Il direttore: “Non ci eravamo resi conto della natura dell'evento”, anche se dal sito era chiaro chi fossero gli organizzatori. Gioisce il mondo antifascista milanese. Ora però resta da capire se la “Woodstock nera” verrà spostata in un'altra arena o annullata
I rocker neonazisti dovranno trovare un altro palco sul quale esibirsi. Dopo la denuncia del fattoquotidiano.it, che aveva raccolto una segnalazione dell’Osservatorio democratico, il sito dedicato al monitoraggio della destra estrema di Milano e dintorni, il Teatro Manzoni ha ingranato la retromarcia e dato il ben servito agli organizzatori della kermesse nazirock.
Doveva essere la “Woodstock nera”, “il concerto più importante dal Campo Hobbit a oggi”, appuntamento fondamentale per gli amanti della svastica e del rock estremo. E i camerati avevano deciso di fare le cose in grande: per commemorare la figura di Carlo Venturino, il fondatore della band di estrema destra Amici del Vento, scomparso 30 anni fa, avevano scelto uno dei teatri più importanti di Milano e d’Italia, il Manzoni, appunto, che dal 1978 è di proprietà della Fininvest.
Nonostante si fosse cercato fino all’ultimo di tenere segreta la location, sul sito che promuoveva l’evento c’era scritto “le indicazioni sul teatro verranno date solo a chi ha già acquistato il biglietto”, l’Osservatorio democratico era riuscito a identificare il luogo nell’arena di proprietà del gruppo Berlusconi. Ai microfoni del fattoquotidiano.it, in un primo momento lo staff del Manzoni si era trincerato in un “non sappiamo e non siamo tenuti a dire niente”. Ma è bastato un giorno per far salire la pressione alle stelle e così il direttore ha deciso di voltare le spalle all’adunata neonazista.
Contattato dai colleghi di Repubblica Milano, il numero uno della struttura, Alessandro Arnone, spiega la sua versione dei fatti: “Avevamo dato il via libera all’affitto fidandoci del nostro interlocutore, che non ci ha assolutamente informato della vera natura del raduno. Che non è assolutamente in linea con la politica del nostro teatro”. In realtà bastava farsi un giro sul sito promotore dell’evento per rendersi conto della sua “vera natura”. Sì, perché a differenza di altri casi nei quali i neonazisti si nascondono dietro il paravento di associazioni culturali in apparenza innocue, sul portale erano ben visibili i banner di Lealtà Azione e di altre consorterie della galassia neofascista milanese. Che, vale la pena ricordarlo, non sono né Forza nuova né qualche altro raggruppamento della destra sociale, ma gli Hammerskin, la più pericolosa formazione di teste rasate ramificata in molte città del mondo compreso il capoluogo lombardo.
Tira un sospiro di sollievo l’universo antifascista cittadino, dall’Anpi alla Cgil fino a diversi esponenti della maggioranza di centrosinistra in Comune. “Le tante mobilitazioni hanno fatto capire che in città tira un’aria nuova”, dice soddisfatto il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo al dorso locale di Repubblica. Resta però da capire se l’evento sarà annullato oppure spostato in un’altra arena. Quel che conta, per il momento, è che il salotto buono della città, seppure in ritardo, ha detto “No” all’orgoglio neonazi.