Lotta all’abusivismo e alla microcriminalità. E’ il nuovo corso del Campidoglio, come non essere d’accordo con la nuova amministrazione comunale che cerca di restituire a Roma la “grande bellezza” cacciando accattoni e bancarelle ambulanti, il suk di marocchini che si muovono all’ombra del Pantheon in una stesa di jeans e borsette che la camorra produce a getto continuo? Ok d’accordo, le false griffe non ci piacciono, la camorra ancor meno, ma i controlli si vanno estendendo anche ai mercatini dell’usato e questo introduce un rischio che vogliamo segnalare al sindaco chirurgo Ignazio Marino. Il rischio è confondere, nell’entusiasmo delle prime ore, l’aspirazione alla legalità con una normalizzazione asettica, da sala chirurgica, che usa la norma come un bisturi. La miseria in cui si dibatte terzo della popolazione, parliamo di 3 milioni di abitanti, che sopravvive grazie a elemosine e piccoli commerci, che si arrabatta nelle moltitudini di mercatini, non è così facile da eliminare. Marino è cresciuto a Genova, emigrato a Filadelfia, è tornato a Palermo per fondare un Centro per i trapianti unico in Europa e forse non sa che Roma è grande anche nella sua immensa capacità di arrangiarsi.

Non è un caso che gli zingari siano state le prime vittime di questa furia iconoclasta. Gli zingari sono sporchi, portano a vendere la merce che rubano nelle case, i commercianti della zona protestano. Non si alimenta così anche un po’ di razzismo? In realtà la maggior parte della merce stesa a terra su cartoni e vecchie coperte fuoriesce dai bustoni gialli della Croce Rossa, ho controllato di persona. Che se ne farebbero in Africa dei maglioni di lana, delle pellicce d’epoca, dei vecchi cappotti di Battistoni? I poveri sono da noi e questa è roba che arriva dalle parrocchie, dai cassonetti, soprattutto dalle “case dei morti” che eredi ansiosi di venderle buttano o regalano restituendo al mercato dell’usato immense ricchezze che andrebbero comunque perdute. Parliamo di un’economia sommersa, è vero, ma che dà da mangiare a un sacco di povera gente e rende felice chi le cose belle del vecchio Novecento sa ancora apprezzarle. Sono anni che gli zingari si radunano sotto il ponte, tra il fiume e un dedalo di stradine e prati deserti, dove vendono le loro paccottiglie senza dare fastidio a nessuno, senza creare ingorghi, senza generare violenza.

I romani conoscono le Vasche Navali, chiunque può andarci, tirare l’alba, prendersi l’ultimo caffè della notte o la prima ciambella del giorno, frugando tra mucchi di stracci da dove ogni tanto miracolosamente emerge un golfino di cachemire, una borsetta di Gucci, vecchie valige di cartone o caffettiere di alluminio, coperte di pizzo bianco e lenzuola di lino ricamate, tazzine di porcellane. Ci vanno casalinghe e ragazzi, i vecchi marpioni di Porta Portese che vengono a fare rifornimento per il mercato della domenica, gli antiquari di via dei Coronari a caccia del “pezzo” importante. A tirare le fila di questo traffico notturno, garantire posteggiatori e anche uno dei più efficienti servizi di vigilanza cui abbia mai assistito è tal Zorro, anche lui di etnia Rom al quale in effetti gli ambulanti pagano un tributo. E’ illegale? Nessuno di sicuro lo ha autorizzato né lui paga al Comune l’affitto dell’area, ma certamente supplisce a un’assenza di servizio di sicurezza che dovrebbe invece garantire il Comune.

Invece Zorro è stato denunciato per estorsione. Da chi? Incredibile, proprio da quella polizia municipale che in fatto di estorsioni se ne intende. Dall’altra parte del fiume c’è il Circolo sportivo, presidente l’ex comandante dei vigili Angelo Giuliani, alimentato da “sponsorizzazioni” dei commercianti, leggi pure mazzette, o almeno è quanto la procura sospetta. Così va il mondo. C’è merce rubata in questo “mercato abusivo”? Può darsi, ogni tanto qualcuno offre un Hi-Pad, ma succede anche a Porta Portese, alla stazione Termini quando scendi dal treno, davanti ai centri commerciali, e pure ai giardinetti. Chiudiamo tutti i luoghi pubblici? I reduci del venerdì notte, all’alba di sabato, si sono imbattuti in file chilometriche per l’intervento della Polizia municipale che ha bloccato ponte Marconi per ore, intenta a dare la caccia a decine di zingarelli, per lo più donne con bambini e ad acquirenti, pure loro abusivi, che i soldi per comprare un golf di cachemire nuovo non ce li hanno. Gli zingari gridavano: “Se non vendiamo come compriamo il latte per i bambini, volete che andiamo a rubare”. Il rischio c’è. Non sarebbe meglio legalizzare i “mercati abusivi” invece di chiuderli? Esercitare controlli, impedire che siano venduti alimentari scaduti, mandare i vigili e ogni tanto la Finanza come si fa ovunque? Così rischiamo Roma “città chiusa”, dopo i negozi pure i mercatini.

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In risposta alle molte domande al mio post, preciso di fumare soltanto Pall mall, di essere stata spesso borseggiata e scippata, l’ultima volta sotto il portone di casa. Ma ho fatto analoghe esperienze in varie città d’Italia e perfino a Parigi e New York. Finora non sono mai stata derubata da zingari, ma mai dire mai. Abito a Trastevere, a poche decine di metri da Porta Portese che come tutti gli abitanti del quartiere abitualmente frequento, ho visitato più volte il primordiale mercatino abusivo che si estende, anzi si estendeva, sotto Ponte Marconi a non più di cinque minuti di auto da casa mia. Ma i mercatini li conosco più o meno tutti: da piazza Verdi alle Valli e anche il più recente in via dei Serpenti. Sono una giornalista considerate il mio intervento il frutto di un lungo reportage:
 
  • per la vendita di abiti e oggetti usati la legge non prevede alcun rilascio di scontrino, il venditore ovunque paga lo spazio usato messo a disposizione dal Comune o da privati, ovunque esistono organizzatori che gestiscono tali spazi e che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) rilasciare una ricevuta Iva che consenta di stabilire i loro introiti a fini fiscali. A Roma l’affitto di una stand oscilla tra gli 80 e i 150 euro al giorno. A Porta Portese la cifra è di poco inferiore, ma poiché si tratta di un mercato comunale con quale regolarità avvenga il pagamento non so dire. Anche lì gli abusivi sono numerosi, ogni tanto vengono multati e diffidati, la domenica successiva sono ancora là ;
  • il primordiale mercatino, oggi al centro dell’attenzione, gestito dal famigerato Zorro e frequentato in prevalenza da zingari produce un’enorme mole di merce a bassissimo costo che alimenta molte rivendite dell’usato, mercati e negozi, attorno al quale ruota un indotto se volete di economia “stracciona” ma che, come sappiamo, dà da mangiare a un sacco di gente, dunque soprattutto in questo periodo funge da ammortizzatore sociale. Quanto possa dare fastidio ai negozianti non saprei, è sempre stato un mercato parallelo, da “amatori”. Se i negozi sono vuoti e costretti a chiudere è perché i prezzi sono alti e la gente non ha soldi. I prezzi sono alti anche perché si pagano troppe tasse. In Irlanda, per citare un paese dove molti di voi vorrebbero vivere, se ne pagano molte meno, tanto che la procura di Roma sta indagando su tutta una serie di società importanti, a partire da Bulgari, che hanno trasferito fittiziamente lì la loro sede legale per evadere il fisco. Niente panico, a tenere aperti i negozi vuoti provvede la criminalità organizzata che per favorire il riciclaggio sta investendo nel centro storico;
  • al sindaco Marino, che stimo e che ho votato, ho rivolto un appello perché al di là di qualche operazione pubblicitaria abbia presente la complessità del fenomeno. Non credo che quanti vivono di questo domani possano svolgere un altro lavoro e la tanto paventata criminalità invece di diminuire dilagherebbe. Il mercatino abusivo di Ponte Marconi è nato dalla cacciata degli zingari da Porta Portese voluta da Veltroni e dall’iniziativa del suddetto Zorro di mettere a disposizione l’area dove vive con il suo clan che, improvvisandosi imprenditore, ha attrezzato (leggo sui giornali) anche delimitando con strisce i posti per i venditori abituali, organizzando una sorta di servizio d’ordine posteggiatori inclusi. Un “servizio” che fa pagare 20 euro a testa e che gli zingari da me interpellati pagavano volentieri perché erroneamente ritenevano in tal modo di aver finalmente diritto a un loro spazio.
  • Se Zorro ha potuto fare questo senza pagare l’affitto dell’area al Comune e una lira di tasse va chiesto ad Alemanno, che è stato sindaco in questi anni e si è ben guardato dal ficcare il naso in questa storia, forse perché aveva molti altri guai anche con gli “amici” della Polizia Municipale. In tutti questi anni non si è affacciato un vigile alle Vasche navali e questo sinceramente mi insospettisce. Sembra che anche sabato scorso, prima dello sgombero, uno di questi abbia intascato una mazzetta (leggo su Il messaggero) e sia stato stavolta denunciato dai colleghi. Le altre volte?
  • La sporcizia. Difficile capire come mai l’Ama alla fine del mercato non sia mai passata a pulire, come si fa dopo ogni mercato o manifestazione pubblica. A Porta Portese i camion della mondezza e i motomezzi dotati di idranti arrivano alle 15 e se ne vanno alle 19. Diciamo la verità a far finta che il mercatino di Ponte Marconi non esisteva ci hanno guadagnato in tanti. Quanto alle biciclette e ai telefonini rubati, come le sigarette di contrabbando, se le volanti della polizia fossero passate più spesso sarebbero scomparse d’incanto. Ma il 90 per cento della merce non è frutto di refurtiva, proviene da donazioni della Caritas e della Croce rossa. Per chi non è di Roma preciso e concludo che quando si parla di “cassonetti” non si intendono oggetti estratti dalla mondezza, ma sacchi lasciati da privati che gli zingari passano a recuperare secondo un’antica tradizione.   
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