C’è voglia di elezione diretta del presidente della Commissione europea. Ma c’è pure l’impressione che la voce della gente non sia ascoltata a Bruxelles e nei palazzi dell’Unione. I cittadini europei intervenuti, ieri, a Trieste, a un dialogo con le istituzioni comunitarie, provenienti da Italia, Slovenia, Croazia, Austria, non sono euro-scettici, anzi tendono a essere euro-entusiasti, ma non sono per nulla contenti dell’Ue, delle sue strutture, delle sue politiche.
Mentre a Roma Olli Rehn catechizza il Parlamento italiano, loro le cantano chiare, senza acrimonia, ma con delusione, alla vice-presidente della Commissione europea Viviane Reding e al ministro per gli Affari europei Enzo Moavero.
L’elezione diretta del presidente dell’Esecutivo comunitario appare un antidoto alla lontananza delle Istituzioni. L’idea non spiace affatto alla Reding, che s’immagina magari candidata. Ma verrà buona forse al prossimo giro. Questa volta, se va bene, i partiti politici europei esprimeranno un proprio candidato, in vista del voto di maggio.
Nell’anno della cittadinanza europea, il dialogo di Trieste è l’ultimo di una serie che, in Italia, ha toccato Napoli, Torino, Pisa, Roma, Ventotene, Milano: commissari volta a volta diversi, temi che spaziavano dall’occupazione alla reindustrializzazione, dall’ambiente al clima, dalle prospettive delle elezioni europee del maggio 2014 a quelle di rinnovamento dei Trattati e delle Istituzioni.
Trieste è la sintesi: 500 partecipanti, molti giovani, grandi temi, questioni locali, la certezza che l’Unione fa la forza nell’era della globalizzazione, una disponibilità alla solidarietà che trabocca. La Reding raccoglie l’assist: “La solidarietà è un valore dell’Ue non negoziabile”. Moavero ammette: “E’ normale che le attese sia andate deluse: una Unione sentita come essenzialmente economica avrebbe dovuto rispondere meglio alla crisi economica”. C’è richiesta d’informazione europea e anche d’educazione (civica) europea.
Le domande insistono sulle risorse, che sono poche: il bilancio dell’Unione è l’1% del Pil dell’Ue; quello federale degli Stati Uniti il 25%. Però l’Italia deve migliorare la capacità d’utilizzarle, ammette Moavero, con il 40% appena dei fondi per la coesione spesi allo scadere del programma settennale. E sulla mancanza di trasparenza delle Istituzioni comunitarie: la Bce non è democratica, denuncia uno; l’indipendenza delle banche centrali, come della magistratura, è un pilastro delle nostre democrazie, ribatte la Reding. E sulle politiche, che non sono adeguate. Resta una speranza e un dubbio: l’elezione diretta del presidente della Commissione europea cambierebbe davvero qualcosa?, o ci vuole altro?