La dolcezza, il residuo zuccherino, la concentrazione zuccherina nel mosto sono i parametri che da tempo caratterizzano la viticoltura del Nord Europa, e specie quella tedesca, nazione fino a ieri era considerata la frontiera (50° di latitudine nord) del vino di qualità: grazie al Riesling, uno dei più longevi e versatili vini al mondo, come uno dei più costosi e al contempo più economici, ma anche il vino più dolce e meno sdolcinato sul mercato. Difatti, in queste regioni dal clima pressoché continentale, la dolcezza dei vini è spesso stata sinonimo di maturazione dei chicchi raggiunta, soprattutto nelle regioni solcate dal fiume Reno e dai suoi affluenti, ognuna col suo particolare microclima. In cui eccelle uno dei primi vitigni a fiorire e degli ultimi ad essere vendemmiati, il Riesling appunto.

Fino a quindici anni fa si è sempre stati molto scettici a parlare di grandi Riesling tedeschi secchi, ossia con un residuo zuccherino che per legge può arrivare fino a 9 g/l: un livello inammissibile in altre aree vinicole, prive di quell’acidità vivida ma matura che caratterizza ed equilibra alcuni dei migliori vini bianchi al mondo. E non meno costosi, dato che a cavallo fra il XIX e XX secolo alcuni Riesling tedeschi si trovavano sulle tavole più ricche o nobili d’Europa, e avevano 2-3 volte il prezzo dei migliori Bordeaux: ma erano vini dolci, selezioni spietate dei chicchi disidratati dalla muffa nobile da ottobre a gennaio. Come del resto accade oggi: i vini più costosi non sono trocken ma edelsüss, vini di altissima qualità e pochissima quantità, annoverati fra i Prädikatsweine. Così alle aste annuali si raggiungono anche quotazioni di 2-3 mila euro per una bottiglia 0,50 lt di Trockenbeerenauslese o Eiswein.

Eppure da qualche anno, anche a causa del cambiamento climatico, i più grandi vini della Germania sono anche secchi e si possono ormai considerare fra i più grandi vini bianchi al mondo. Pur senza averne il prezzo. Dato che una grande bottiglia di Grosses Gewächs si trova intorno ai 30 euro di cantina. Molti vini poi sono importati in Italia.

Come ogni anno, siamo stati all’anteprima dei migliori vini secchi della Germania, annata 2012, organizzata dal VDP : associazione centenaria unica al mondo, giacché riunisce i migliori produttori vinicoli della nazione (tranne uno, che è stato però fra i fondatori).

L’annata 2012 nella regione Rheingau, dalle parole di Christian Witte dell’azienda Schloss Johannisberg, è stata “un’annata difficile all’inizio, con qualche muffa e ansia da gestire, ma poi c’è stata una primavera perfetta asciutta e soleggiata, a cui però è succeduto un inizio estate piovoso e fresco come nel 2011. Fortunatamente l’agosto è stato eccezionale, secco e molto caldo. Anche il mese di settembre, per quanto più variabile, è stato essenzialmente assolato e asciutto. Siamo dunque arrivati a un ottobre fresco e ventoso, nella prima parte, e poi caldo e soleggiato nella seconda parte. I migliori Riesling, nella mia regione (Rheingau), sono stati vendemmiati fra la fine di ottobre e primi dici giorni di novembre. I chicchi erano sanissimi, non c’è stata quasi nemmeno la Botrytis, e dunque si è potuto aspettare: ottenendo vini che risultano più fini e meno caldi al palato di quelli raccolti prima, dato che la differenza anche in contenuto zuccherino è stata davvero minima, pur tenendo i grappoli 2-3 settimane in più sulla pianta. Così non c’è stato nemmeno bisogno di diraspare dopo. La resa è stata buona. Si sono fatti comunque pochissimi vini dolci, quasi nessuna BA o TBA”.

Lo stesso è accaduto anche in Mosella, regione in cui c’è la maggiore percentuale di produzione di vini dolci, per quanto ci siano differenze col Rheingau nell’andamento climatico. Gli assaggi dell’annata 2012 hanno confermato che si tratta di una grande annata per i vini secchi: già espressiva e nondimeno longeva, con una qualità media più alta e meno variabile della 2011, e una maggiore facilità di beva. I migliori Riesling secchi in assaggio all’anteprima sono stati, in ordine non causale:

Regione Mosella

I vini di Heymann-Löwenstein, specie Uhlen Laubach e Röttgen: di grande personalità, come ogni anno, ma senza le ingenuità come alcol o amarezze fastidiose. Il primo è più fine e riuscito, traduce appieno sia la provenienza sia la mano del produttore (lunghe fermentazioni spontanee di mesi in grandi botti di legno). Sarà meno longevo del secondo, che è giovane ma meno ritroso del solito, e di persistenza straordinaria, per quanto abbia un finale asciutto che confina con l’amaro: adatto a una pietanza complessa, primo o secondo piatto che sia.

Juffer-Sonnenuhr di Fritz Haag: paradigmatico nella sua precisione e trasparenza. Fatto in acciaio e con lieviti aggiunti.

Karthäuserhofberg di Karthäuserhof: più ampio e intenso del solito, con tutto il carattere erbaceo e la freschezza della Ruwer (affluente della Mosella).

Laurentiuslay di St. Urbans-Hof: lungo e già godibile, col carattere “riduttivo” della fermentazione “fresca” in acciaio che piace al produttore.

Sonnenuhr “Alte Reben” diS. A. Prüm: anno dopo anno, dacché la figlia di Raimund è in cantina, si è assistito a un miglioramento dei vini dell’azienda che quest’anno sono finalmente riusciti. Espressivo e tipico (sit venia verbo).

Marienburg di Clemens Busch: meglio degli altre tre cru specifici (Marienburg “Rothenpfad”, Marienburg “Fahrlay” e Marienburg “Falkenlay”), è intenso e ricco come in altre annate, secondo lo stilema del produttore dalle lunghe fermentazioni e soste sui lieviti, ma più fine e meno alcolico, e soprattutto meno asciutto nel finale.

I vini di Ernie Loosen, azienda Dr. Loosen, stanno ritrovano la forma dopo anni di stanchezza: soprattutto Prälat, Himmelreich e Würzgarten. Ognuno davvero riconoscibile.

Saarfeilser di Peter Lauer: produttore emergente e talentuoso della Saar (altro affluente della Mosella) i cui vini (specie halbtrocken e restsüss) sono ormai fra i migliori della regione. Può migliorare nel fare i vini secchi.

Regione Mittelrhein

Engelstein di Matthias Müller: anche in questo breve tratto sinuoso di Reno, dove fino a qualche anno fa si producevano quasi soltanto basi per la grossa industria spumantistica tedesca, si cominciano a fare ottimi vini secchi. Grazie al cambiamento climatico ma anche a produttori come questo, fra i migliori tre della regione. 

Regione Rheingau

Lenchen di August Eser: vino succoso, fresco-sapido e intenso, che ha raggiunto la sua migliore espressione in questa annata. Dal colore verdolino trasparente che non preannuncia affatto la potenza del vino: come solo il Riesling sa fare.

Schloss Johannisberger “Silberlack” di Domäne Schloss Johannisberg: come ogni anno fra i migliori (fra i più costosi) della regione. Davvero buono, anche se meno ritroso degli altri, comunque ancora da aspettare a bere…

Berg Schlossberg di August Kesseler: pallido al colore e al naso timido, alla bocca però è grintoso e complesso, con acidità viva forse non perfettamente integrata nel finale.

Berg Rottland di Künstler: un gradito ritorno, dopo anni di incertezze e imprecisioni stilistiche, per questo Rottland vinificato in legno grande. Certamente più riuscito dei Riesling Kirchenstück e Riesling Hölle. 

Regione Nahe

Vini di Dönnhoff: il Riesling Hermannshöhle è ancora una volta il migliore Riesling secco della Nahe, della Germania e chissà…complesso, profondo, fine e fresco. Molto buono anche il Dellchen.

Vini di Schäfer-Fröhlich: l’apoteosi dello stile “spontig”, con fermentazione spontanea in acciaio, che al naso è meno percettibile (e discutibile) del solito in questa annata. Garantisce potenza e pienezza senza decadere di freschezza. Vini possenti complessi e freschi. Riesling Halenberg su tutti, poi Frühlingsplätzchen, Felseneck, Kupfergrube e Stromberg.

Vini di Schlossgut Diel: Goldloch e Pittermännchen sono ormai una certezza costante. Il primo più complesso e meno flessuoso del secondo, ma più longevo.

Vini di Kruger-Rumpf: Pittersberg e Dautenpflänzer. Di grande nitore e limpidezza. Il primo più lungo salato e rotondo del secondo.

Kupfergrube di Gut Hermannsberg: forse il miglior vino della nuova e travagliata gestione.

Regione Rheinessen

Hubacker di Keller: noto produttore di Riesling secchi, celebrato in tutto il mondo. In assaggio solo questo vino, di solito fra i tre migliori Riesling secchi dell’azienda, ha personalità e persistenza senza raggiungere però l’eccellenza dei vini della Nahe. Quasi che l’annata, nelle dolci colline di questa parte del Rheinessen sia stata più difficile…

Morstein di Wittmann: produttore e vino sono celebri, ma meno riusciti che in altre annate. L’acidità non è perfettamente integrata nel corpo del Riesling.

Regione Pfalz

Kastanienbusch di Rebholz: da un produttore eccellente (peraltro “Rebholz” significa “legno di vite”) un vino eccellente: fresco ma vigoroso. Di grande finezza precisione e persistenza. Indiscutibilmente fra i migliori come in ogni annata. Buono anche il Riesling “Ganz Horn” Im Sonnenschein.

Jesuitengarten di Acham-Magin: produttore che anno dopo anno si va affermando fra i migliori della regione. Da un cru secolare di soli 6 ettari in cui possiede una decina di filari. Un Riesling davvero riconoscibile e riuscito. Possente e serbevole.

Kirschgarten di Philipp Kuhn: vino succoso e caratteristico, di sapidità e freschezza. Gli altri due Riesling dell’azienda in assaggio, Steinbuckel e Burgweg, non sono al medesimo livello.

Vini di Dr. Bürklin-Wolf: Gaisböhl è insolitamente il Riesling più riuscito dell’azienda in quest’annata. Profumato ed espressivo anche se non equilibratissimo. Non raggiunge la vetta dei migliori però. Buono anche il Riesling Jesuitengarten e il Riesling Hohenmorgen. Un poco meno riusciti Kirchenstück e Kalkofen e Ungeheuer. Scentrato il Pechstein.

Mandelgarten di A. Christmann: un buon Riesling, un filo più fine e compiuto dell’Idig, che presenta alcol e amarezza non ottimamente gestiti. 

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