L'agenzia riduce il merito di credito a Ba1 motivando la scelta con "il ritardo rispetto alla tempistica indicata nella vendita delle attività non più strategiche nei trasporti ed energia". E non si esclude uno scenario ancora peggiore "se le vendite di asset e il ripianamento del debito come atteso dovessero non riuscire"
Finmeccanica a livello spazzatura. E’ il giudizio di Moody’s, che declassa l’azienda e si allinea alle altre due agenzie di rating sul “livello junk”, motivando la scenta con i tempi più lunghi che si profilano per il risanamento del gruppo e per le vendite di asset pianificate per ripianare il debito.
Il merito di credito assegnato da Moody’s passa a Ba1, livello più alto nella categoria speculativa, da Baa3, con prospettive negative. “I rating di Finmeccanica potrebbero essere tagliati ulteriormente se le vendite di asset e il ripianamento del debito come atteso dovessero non riuscire”, avverte Moody’s. Ma l’agenzia americana ricorda anche che “anche se non è atteso nell’orizzonte immediato, i rating potrebbero meritare considerazione per un potenziale miglioramento (o più probabilmente una stabilizzazione) di fronte alla prova di un progresso più significativo nella ristrutturazione”.
Il giudizio di Moody’s arriva a due anni dal piano di risanamento del gruppo dell’aerospazio, difesa e sicurezza, in ritardo rispetto alla tempistica indicata nella vendita delle attività non più strategiche nei trasporti ed energia (aperti i dossier Ansaldo Energia, Ansaldo Breda e secondo le indiscrezioni anche Ansaldo Sts). “La bocciatura – spiega l’analista di Moody’s Russell Solomon – avviene in uno scenario di mercato più difficile data la stretta dei bilanci di molti Paesi sul fronte della difesa, in particolare negli Usa data la “sovresposizione di Finmeccanica” verso le forze armate statunitensi, e in un contesto macroeconomico più duro in Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Ma pesano i “diversi anni in più” che, secondo Moody’s, ci vorranno per portare a termine l’impegno preso con gli investitori a raccogliere un miliardo di euro dalle dismissioni per alleggerire “il pesante fardello del debito”. In particolare “appare sempre più chiaro che la vendita pianificata dell’intero segmento trasporti è improbabile, anche se questo sarebbe servito per affrontare uno dei maggiori problemi della società fermando la pesante distruzione di liquidità di Ansaldo Breda e liberandola di contratti ereditati che non generano utili. La bocciatura – spiega Solomon – tiene conto della nostra aspettativa di una minore velocità nel miglioramento della performance operativa complessiva e del profilo di credito di Finmeccanica, specialmente alla luce di alcuni vincoli ingombranti in alcune aree, e anche in considerazione delle vendite di asset in sospeso”.