L'ufficio studi degli artigiani evidenzia un'impennata del settore della solidarietà, che aumenta il proprio personale del 28% e impegna 5 milioni di volontari. Negli ultimi cinque anni, i collaboratori domestici sono incrementati del 54%, arrivando a 900mila unità
Per fare fronte al disagio causato dalla crisi, sempre più italiani si rimboccano le maniche e si danno all’associazionismo no profit. Nel giro di dieci anni, dal 2001 al 2011, il numero delle organizzazioni è cresciuto del 28%, superando quota 300mila. Il settore dà lavoro a 680mila persone in Italia, ma il dato più sorprendente è quello dei quasi 5 milioni di volontari (per la precisione 4 milioni e 760mila), pari all’8% della popolazione. Lo rivela un rapporto di Confartigianato, che si sofferma anche sul boom di badanti e collaboratori domestici. Nel 2011, il loro numero sfiorava quota 900mila e registrava un’impennata negli ultimi 5 anni, in cui sono aumentati del 54%, in crescita di 26mila unità.
Dalla rilevazione arriva anche la conferma del quadro drammatico del fronte lavoro: più di 3 milioni di italiani disoccupati, ai quali si aggiungono 1.703.500 inattivi “scoraggiati” (che non cercano lavoro perché pensano di non trovarlo) e 318mila cassintegrati, per un totale di oltre 5 milioni di persone (pari al 10% della popolazione) in gravi difficoltà. La crisi ha peggiorato anche le condizioni di vita degli over 65, vale a dire più di 12 milioni di italiani, pari al 20,8% della popolazione, percentuale destinata a toccare il 33,1% nel 2050.
Altro dato rilevante all’interno del rapporto, quello relativo al mondo dell‘impresa italiana. Gli imprenditori della Penisola si distinguono per essere i più numerosi tra i Paesi Ue: sono più di 5 milioni e mezzo, pari al 9,3% della popolazione. Nonostante la difficile congiuntura economica, la relazione registra un aumento dei posti di lavoro creati all’interno delle imprese italiane, a discapito del settore primario e dei dipendenti pubblici. Tuttavia, il periodo cui i dati si riferiscono, dal 1997 al 2012, è in buona parte antecedente allo scoppio della crisi.
In questo intervallo di tempo, le imprese dell’economia reale (manifatturiero, costruzioni e servizi non finanziari) hanno creato 1.614.300 nuovi occupati; nello stesso periodo l’agricoltura ha perso 430mila occupati, la Pubblica amministrazione è calata di 147.500 addetti e il settore finanza e assicurazioni ha incrementato gli occupati di sole 49.300 unità. “Si conferma l’assoluta prevalenza dell’economia reale sull’economia finanziaria nella creazione di posti di lavoro: la crescita dell’occupazione nell’economia reale è 33 volte quella dell’economia finanziaria” evidenzia il rapporto di Confartigianato.