Non immaginava che le sue commensali fossero escort, quando distribuiva denaro in quantità era per generosità e comunque se avesse avuto voluto avere a che fare con persone che “svolgevano quella professione” non aveva certo bisogno di Tarantini, perché “basta un tablet” (anche se lui usa il termine “tavoletta” per fare riferimento all’ipad). Silvio Berlusconi si difende così davanti ai magistrati di Bari, dove il Cavaliere è indagato per induzione a falsa testimonianza insieme all’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola. Secondo la scusa l’ex presidente del Consiglio avrebbe spinto l’imprenditore Gianpaolo Tarantini a mentire alla Procura nell’inchiesta sul presunto giro di escort a Palazzo Grazioli. “Non avevo bisogno di Tarantini se avessi voluto avere delle persone di quel tipo lì…” afferma Berlusconi davanti ai pm, come emerge dai verbali dell’inchiesta pubblicati dalla Gazzetta del Mezzogiorno. E l’ex capo del governo al procuratore aggiunto Pasquale Drago spiega: “Io voglio dire, per ridere un giorno un mio assistente mi ha fatto vedere sulla tavoletta (il tablet, ndr) quante escort ci sono a Roma che esplicitano anche il prezzo per un invito a cena, 100 euro, 80-100 euro. Se uno si mette lì 20 minuti si porta 50 persone in casa”. “Quindi non è che avevo bisogno di Tarantini – dice Berlusconi – per portarmi due persone ogni tanto a cena, cioè proprio… ‘Almeno si vedevano le foto e si sceglievano’, ho detto io”. In ogni caso l’ex presidente del Consiglio afferma di non aver mai saputo che le ragazze che accompagnavano Tarantini fossero prostitute: “Se l’avessi soltanto immaginato sarei andato su tutte le furie e avrei mandato fuori lui e queste ragazze…”.
“A me piace sempre dare a chi ha bisogno, a Tarantini solo donazioni”
Berlusconi spiega anche quelle che lui definisce donazioni: “Io ho sempre avuto il piacere di dare a chi avesse bisogno, per me una donazione di qualche migliaio di euro era assolutamente nulla… – dice ai magistrati – Ho un dentista che lavora praticamente solo per me e gli mando continuamente persone; l’ultima ha speso addirittura 142mila euro perché gli ha rifatto tutto il palato, la bocca”. E ancora: “Non avrei mai immaginato di poter far sedere alla mia tavola delle persone che facessero questa professione…” (escort, ndr). Il Cavaliere racconta dunque di non aver aiutato solo Tarantini. “Ho dato molti molti soldi in tante direzioni, ad opere di bene, ad associazioni, a fondazioni, a singole persone”. E dell’imprenditore dice: “Metteva sul conto non soltanto la famiglia stretta, lui, moglie e due figlie, ma anche la madre e la famiglia del fratello. Quindi mi sembra di ricordare che avessi aderito a dare 5mila più 5mila euro al mese”. E aggiunge riferendosi all’entità e al valore del denaro anche in relazione alla sentenza di divorzio: “Mi hanno condannato a pagare 3 milioni e 200mila euro a mia moglie al mese, cioè 100mila euro al giorno, cioè capisce che 5mila euro sono 20 minuti di pagamento, meno di 20 minuti a mia moglie”.
Secondo quanto scrive la Gazzetta del Mezzogiorno a far da tramite con Tarantini è stato Lavitola. Berlusconi afferma: “Lui si era così interessato della vicenda Tarantini, della signora, della famiglia Tarantini che diceva essere senza mezzi, ma non ho mai parlato con Lavitola del fatto che Tarantini dovesse in qualche modo in eventuali interrogatori coprire cose che mi riguardavano”.
“Non avevo bisogno di spingere Tarantini a mentire: il caso D’Addario era già uscito”
Berlusconi spiega che non aveva alcun bisogno di indurre Tarantini a mentire: “Anche perché i giornali, D’Addario, era venuto già fuori tutto, (…) tutto era già emerso e non c’era nient’altro che a mio parere potesse emergere. Quindi io non avevo nessun motivo per dover mandare dei messaggi a Tarantini di essere attento a quello che diceva, era già stato detto tutto quanto. L’unica cosa per cui dopo io ho acceduto alle pressioni di Lavitola, intense devo dire, alle lettere di Tarantini, di dare a Lavitola, perché desse a Tarantini degli aiuti economici, è stato proprio per il fatto che avevo conosciuto Tarantini in una situazione di benessere forte. Aveva affittato ville in Sardegna, viaggiava su aerei privati, eccetera, e francamente sentirlo precipitato…”. Eppure l’imprenditore barese potrà contare su una paga di 10mila euro al mese più altri 500mila per avviare un’attività economica (anche se ne riceverà solo 250mila). A quel punto il magistrato chiede: “C’era bisogno di dargli tanti soldi? Quando si vuole aiutare una persona in difficoltà gli si dà il minimo indispensabile per campare”. Berlusconi replica: “Lui doveva pagare l’affitto, che mi ricordo era un affitto esagerato, 6mila euro al mese e io dissi a Lavitola: ‘Ma che cambi residenza’”. Il pm insiste: “C’era bisogno di andare alla casa ai Parioli?”. Il Cavaliere ribatte: “Appunto! Poi metteva sul conto non soltanto la famiglia stretta, lui, moglie e due figlie, ma anche la madre e la famiglia del fratello. Quindi mi sembra di ricordare che avessi aderito a dare 5mila più 5mila euro al mese”.
L’appuntamento alle 2 di notte
In un altro passaggio dei verbali il leader del Pdl (o di Forza Italia) parla anche di un appuntamento 22 minuti dopo la mezzanotte avuto a Palazzo Grazioli con Tarantini il 13 novembre 2008. “L’accusa – ricorda il giornale – sospetta che si dovesse parlare di appalti”. E Berlusconi dice: “Io lavoro fino alle due di notte perché aspetto i giornali che mi arrivano all’una e mezza… Per me incontrare Tarantini a quell’orario è una cosa normalissima”.
“Tarantini mi regalò un paltò che non ho mai indossato”
Berlusconi aggiunge che anche Tarantini era solito fare regali. A lui, per esempio, ha donato un paltò di cashmere “che non ho mai messo”. Al procuratore Drago, il 17 maggio scorso, Berlusconi spiega: “Regalava sempre cose a tutti i miei camerieri, era uno che non arrivava mai a mani vuote. Mi ricordo che mi disse: ‘Mio padre mi ha insegnato a non andare mai a casa di una persona a mani vuote’. Ed era molto generoso. Io lo sgridavo perché una volta mi ricordo che mi ha regalato un paltò di cashmere costosissimo, che non ho mai messo, credo sia ancora attaccato nell’armadio, che io cercai di dargli indietro, ma che lui non accettò”. “Quindi lui si era creato un rapporto di amicizia – afferma ancora Berlusconi – amicizia forse non è il nome giusto, di cordialità con il mio maggiordomo e con gli altri camerieri di casa mia e perciò telefonava per sapere se c’era una cena e arrivava sempre con due ospiti. A me faceva piacere sinceramente e le persone che lui ha portato a casa erano sempre persone molto a modo”.