Vuole incontrare Obama, auspica un “dialogo costruttivo” sul nucleare e si propone come mediatore del conflitto siriano. Continua l’operazione disgelo del governo di Teheran sui temi caldi della politica mediorientale.  Il neo-presidente iraniano Hassan Rohani lancia, in un intervento sul “Washington Post”, un appello alle “controparti” di Teheran per  “un dialogo costruttivo” a tutto campo. “In vista della mia partenza per New York per l’apertura dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, chiedo alle mie controparti di cogliere l’opportunità presentata dalle recenti elezioni iraniane”, quelle che a giugno hanno portato alla presidenza al primo turno Rohani.

Invito che il neo potrebbe rivolgere anche personalmente  al presidente americano Obama con il quale potrebbe avere un incontro in tempi molto brevi, forse proprio a New York. 
 Il messaggio di distensione delle relazioni è rivolto  a tutti i membri della comunità internazionale: “Li invito a sfruttare al meglio il mandato che il mio popolo mi ha dato e a rispondere sinceramente agli sforzi del mio governo per avviare un dialogo costruttivo”, ha scritto. “Dopo dieci anni di passi in avanti e indietro, è chiaro quello che tutte le parti non vogliono in relazione al nostro dossier nucleare – ha aggiunto – Questo può essere utile per evitare che i conflitti si scaldino, ma per andare oltre l’impasse, per quanto riguarda la Siria, la questione del nucleare o i rapporti con gli Stati Uniti, bisogna puntare più in alto”.

Secondo Rohani, “piuttosto che concentrarsi su come evitare che le cose vadano sempre peggio, abbiamo bisogno di pensare, e di parlare, per migliorare le cose. Per fare questo, abbiamo tutti bisogno di trovare il coraggio di iniziare a trasmettere quello che vogliamo, in modo chiaro, conciso e sincero, con la volontà politica di prendere le misure necessarie. Questa è l’essenza del mio approccio”. E quello che vuole Teheran, è un  nucleare disarmato
“per noi la padronanza del ciclo del combustibile nucleare e la produzione di energia nucleare significano poter diversificare le nostre risorse energetiche ”.     Per questo, il riconoscimento del carattere pacifico del nucleare iraniano diventa “una richiesta di dignità e di rispetto e, di conseguenza,  il nostro posto nel mondo”. “Senza comprendere il ruolo dell’identità, molti problemi che affrontiamo resteranno irrisolti”, ha proseguito. 
 
La linea distensiva  Teheran punta anche a dare risposta agli appelli della Casa Bianca che non più tardi di una settimana fa ha ribadito la disponibilità a colloqui bilaterali con l’Iran ma subordinata a una reale disponibilità del governo a rinunciare al programma nucleare.  Il primo scambio tra Teheran e Washington era avvenuto domenica scorsa con un’intervista rilasciata da Rohani all’emittente Abc all’insegna del dialogo.

Due giorni 
 dopo un portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha confermato che Rohani ha ricevuto una lettera di complimenti da parte di Obama dopo la vittoria alle elezioni del 14 giugno, e ha poi risposto “attraverso i canali diplomatici esistenti”. Lo scambio epistolare assume un significato rilevante, qualcuno azzarda “storico”, tenuto conto che  le relazioni tra Usa e Iran dal 1980  proseguono a fa si alterne, tra sospensione del dialogo, passi avanti e repentine ritirate. Da qui, il clima di prudenza intorno alla nuova fase. A trasmettere il messaggio del presidente iraniano, infatti, sarebbe stata la Svizzera, incaricata di curare gli interessi di Washington a Teheran dopo la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Ora il dialogo passa sui giornali americani, presto (forse) sarà diretto. 
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