Da una parte il Pdl esulta come fosse una finale di coppa del mondo. Dall’altra il Pd che commenta quasi sottovoce. Il governo mette il timbro con il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri che invoca una “pacificazione” come quella “dopo il fascismo”. In mezzo al coro si infuriano però i Cinque Stelle che – dopo il discorso sul conflitto tra magistrati e politica – chiedono le dimissioni del presidente della Repubblica: “In altri paesi saremmo al limite di una procedura di sfiducia al Capo dello Stato – dichiara Manlio Di Stefano – E’ indecente che si possano pronunciare parole simili di finta pacificazione quando non c’è una guerra in atto tra pm-politici, ci sono solo politici che delinquono da 50 anni e pm che indagano”. In Italia, afferma Di Stefano, “è certamente più facile essere dalla parte dei potenti e questo di per sé dovrebbe garantire la buona fede dei pm che combattono il crimine politico-finanziario”. “Se Napolitano non è in grado di capire questo semplice quanto delicato concetto – dice Di Stefano – per scarsa lucidità o, spero di no, per malafede, faccia un passo indietro e rassegni le sue dimissioni. Certamente gli italiani non sentiranno la sua mancanza”.
Per contro, come detto, il Pdl ha tirato fuori palloncini e festoni dopo le parole del capo dello Stato. “Bisogna spegnere il conflitto tra politica e magistratura se si vuole dare una prospettiva positiva e stimolante al Paese. E per farlo è necessario che la magistratura riscopra i modelli di comportamento ricordati da Napolitano, che soprattutto in queste settimane sono venuti meno clamorosamente” dichiara il senatore del Pdl Altero Matteoli. “Anche Napolitano sa bene che la crescente sfiducia nei confronti dell’amministrazione della giustizia nonché le critiche assolutamente legittime verso una parte della magistratura politicizzata sono la risposta necessaria alla questione sollevata dallo stesso Capo dello Stato di una profonda riforma della giustizia e al ritorno nei ranghi dei magistrati che usurpano in maniera illegittima delle proprie funzioni” aggiunge Sandro Bondi. Per Daniela Santanchè anche Napolitano si sta accorgendo della “malattia” della giustizia, perché nel nostro Paese “c’è una giustizia politicizzata che vuole far fuori l’avversario politico con sentenze politiche: ricordo solo 2 nomi: Ingroia e Di Pietro”. Berlusconi “ha più di 50 processi – ha proseguito – e questo fa capire agli italiani che purtroppo un ordine dello Stato si è elevato a potere che vuole essere più potere degli altri”. “Il presidente Napolitano ristabilisce il corretto equilibrio istituzionale tra potere legislativo e giudiziario” dice Francesco Paolo Sisto (Pdl), presidente della commissione Affari costituzionali e uno dei legali di Silvio Berlusconi. Secondo Sisto il capo dello Stato ha “invitato la magistratura ad essere collaborativa e propositiva, senza ostracismi partigiani ed evitando veti che non le competono”. Solo Maurizio Gasparri è incontentabile: “La non retroattività delle norme è un fondamento del diritto disatteso in Senato. Siamo certi che anche su questa palese violazione il Capo dello Stato abbia qualcosa da dire”.
La Cancellieri in effetti conferma che “al Paese serve pacificazione“: “C’è bisogno di un clima sereno, perché i problemi che abbiamo sono tanti e più c’è un clima di serenità e più si lavora insieme, più si risolvono”. E “come dopo il fascismo“, bisogna “trovare vie d’intesa comuni”. “L’Italia – ha aggiunto Cancellieri – è stata capace di trovarsi d’accordo in momenti difficilissimi: dopo il fascismo, gli animi erano lacerati, ma su cose importanti, hanno messo da parte le divisioni e sono riusciti a parlarsi e trovare vie d’intesa. L’Italia è stata capace di alzare la testa in momenti gravi e sono sicura – ha continuato il ministro – che saprà farlo anche ora: il clima sereno non può che essere un mezzo per poterlo fare meglio”.
E il Pd? Prima parla solo con la presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti: “Il capo dello Stato oggi è stato chiarissimo: ogni nuova recrudescenza del conflitto tra politica e giustizia va subito spenta nell’interesse del paese. Se davvero si vuole mettere mano a un sistema come quello della giustizia che indubbiamente richiede riforme anche incisive, il Pdl la smetta con la sue ossessioni ombelicali e vendicative”. “La riforma della giustizia – rimarca l’esponente del Pd – deve puntare all’efficienza e alla tutela dei diritti rafforzando il rigoroso controllo di legalità, e ciò può avvenire solo nel quadro dei principi costituzionali e del pieno rispetto della separazione dei poteri”. Poi i democratici si fanno sentire anche con il segretario Guglielmo Epifani: “Rinnoviamo la stima a Napolitano per il lavoro che sta svolgendo – ha scandito aprendo l’assemblea del partito – Ha ricordato l’imparzialità e il rispetto che si deve alla magistratura”.
Non una parola sul presunto conflitto tra politica e giustizia. Presunto nel senso che dice, per esempio, il giudice Ferdinando Imposimato (ex parlamentare del Pds): “Presidente Napolitano, lo scontro non è tra politica e giustizia, ma tra l’ex premier Berlusconi la legge e la Costituzione: articoli 25 e 54”. Cioè gli articoli sul giudice naturale e su disciplina e onore di coloro che ricoprono incarichi pubblici.
Ma Epifani non rinuncia a sottolineare che “mentre la priorità è la vera condizione del Paese tutto sembra puntare sul rapporto tra le vicende giudiziarie di Berlusconi e le conseguenze sulla vita del governo”. Secondo il segretario “senza la distinzione tra le vicende della sfera personale” e i problemi del Paese “tutto è più difficile”. “Il paradosso forte in questa stagione politica – dice l’ex leader della Cgil – è che la priorità è di affrontare i problemi sociali partendo dal tema drammatico della disoccupazione in realtà però tutto sembra ruotare sulle vicende giudiziarie di Berlusconi e sulla vita del governo. Non ci voleva molto a capire che dopo le vicende giudiziarie di Berlusconi, dopo la sentenza tutto si sarebbe intorbidito e reso più difficile”.