Il “barometro del governo” segna variabile, ma è in bilico tra il sole e il temporale. Enrico Letta in un’intervista al programma di Rai 1 “Porta a porta“, commenta con un paragone meteorologico la difficile situazione dell’esecutivo delle larghe intese: “Non si possono avere come “unici parafulmini“, commenta, “il Presidente del consiglio e il Presidente della Repubblica mentre tutti se le danno di santa ragione”. Nessuna intenzione di mollare, ma una richiesta di responsabilità da parte dei colleghi. Durante la lunga intervista, il capo del governo affronta anche alcuni nodi del programma politico, dall’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, fino alla gestione dell’Ilva di Taranto.
La stabilità dell’esecutivo
Il governo è “in bilico”, ammette Letta: “Da alcune settimane si è alzato il livello dello scontro politico tra i partiti. Attenzione, non può essere soltanto richiesto a me e Napolitano di tenere in piedi le istituzioni mentre tutti se le danno di santa ragione”. Il futuro del governo non dipende, ha proseguito il premier “da cosa farà Berlusconi ma da molti altri aspetti. Il nostro Paese era in bilico a febbraio, era in bilico a marzo e aprile, e le condizioni che hanno portato a quella situazione di difficoltà non sono venute meno di colpo, ma, anzi, hanno visto un ulteriore aggravarsi dell’instabilità politica. Quando dico non governo a tutti i costi vuol dire non possiamo essere io e il Presidente della Repubblica i parafulmini. C’è bisogno che ci sia da parte di tutti una partecipazione responsabile in una condizione di grande difficoltà complessiva”.
“In questi 4 mesi e mezzo”, conclude Letta, “non ho mai pensato di lasciare perché ho sempre percepito che ci fosse la solidarietà e la fiducia del Parlamento e una forte spinta del Presidente della Repubblica, ma è evidente che la situazione è così complessa e complicata che se verificassi che la mia permanenza peggiorasse la situazione e che consentisse a ognuno di mascherarsi dietro gli alibi e di non affrontare e risolvere i problemi non ci metterei un attimo a tirare le conseguenze. Non penso che siamo in questa situazione”.
Aumento dell’Iva e abbattimento del cuneo fiscale
A proposito della legge di stabilità per il 2014, Letta garantisce che tra le priorità c’è l’intervento per la riduzione delle tasse sul lavoro. Ma alla domanda se questo comporterà l’aumento dell’Iva dal primo gennaio, commenta: “Discuteremo questa cosa, perché è una vicenda molto complicata. Quel che posso dire è che faremo una riforma” sulle aliquote. “Questo lo posso dire. L’aumento “è stato deciso due anni fa e confermato l’anno scorso e i soldi di queste entrate sono stati già spesi”. Il premier ha poi escluso che il blocco dell’aumento dell’Iva e l’abbattimento del cuneo fiscale possano essere alternativi, “stiamo parlando di mele e pere”.
Il finanziamento pubblico ai partiti
Il disegno di legge per l‘abolizione del finanziamento ai partiti resta una priorità per il premier. “Abbiamo voluto rispettare i partiti”, ha dichiarato, “Grillo in testa, e abbiamo dato un tempo congruo di sei mesi per approvare il ddl. Se questo tempo passa senza che nulla avvenga, confermo che il governo farà un decreto. Non averlo fatto prima, è un segno di rispetto per il Parlamento”. Dopo il rinvio in commissione del testo del governo per le tensioni tra Pd e Pdl sulle modifiche da apportare, il dialogo sembra comunque essere ripartito. Nelle prossime ore verranno presentati altri emendamenti al ddl del governo, che andranno esaminati. Ma nessuno è sicuro che il testo possa tornare in Aula martedì 17 settembre, come reclamano M5S e Lega.
La chiusura degli stabilimenti Ilva
Durante l’intervista inoltre, il capo del governo ha garantito l’intervento a tutela dei lavoratori dell’Ilva di Taranto: “Questa è una roba da pazzi, ma qui non è il governo che chiude niente: lo fa un’azienda privata. Sui lavoratori si è prodotto un “danno collaterale: sono messi in mezzo a una condizione dalla quale bisogna uscire. Oggi abbiamo avuto un incontro anche con i vertici Ilva e noi abbiamo detto non usate i lavoratori come rappresaglia nei confronti della magistratura. Non lasceremo i lavoratori per strada“, ha assicurato. La chiusura delle aziende Riva è “una rappresaglia rispetto all’azione della magistratura. E non può essere risolta dicendo: il governo intervenga, perché così si alimenterebbero aspettative senza senso. Faremo tutta la pressione possibile sull’azienda perché riapra. E intanto stiamo verificando sul piano giuridico se il percorso” del commissariamento “seguito a Taranto può essere replicato” negli altri stabilimenti.
Il futuro all’interno del Partito democratico
Matteo Renzi l’ha definito un capo del governo attaccato alla “seggiola”, ma Letta smentisce di averla presa male. “L’idea”, dice,”che la politica offra invece di risposte, cavallerie rusticane, grandi show che devono sempre finire in contrapposizione, penso sia sbagliata. Mi è stato chiesto di svolgere un compito, la cosa peggiore che possa fare è perdere tempo a ragionare sul mio futuro personale, su duelli politici o su congressi di partito”.