creandosi tra noi uomini, prima ancora che al femminile lo dobbiamo a noi stessi. Basta farsi carico di costrutti che abbiamo oggi tutti i mezzi per scardinare, seppur non facilmente. Per essere uomini lo siamo e lo saremo sempre, la questione è se vogliamo essere uomini liberi. Con liberi intendo uomini che possono mostrare maggiormente le loro emozioni e fragilità, uomini che possono riuscire a pensare al femminile senza averne timore e senza tentarne una sopraffazione camuffata da affetto.
Certo da solo posso provare a pensare e ri-pensare il mio maschile, ma non è sufficiente, è come avere delle belle ali, ma non saperci volare. Nasce così Diversa-Mente Molteplice, Riflessioni a Passo d’Uomo costituito al momento da una pagina facebook e da due uomini che si sono incontrati con la voglia di mettere in discussione e di parlare del loro maschile. Creare a Firenze un piccolo gruppo di riflessione tra uomini e vedere cosa succede è un bisogno che nasce da una necessità e si trasforma in una idea e per ora è solo questa. Dalla nostra pagina facebook:
“Siamo abituati a vivere in una società dove il maschile è poco abituato a mettersi in discussione, mentre il femminile ha saputo confrontarsi e ripensarsi con molta più convinzione. Perchè? Paura?Indifferenza? Non comprensione? Non abbiamo una risposta, sentiamo viva però l’esigenza di cercarla in un modo che non sia illusorio e autoreferenziale,ma che abbia ripercussioni concrete nella nostra vita di ogni giorno.
Siamo uomini, ma rifiutiamo l’idea che dietro una semplice e singola parola possa racchiudersi la molteplicità del nostro essere maschi.
Sappiamo cosa cominciamo, ma non abbiamo idea di dove arriveremo. Forse rimarremo fermi, forse cambierà qualcosa. Diversa-mente Molteplice- Riflessioni a Passo d’Uomo- è la nostra sfida.
Se ti riconosci in queste prime nostre parole contattaci tramite questa pagina e ti daremo volentieri maggiori informazioni.”
Uomini, a noi la parola!
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".