Per Marina Berlusconi è uno “schiaffo alla giustizia”, per Carlo De Benedetti la sentenza fa in modo che venga “acclarato lo scippo”. Ma soprattutto l’intero Pdl (non manca davvero nessuno, si sono contate 23 dichiarazioni sulle agenzie di stampa in meno di 3 ore) che come un sol’uomo commenta – negativamente – la sentenza della Corte di Cassazione sul lodo Mondadori con la quale è stato confermato il risarcimento alla Cir dovuto alla corruzione di un giudice da parte di Cesare Previti per conto di Berlusconi.
Marina Berlusconi: “E’ uno schiaffo alla giustizia. Compatibile con democrazia?”
”Questa sentenza non è giustizia – dice la presidente di Fininvest – è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente. E la sua gravità lascia sgomenti”. “E ora – riprende la presidente della holding del Biscione e della casa editrice di Segrate – la magistratura ci impone definitivamente di finanziare proprio il gruppo De Benedetti, per un importo spropositato, infinitamente superiore al valore della partecipazione Fininvest nella Mondadori. Tutto ciò è compatibile con la democrazia? Davvero si può far finta di niente di fronte ad una simile anomalia? Sappiamo meglio di tanti altri che le sentenze si devono rispettare, lo abbiamo dimostrato nei fatti eseguendo alla lettera quanto stabilito dai primi due gradi di giudizio. Però le sentenze ingiuste non solo si possono, si devono criticare. E anche questo, al di là delle motivazioni che leggeremo molto attentamente, è un verdetto in palese contrasto con la realtà dei fatti ma anche con le regole del diritto”. Secondo la Berlusconi l’azienda è “dalla parte della ragione, lo abbiamo provato senza ombra di dubbio ma ci vediamo ugualmente condannati ad un autentico esproprio, che senza alcun fondamento colpisce così duramente uno dei più importanti gruppi imprenditoriali del Paese. Il ridimensionamento molto modesto della somma determinata dalla Cassazione – aggiunge Marina Berlusconi – non intacca in alcun modo l’eccezionale peso dell’ingiustizia di cui siamo vittime”. La presidente Fininvest parla di beffa perché la Cir “non ha subito nessun danno, lo sa per primo Carlo De Benedetti che continua a straparlare di ‘scippò, neppure un euro da parte nostra era ed è dovuto. Oggi la Cassazione aveva la possibilità di cancellare quello che non esito a definire uno scandalo giuridico. Ha deciso di non farlo. E’ una nuova, bruciante sconfitta per la giustizia, una ferita profonda per quanti si ostinano ancora a credere nei valori della giustizia e della verità”. La figlia del Cavaliere, però, promette: “Ma noi non ci arrendiamo. Percorreremo tutte le strade che riguardo alla sentenza l’ordinamento consente perché questi valori possano tornare a essere rispettati”.
De Benedetti: “Acclarato lo scippo”
Di scippo, appunto, parla Carlo De Benedetti: “Prendo atto con soddisfazione che dopo più di vent’anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall’impegnarsi in politica”. Nei primi anni Novanta il gruppo Cir uscì sconfitto dalla “guerra di Segrate” per il controllo della casa editrica messa in vendita dalla famiglia del fondatore, Arnoldo Mondadori. Ma il successivo processo penale accertò che la Fininvest aveva spuntato una sentenza favorevole sul “lodo” grazie alla corruzione di alcuni giudici romani. “La spartizione del Gruppo Mondadori-Espresso – sottolinea De Benedetti – avvenne a condizioni per me molto sfavorevoli per un grave motivo che all’epoca nessuno conosceva. Ci sono voluti sei gradi di giudizio, tre penali e tre civili, per arrivare a questa inappellabile decisione”. Quanto alla cifra stabilita dai giudici – oltre mezzo miliardo di euro, “è importante, ma occorre tener conto che essa è composta per meno di un terzo dal danno riconosciuto e per più dei due terzi dal semplice meccanismo di interessi e inflazione dovuto ai vent’anni trascorsi”. Una cifra, continua l’ingegnere, “destinata alla Cir e non a me, neanche indirettamente, avendo recentemente donato ai miei tre figli il controllo del Gruppo. A me rimane la grande amarezza di essere stato impedito, attraverso la corruzione, di sviluppare quel grande gruppo editoriale che avevo progettato e realizzato”.
Pdl scatenato. Lo stato maggiore a difesa di Fininvest
Infine il fuoco di fila di dichiarazioni del Pdl, mai impegnato con tale energia su nessun altro tema politico. Si contano le dichiarazioni di 23 parlamentari in meno di tre ore. Ci sono tutti. Il più veloce è Sandro Bondi. “Nessuno in Italia può sentirsi più al sicuro – dice – della propria libertà personale, sicuro dei propri beni, sicuro dei propri diritti”. Secondo classificato (di poco) Luca D’Alessandro. Poi in serie spuntano sulle agenzie di stampa l’ex presidente del Senato Renato Schifani, gli ex ministri Renato Brunetta, Gianfranco Rotondi, Mariastella Gelmini, Annamaria Bernini, Maurizio Gasparri e Mara Carfagna, l’ex sottosegretario alla Giustizia Iole Santelli, ma anche Micaela Biancofiore, Gabriella Giammanco, Daniele Capezzone, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Enrico Costa, Giuseppe Esposito, Antonio Leone, Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Lucio Malan, Deborah Bergamini e Elvira Savino. I temi delle dichiarazioni possono essere riassunti con i titoli delle agenzie: “La magistratura colpisce ancora”, “Su Berlusconi attacco concentrico”, “La magistratura ha licenza di uccidere”, “Ennesima prova dell’accanimento”, “Esproprio proletario”, “La guerra delle toghe a tutto campo”, “La guerra è da combattere”.
Pisapia contro Carfagna: “Fortunato ad avere il condono”. “Comunista”
”I nodi vengono al pettine”, commenta il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che è stato avvocato della Cir-De Benedetti nella causa civile sfociata nella sentenza di oggi. La vicenda giudiziaria va avanti da oltre vent’anni e quindi non si può parlare di tempi brevi, ha argomentato Pisapia, ma comunque la vicenda risale a prima che Silvio Berlusconi entrasse in politica. Si dice che ha “avuto scelte giudiziarie che l’hanno indebolito politicamente, ma di fronte a una sentenza passata in giudicato – ha detto a Ballarò su Raitre – con tre giudici completamente diversi è uno dei fortunati che ha tre anni di condono, che sicuramente non andrà in carcere”. Da qui è iniziato un battibecco con l’ex ministro Mara Carfagna che lo ha definito “comunista con Vendola”. Lui ha negato di esserlo stato. Le ha chiesto di non fare la spiritosa e lei ha risposto di dire “non faccia la spiritosa lo dica a sua sorella o a sua moglie. Si tolga quest’aria di superiorità morale ed intellettuale perché la storia vi ha dato torto”.