Per l’italiano che guarda la tv è una ferita nel petto. Di là una Mummia egolatrica, che con voce impostata proclama di avere sempre avuto ragione, schiuma di rabbia verso gli avversari, mente a ogni respiro, alza la mano ancora umida di cosce velate da paramenti religiosi e invoca la “tradizione cristiana”. Di qua un Uomo che guarda negli occhi i suoi simili senza inganno, che si rivolge ai lontani, che ha il desiderio di piegarsi sulle ferite degli uomini e delle donne affaticati e ammaccati dalle crisi materiali ed esistenziali. Di qua un vecchio capace di criticare se stesso e i propri difetti e contemporaneamente di aprire nuove strade alla Chiesa. Di là un vecchio gonfio di reati, incapace di assumersi le proprie responsabilità, drogato dalla ripetizione di antiche promesse mai mantenute. Guardiamo le immagini. La tonaca bianca con le vecchie scarpe nere e il volto solcato da rughe parlano ai giovani molto più del doppiopetto irrigidito che fa da basamento a un viso stirato dalla cosmesi. Chi ascolta sa subito da dove viene la speranza e da dove la noia.
Sono giorni amari per gli italiani. Plasticamente le due B. di questa storia – il Papa e l’ex premier – riflettono l’impotenza in cui è precipitato il Paese. Un consesso di anziani cardinali, il conclave di marzo, ha avuto la lungimiranza e il coraggio di aprire la prospettiva di una svolta epocale. Da noi un Parlamento di impotenti maestri di intrighi si è accartocciato nella rimasticatura del vecchio. Il Tevere è diventato molto, molto largo. Oltre il fiume, l’intervista di Francesco porta impetuosamente un vento nuovo alla Chiesa universale. Sulla riva nostra, le reti unificate hanno trasmesso il disco rotto di Berlusconi. Questo ci tocca.
E il nuovo che avanza si sbaciucchia con Signorini e Briatore.
il Fatto Quotidiano, 20 Settembre 2013