Non si placa la tensione in Grecia a due giorni dall’omicidio ad Atene del rapper greco Pavlos Fyssas da parte di un militante di Alba dorata. L’episodio sta destabilizzando ulteriormente un Paese ormai da tre anni ininterrottamente sull’orlo del baratro, economico e sociale. Nel giorno in cui si sono celebrati i funerali del 34enne accoltellato durante una partita di Champion’s League, arriva la notizia di trentuno feriti (uno ha perso un occhio) giunti la notte scorsa nel nosocomio ateniese del Tzanio: erano stati colpiti dal lancio di pietre e pezzi di plastica mentre manifestavano contro il partito nazista di Chrisì Avghì per le strade della capitale ateniese, sotto gli occhi impassibili delle forze dell’ordine come dimostra il video girato dalla BBC. Nella sequenza si vede un gruppo di agenti in borghese insultare e gettare pietre contro gli antifascisti durante la manifestazione per l’omicidio del musicista di 34 anni.
Il rischio Weimar in Grecia, più volte invocato nell’ultimo anno da commentatori, analisti e negli ultimi due mesi anche dalla grande stampa internazionale, si è nei fatti già verificato. Il voto di protesta del 7% che si sta pericolosamente trasformando in altro, per via delle ronde anti immigrati che Alba dorata organizza, per le mense dedicate solo a poveri greci muniti di carta di identità, per i presìdi che il partito guidato fino a ieri da Nikolaos Mikalioliakos (imminente pare un cambio al vertice, con quasi certamente nuovo leader Ilias Kassiriadis) ha allestito non solo nelle grandi città come Atene, Salonicco e Patrasso ma che sta trovando fiato anche in provincia. É di pochi giorni fa un sondaggio che attribuiva nella sola Atene, chiamata a maggio al rinnovo del sindaco, ben il 20% di gradimento dei cittadini al candidato di Alba dorata.
La politica intanto tenta di correre ai ripari: sede di Alba dorata perquisita dalla polizia, possibile estromissione dalle prossime elezioni per il partito nel giorno in cui scioperano per 48 ore i dipendenti pubblici per i quali il licenziamento è stato già deciso per legge. Il ministro degli interni Nikos Dedias ha scritto una lettera al Procuratore della Corte Suprema Euterpi Koutzomani, per chiedere di sospendere l’immunità parlamentare per i deputati di Alba dorata, definendoli membri di un’organizzazione criminale. I due maggiori partiti, i conservatori di Nea Dimokratia e la sinistra del Syriza che fanno polemica in un momento in cui forse servirebbe solo il silenzio. Da Bruxelles dove ha incontrato Jörg Asmussen, il secondo uomo tedesco nel consiglio della Bce, Alexis Tsipras torna a parlare di debito greco insostenibile chiedendone il taglio. La replica è di Hrisanthos Lazaridis, consigliere del premier Samaras ma con un passato comunista tra gli eroi del Politecnico, che definisce Syriza un partito “fuori dall’arco costituzionale ellenico che ha creato questo clima di tensione sfruttato da Alba dorata”. La stampa ellenica si interroga su un attacco gratuito all’unico politico ellenico, appunto Tsipras, che non dice sì alla troika e che in questi giorni è atteso a Mosca da Vladimir Putin.
Lutto e la rabbia prevalgono al funerale del 34enne Paul Fyssas con un nutrito gruppo di cittadini che si sono stretti attorno alla famiglia nella chiesa di Agios Gerasimos: presenti alcuni deputati del Syriza e agenti in borghese pronti ad intervenire in caso di disordini. “Sangue che scorre, chiede vendetta” gridano i suoi compagni prima di seppellirlo nel cimitero di Schistos. Un saluto che promette altra tensione in un Paese sempre più allo sbando.
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