Silvio Berlusconi, cioè un cittadino riconosciuto colpevole e condannato per reati gravi, si permette il lusso di occupare le sue televisioni e di “parlare agli italiani”. Non si sa a che titolo. Ma si sa con quale obiettivo: quello di continuare ad esercitare il suo potere e rinvigorirlo attraverso la sua capacità di mettere in ginocchio tutta l’informazione, che spende un’altra giornata, di un ventennio lunghissimo, ad annunciare la sua apparizione, seguirla, sezionarla, commentarla, analizzarla.
Perché? Perché questo paese deve continuare a prestare ascolto e attenzione a Silvio Berlusconi? Un cittadino che ha infranto la legge e che, dunque, non merita più di essere in politica (se mai lo abbia meritato) e le cui parole non dovrebbero interessare nessuno. E sebbene si possa comprendere che il suo vaneggiare interessi ai suoi adepti, gli altri, quelli che si dicono antiberlusconiani perché ne parlano? Perché se ne occupano? Perché continuano ad autodichiararsi suoi prigionieri?
Negli Stati Uniti, durante la campagna elettorale del 2008, John McCain scelse come suo vice una signora famosa per la sua “cofana” sulla testa e per la sua esperienza in politica estera, maturata grazie al fatto che da casa sua in Alaska “si vedeva la Russia”. Sarah Palin, un personaggio inutile quanto nocivo, per mesi ebbe la capacità di occupare le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali. Fin quando, un giorno, alcuni giornalisti, di simpatie politiche diverse, decisero che non ne avrebbero parlato più, perché lei in definitiva non aveva ruoli, né competenze. Da quel momento il suo astro si spense e l’America archiviò almeno uno dei suoi mostri.
Se ieri nessuno avesse seguito il discorso di Berlusconi, se giornali e telegiornali non ne avessero parlato con tanto rilievo e se tutti, invece, si fossero occupati di questioni più importanti dei deliri di un evasore fiscale (e molto altro), avremmo tutti fatto un passo in avanti verso la strada della “disintossicazione” dalla nostra dipendenza decennale nei confronti del Cavaliere.