La chiusura di Malagrotta, discarica che ha servito Roma per più di 30 anni, è prevista per il 30 settembre. E intanto il sindaco della capitale Ignazio Marino annuncia: “Non solo l’impianto fermerà la sua attività, ma sarà trasformata in un parco con 100mila alberi”. Il progetto partirà ad ottobre e “non ci saranno proroghe”, promette Marino. “Dobbiamo definire alcuni aspetti tecnici su cui il commissario e il prefetto devono ancora darci informazioni”, ha detto il sindaco di Roma dopo il vertice con il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Salvo imprevisti, Orlando firmerà la prossima settimana il decreto per portare nella nuova discarica parte dei rifiuti trattati di Roma per il post-Malagrotta. Al termine del vertice con gli enti locali, il ministro ha detto che il tempo necessario per l’autorizzazione sarà “lo stretto necessario”. “Stiamo lavorando per cercare di recepire le indicazioni che vengono dal territorio”, ha assicurato Marino.
Intanto a Falcognana, che dovrebbe sostituirsi a Malagrotta dopo la chiusura, continuano le proteste dei cittadini. “La discarica non è la soluzione al problema rifiuti e quella del Divino Amore rischia di diventare una nuova Malagrotta”, hanno ribadito i rappresentanti del comitato “No discarica del Divino Amore” nello stesso giorno in cui è arrivato l’annuncio di Marino. Per il comitato, la soluzione dell’emergenza sta nel commercio del bene rifiuto. “Bisogna smettere di guardare al rifiuto come a uno scarto”, sottolinea Gianluca Lari del comitato. “Studi scientifici dimostrano come solo il 5-10 per cento dei rifiuti non sia riciclabile”, spiega Lari che auspica che ci siano degli incentivi economici per chi ricicla, per “cambiare finalmente la cultura del rifiuto di questo Paese”. A non convincere il comitato sono, poi, i numeri forniti dalla giunta: “Marino dice che vuole sversare qui 300 tonnellate al giorno, solo per due anni ma a noi risulta che di questo passo la discarica si riempirà in dieci anni”. I rappresentanti del comitato temono anche un’estensione indiscriminata della discarica, com’era già avvenuto in passato per Malagrotta. “La soluzione è bloccare questo progetto, trasferire per ora i rifiuti all’estero, cosa che in parte già avviene”, dice Lari. Il comitato tornerà a riunirsi il prossimo 21 settembre, quando sfilerà in un corteo di protesta che partendo da piazza della Repubblica arriverà fino a piazza Santi Apostoli a Roma.