Il vicepresidente della Commissione Ue: "Se il Paese non onorerà gli impegni con un nuovo sforamento si dovrà riaprire la procedura disavanzo eccessivo". Gasparri: “Prenda l’aereo e torni a casa e paghi tutte le tasse che vuole"
“Il motore della crescita dell’Italia non può andare a basso regime: ha bisogno di un urgente revisione, non può perderete tempo ai pit-stop”. Lo ha detto il vicepresidente della commissione Ue, Olli Rehn, in audizione nella commissione Bilancio della Camera. “La Ferrari, come l’Italia, incarna una grande tradizione di stile e capacità anche tecnica, ma per poter vincere bisogna avere un motore competitivo, bisogna essere pronti a cambiare, adeguarsi”, ha aggiunto rincarando la dose. Solo attenuata dalle congratulazioni per “gli sforzi intrapresi e la riuscita del salvataggio della Costa Concordia”.
“Dichiarare che la crisi è finita sarebbe prematuro”, ha poi detto sottolineando che “l’incertezza politica frena gli investimenti nel Paese”. Non solo. “La decisione di abolire l’Imu sulla prima casa “ha suscitato e suscita preoccupazione per lo spostamento del carico fiscale” e per quanto riguarda la service tax “sarà nostro dovere verificare” il nuovo tributo. “L’Imu va nella direzione opposta rispetto alle raccomandazioni del Consiglio Ue. La service tax invece se configurata bene potrebbe essere coerente con le nostre indicazioni, ma dipende dalla configurazione”, è stata la conclusione.
“Spero che l’Italia guidi con due mani sul volante e resti in pista. La situazione della pista migliora e durante l’estate si sono visti segnali incoraggianti”, ha sintentizzato riprendendo la metafora iniziale e augurandosi che “Raikkonen sia fonte di ispirazione per l’Italia”, riferendosi al ritorno del suo connazionale Kimi Raikkonen alla Ferrari. Salvo poi ricordare che “i dati sul Pil del Paese sono deludenti. L’Italia onori gli impegni assunti in Europa: la stabilità di bilancio è fondamentale per consentire al Paese una riduzione costante del debito pubblico e intraprendere un percorso di crescita sostenibile”.
Anche perché se è vero che “la procedura di deficit eccessivo per l’Italia è chiusa”, è altrettanto vero che se il Paese non onorerà gli impegni con un nuovo sforamento “si dovrà riaprire la procedura disavanzo eccessivo”. E “l’Italia ne è pienamente consapevole”. Rehn si è quindi detto “fiducioso che il governo terrà presente queste priorità in autunno nella legge di bilancio, poi Commissione e Ecofin valuteranno”.
“L’Italia è in linea con il conseguimento del pareggio strutturale di bilancio. E’ un dato molto importante per l’economia del Paese grazie alla condizione che gli impegni attuali vengono rispettati e siano concordate misure compensative laddove si creino buchi bilancio: a questa condizione non serviranno interventi aggiuntivi”, ha comunque sottolineato. Un debito pubblico italiano oltre il 132% del Pil “è più o meno in linea con le nostre previsioni, l’importante è che “l’obiettivo di pareggio strutturale nel medio termine dovrebbe essere raggiunto il prossimo anno”. Secondo una bozza dell’Agenda per la crescita che il governo sta definendo in vista del Def, il debito 2014 è atteso al 132,2% dopo aver superato il 130% quest’anno. Il Def 2013 prevedeva un debito al 129 per cento.
Rehn non ha poi mancato di toccare il tema della necessità di un riequilibrio tra il costo del lavoro e la produttività, con una riduzione del primo. “Bisogna rafforzare la crescita con riforme autentiche perché possa esprimere il suo potenziale sviluppo economico”, ha quindi detto ricordando che Grecia, Spagna e Italia meridionale sono le aree economiche dell’eurozona dove la disoccupazione ha raggiunto livelli “troppo elevati” e per questo servono riforme pro-crescita. Rehn ha quindi detto che la Commissione ha proposto alle banche “di creare un fondo ad hoc per la risoluzione delle crisi”. La creazione di tali fondi “spetterebbe infatti in linea primaria alle banche stesse”, ha aggiunto.
Acqua sul fuoco, infine, dal Tesoro che in una nota ha parlato di un incontro tra il vicepresidente della Commissione Ue e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni al quale Rehn “ha espresso apprezzamento per gli sforzi compiuti dal governo italiano per sostenere l’attività economica rispettando nel contempo i vincoli europei. In questo contesto vi è stato uno scambio di idee sulle leve a disposizione dei Paesi membri non soggetti alla procedura per deficit eccessivo, come l’Italia, per assumere iniziative volte a favorire la crescita e l’occupazione”.
“E’ ora di finirla con i caporali di giornata come questo Olli Rehn, un signor nessuno che viene in Italia a fare il supervisore. Rifletta piuttosto sui disastri che gente come lui ha causato distruggendo l’Europa. Burocrati ottusi che uccidono i popoli e fanno morire il Continente sotto la concorrenza sleale cinese e a causa di politiche economiche fallimentari”, è stato invece il commento del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che ha definito il vicepresidente della Commissione europea “persona sgradita”. “Prenda l’aereo e torni a casa e paghi tutte le tasse che vuole. In Italia sulla prima casa l’Imu non c’è più e non sarà questo figuro a rimetterla”, ha concluso.
Linea analoga per i 5 Stelle. “Ma chi è Olli Rehn per venirci adettare la politica economica in casa?”, hanno chiesto in una nota i deputati del M5S. “Si tratta di un tecnocrate non eletto da nessuno che arriva alla Camera da chissà quale pianeta e, in perfetto politichese, ci racconta che la stabilità in sé è un valore da difendere”. “La stabilità serve se aiuta a risolvere i problemi – hanno aggiunto – Se invece si tratta solo di blindare il governo Letta per tirare a campare e per garantire gli interessi dei soliti noti, allora è meglio cambiare la legge elettorale e tornare a votare. Quelle del commissario Ue sembrano più minacce che raccomandazioni in questo momento così delicato”. Salvo riconoscere che “Rehn, pur arrivando forse da Marte, si è accorto dei pasticci che l’esecutivo italiano sta combinando per coprire il taglio Imu e il mancato aumento Iva. E l’Europa è ben consapevole del ricatto messo in atto dal Pdl e da Berlusconi, che condizionano le sorti del governo alle promesse elettorali e alle sorti personali e politiche dell’ex premier”.
“Siamo a un bivio e abbiamo di fronte due strade che ci portano entrambe al baratro – ha aggiunto il M5S Camera – Da una parte le dissennate ricette del governo Letta che continuano a creare debito (per esempio gli 8 miliardi di emissioni di titoli per saldare una nuova tranche di crediti dei fornitori della Pa) e dall’altra un’Europa a trazione tedesca che ci impone una camicia di forza contabile letale per i lavoratori e per il nostro sistema produttivo. E ciò accade mentre molti Paesi, a cominciare da Francia e Spagna, hanno invece negoziato scadenze temporali più morbide per il rientro del deficit”.
“Di fronte a questo bivio fatale dobbiamo trovare una terza via, fatta di tagli agli sprechi per una public spending virtuosa, welfare universale, credito facile per le piccole e medie imprese, incentivi a ricerca e sviluppo e politiche industriali focalizzate sui settori dell’economia sostenibile. Nulla che interessi davvero a questa maggioranza e al governo dei ricatti e degli inciuci”, hanno concluso.