Possibile aggiornamento del Documento di economia e finanza con una stima peggiore delle previsioni per quanto riguarda il peso del disavanzo dello Stato, che supererebbe il tetto fissato dal patto di stabilità dell'Unione europea
L’Italia torna a superare la soglia limite di indebitamento. Il governo, secondo le indiscrezioni raccolte dalle agenzie di stampa, inserirà nel Def (Documento di economia e finanza) una stima del rapporto deficit/Pil del 3-3,1%, non confermando quindi il tetto del 2,9 per cento. Bruxelles ha chiuso alla fine di maggio la procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, che era stata aperta dopo che i conti pubblici avevano sforato il limite del 3% del rapporto deficit/Pil fissato dai parametri di Maastricht. A fare scattare la decisione dell’Unione europea erano state le previsioni macroeconomiche per l’economia italiana che, anche se di poco, erano sotto la soglia limite per quest’anno e il prossimo.
Ma i tecnici del ministero economico prevedono ora che l’andamento del rapporto tra deficit di bilancio e Pil nel 2013 sfonderà a fine anno, seppure di un decimale, il fatidico tetto fissato dal patto di stabilità dell’Unione europea. Si prevede un dato tra il 3 e il 3,1% nella nota di aggiornamento al Def che verrà presentata al Consiglio dei ministri di venerdì prossimo, accompagnato dalla programmazione di una serie di misure di contenimento che non dovrebbero comportare una vera e propria manovra di bilancio.
Cauto ottimismo, invece, dall’agenzia di rating Standard & Poor’s per quanto riguarda la ripresa del Vecchio Continente. L’agenzia americana ha fatto sapere che “la recessione in Europa potrebbe aver toccato il fondo nel secondo trimestre del 2013 e una stabilizzazione arriverebbe nella seconda metà del 2013, un piccolo aumento nel 2014 ma nel 2015 ci sarà una crescita del Pil ancora debole nelle principali economie, con l’eccezione della Germania”. Prevedendo un calo dello 0,7% del Pil nella zona euro quest’anno, un +0,8% nel 2014 e un +1,3% nel 2015.
S&P precisa tuttavia che “alcuni fattori che di solito rappresentano il recupero non sono ancora presenti, come ad esempio esportazioni, consumi e investimenti aziendali. Politiche fiscali più ampie sembrano aver avuto un ruolo nella stabilizzazione in corso in Europa. Ma questo suggerisce anche che una robusta ripresa è lontana”.