Alessandro Cannavacciuolo, attivista ambientalista di Acerra, continua a ricevere minacce per le sue battaglie contro le ecomafie e le discariche abusive che avvelenano la sua terra e chi la abita.
Nei mesi scorsi la serranda del bar di proprietà di Alessandro è stata imbrattata di vernice rossa e minacce di morte. La scorsa settimana, la sua utilitaria è stata manomessa: capelli sintetici di donna sono stati inseriti nel tubo di scarico. Oltre 32.000 persone hanno aderito alla petizione per chiedere che venga assegnata una scorta per proteggere Alessandro, ma la risposta del Ministero degli Interni è il silenzio.
Nipote di un pastore che aveva denunciato fino alla morte, avvenuta per avvelenamento da diossina, la distruzione del territorio di Acerra da parte degli speculatori collusi con la politica, anche Cannavacciuolo ha denunciato più volte imprenditori locali per inquinamento ambientale con materiali tossici-nocivi. “Se in passato le minacce si traducevano in azioni ‘indirette’ dei criminali come l’orrenda mutilazione di capi di agnelli del mio gregge, poi sotterrati ancora vivi – racconta Cannavacciuolo – ultimamente si è passati a minacce dirette”.
C’è un chiaro anello che collega ambiente a salute. Acerra è vertice del “triangolo della morte”, che poco più di due settimane fa ha visto l’ennesima morte per tumore, quella di Tania, una bambina di sei anni.
La Campania ha un tasso al di sopra della media nazionale per patologie oncologiche, eppure la risposta è sempre il silenzio, anche all’appello diretto al ministro Lorenzin da parte di Gianuario Cioffi, uno studente di medicina di 21 anni con 10 casi di tumore in famiglia, di cui due letali.
Sono quasi 30.000 le persone che hanno aderito alla petizione di Gianuario, che chiede di istituire nuovamente il Registro Tumori in Campania.
“Gentile ministro Lorenzin, sono un semplice cittadino di 21 anni – così inizia la lettera aperta di Cioffi – Come molti miei coetanei in tutta Italia, studio, faccio attività fisica, ho degli interessi culturali, degli amici, dei genitori che pagano le tasse. Ma nonostante ciò, non sono esattamente come loro, ed il motivo è molto semplice: io vivo a San Felice a Cancello. So che Lei ha dichiarato da poco di voler affrontare la problematica iniziando a studiarne l’epidemiologia. Ebbene: ci dovrebbe essere già uno strumento per questo, se non fosse che la Consulta ha dichiarato illegittimo il provvedimento con cui la Regione Campania istituiva il registro tumori regionale perché non rientrava nei piani di rientro del deficit sanitario”.
Due rapporti ufficiali commissionati dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile, hanno evidenziato chiaramente come non solo il tasso di tumori, soprattutto nel territorio compreso tra la Provincia di Napoli e quello di Caserta, sia più elevato della media nazionale, ma soprattutto quanto sia pesante, ai fini di ricerca sui dati epidemiologici, l’assenza di un organo come il Registro tumori, indicato in entrambi i rapporti come strumento di elezione.
Il rapporto del Ministero della Salute del 19 dicembre 2012, in particolare, mostra come l’assenza di un Registro renda molto difficoltoso seguire l’epidemiologia di tumori specifici, in particolare in merito alle cause ambientali e dovute all’ inquinamento.
Informazioni preziose circa l’inquinamento in questi territori le ha fornite anche il boss pentito Carmine Schiavone, l’ex cassiere dei Casalesi che ha raccontato il sistema dello smaltimento illecito dei veleni in Campania. Le dichiarazioni messe a verbale in commissione parlamentare già negli anni Novanta, non solo non hanno fatto partire interventi sui territori colpiti, ma sono ancora secretate. Sono accuse di disastro ambientale dirette allo Stato e riguardano anche le mancate bonifiche dei siti inquinati.
Una petizione chiede che venga rimosso il Segreto di Stato dai verbali delle audizioni di Schiavone per le dichiarazioni da lui rese nel 1997 dinanzi alla Commissione Bicamerale sul Ciclo dei Rifiuti presieduta dall’on. Massimo Scalia.
“Ravvisiamo l’indifferibile necessità di conoscere dettagliatamente i luoghi nei quali avvennero gli intombamenti dei rifiuti tossici industriali, ospedalieri, nucleari – afferma Carmine Capolupo, promotore della petizione – Questo perché abbiamo la certezza, dopo i ritrovamenti a Caivano da parte del Corpo Forestale dello Stato, che l’abnorme e anomalo aumento di casi di malattie tumorali, determinanti i numerosi decessi nella cosiddetta terra dei fuochi, tra le province di Napoli e Caserta, siano strettamente connessi agli effetti di questi rifiuti che hanno, attraverso la contaminazione dei terreni e delle falde acquifere, inquinato la catena alimentare. La rimozione del Segreto di Stato consentirebbe l’acquisizione delle dovute informazioni da parte di cittadini e l’avvio del necessario ed urgentissimo processo di bonifica dei luoghi inquinati”.
La richiesta di bonificare il territorio nel quale “si assiste ad un vero e proprio biocidio” viene anche dall’appello #salviamolacampania di Salvatore D’Errico, e propone una soluzione sulla scia di quello che aveva fatto mesi fa Emanuele Abbate, un insegnante delle scuole superiori. Quest’ultimo aveva chiesto di destinare i terreni ubicati sulle falde acquifere compromesse da discariche legali e di sversamenti abusivi, alle sole colture non alimentari.