E’ di 294mila euro il tetto per i compensi degli amministratori con deleghe di Anas e Rai. Mentre per le altre 18 società controllate dal ministero dell’Economia si fissano stipendi all’80% o al 50% del trattamento economico del primo presidente della Cassazione. E’ quanto prevede lo schema di decreto del Tesoro trasmesso al Parlamento per i pareri, che arriva però a poche settimane dal rinnovo dei consigli di amministrazione di molte di queste aziende, come Anas, Invitalia e Ferrovie e non è affatto scontato che il tetto sui compensi dei vertici in passato nettamente superiore alla soglia, sarà operativo prima del prossimo rinnovo.
Nel testo, in ogni caso, le società controllate dal ministero sono state classificate in tre fasce, tenendo conto di “indicatori dimensionali quantitativi, volti a valutare la complessità organizzativa e gestionale e le dimensioni economiche delle stesse società”. Gli indicatori individuati sono il valore della produzione (maggiore o uguale a 1 miliardo, a 100 milioni o minore di cento milioni), investimenti (maggiori o uguali a 500 milioni, maggiori o uguali a 1 milione, inferiore a un milione) e numero dei dipendenti (maggiore o uguale a 5.000, a 500 o meno di 500). Gli emolumenti per i manager saranno determinati dai cda rispettando i tetti stabiliti dal decreto, che si applicheranno “all’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere, comprensivi della parte variabile ove prevista” per i compensi spettanti “all’amministratore delegato, ovvero al presidente, qualora lo stesso sia l’unico componente del cda al quale siano state attribuite deleghe”.
In prima fascia si trovano, secondo la simulazione allegata al provvedimento sulla base dei dati del triennio 2009-2011 solo Anas e Rai. Per gli amministratori con deleghe di questa fascia il tetto è fissato al 100% del trattamento economico del primo presidente di Cassazione (293.658,95 euro lordi nel 2011). In seconda fascia, sempre secondo la simulazione, ci sarebbero Invitalia, Coni Servizi, Consap, Consip, Enav, Eur, Gse, Ipzs, Sogei e Sogin, con tetto fissato all’80% del compenso di riferimento. Mentre in terza fascia andrebbero le restanti otto controllate dal ministero dell’Economia, Arcus, Cinecittà Luce, Italia Lavoro, Ram, Sicot, Mefop, Sogesid e Studiare Sviluppo, ai cui manager andrà il 50% del trattamento economico del primo presidente di Cassazione. Il tetto agli stipendi dei manager delle società non quotate era stato introdotto dal governo Monti con il decreto Salva-Italia, prevedendo appunto che la classificazione per le controllate del Tesoro avvenisse con un successivo decreto.
I limiti ai compensi dei manager delle società pubbliche non quotate, in ogni caso, non si applicheranno a Ferrovie, Poste e Cassa depositi e Prestiti. Un comma, inserito all’articolo uno del testo, esclude infatti dalla limitazione le società non quotate che emettono titoli allineandone il trattamento alle quotate. Sull’argomento nei giorni scorsi era intervenuto anche l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni che nel 2012 ha incassato 6,4 milioni di euro. “E’ un pò strano che il taglio si faccia per legge: se il governo pensa questo può esprimersi in assemblea come è normale che faccia un azionista”, aveva detto per poi aggiungere che “forse è giusto” tagliare gli stipendi dei manager pubblici “ma io non sono un manager pubblico: io ho 300mila azionisti a cui devo rispondere”.
Aggiornato da redazione web il 19 settembre alle 20.12