Ad una settimana dall’avvio presso la Corte Penale dell’Aja, dello storico processo ai vertici politici kenioti, il primo ad un capo di governo in carica ed al suo vice, viene a galla la spinosa questione dei testimoni. Già perchè la rinuncia di ben sei testimoni chiave, tre ad appena una settimana dall’avvio del procedimento, rischia di mandare all’aria il delicatissimo lavoro di ricostruzione dei drammatici eventi seguiti alle elezioni del 2007.
Secondo indiscrezioni del noto sito di informazione keniota Daily Nation “I tre erano a conoscenza dei dettagli del violento attacco alla Chiesa di Kimbaa, un sanguinoso fatto avvenuto l’1 Gennaio 2008, quando persero la vita 35 persone”. Sempre secondo la fonte, il drammatico evento che aveva avuto molto risalto sulla stampa internazionale, riporta alla memoria i roghi di luoghi religiosi cristiani del Ruanda. E avrebbe consentito all’accusa, di aprire il procedimento, toccando il tasto dell’emozione. Ma senza i tre testimoni -3 “pentiti” coinvolti nell’attacco- ricollegare quell’evento al disegno criminale del vicepremier Ruto (se un disegno criminale c’è stato davvero), diventa un’impresa ardua.
La difesa, prudentemente, esulta ed il pubblico ministero Bensouda non ha mancato di sottolineare, durante la prima udienza della scorsa settimana come “molti testimoni hanno rinunciato, altri hanno rilasciato dichiarazioni spontanee ma hanno chiesto non venissero messe agli atti, deununciando intimidazioni e minacce. Inoltre, non sono mancati i tentativi di comprare il silenzio.”
Una defezione di testimoni, secondo la Bensouda, senza precedenti nella storia della Corte.
Accuse pesantissime all’indirizzo dei prestigiosi imputati ma parte di un disegno dai contorni chiari già da qualche tempo. Era infatti Febbraio, poco prima delle elezioni che hanno visto trionfare il tandem Kenyatta-Ruto che la Bbc raccontava dei “desaparecidos” di quei mesi di follia: uomini coinvolti con gli scontri tra bande di allora, quindi “scomparsi” nel nulla. Diverse dozzine, secondo la tv di stato inglese, tutti uomini, spariti senza lasciare tracce. Eliminati per evitare scegliessero la strada del “pentitismo”?
L’ipotesi è concreta ed è supportata dal precedente del “Testimone numero 4”, probabilmente “il” testimone chiave dell’intero procedimento
L’uomo, infatti, avrebbe partecipato alla riunione con Uhuru Kenyatta nella quale il presidente (attualmente) in carica, allora capo dell’opposizione ed un alto funzionario del governo a lui prossimo, Francis Muthaura, in concorso con altri esponenti politici e militari, avrebbero organizzato i disordini. Ma “testimone numero 4” ha poi ritrattato, sostenendo di aver mentito dietro il pagamento di una somma di denaro ed è stato quindi cancellato dalla lista. In conseguenza di questo fatto, l’accusa aveva archiviato il procedimento contro Muthaura. E se ora anche altri testimoni si volatilizzassero come il misterioso “numero 4” ed i 5 che hanno scelto di rinunciare?
Certamente il rischio di un crollo dell’impianto accusatorio è concreto: come dimostrare che i leader politici di oggi, fossero allora nella “cabina di regia”, senza testimonianze dirette? Come smontare le parole della difesa che vorrebbero la violenza di quei giorni come un atto irrazionale, fomentato certamente dalle tensioni inter-etniche ma estraneo all’arena politica ufficiale?