Ai Mercato di Traiano di Roma è in mostra “The T.R.I.P. Travel Routes in Photography“, racconto fotografico di luoghi esplorati da quattro punti di vista differenti. Il 22 settembre è l’ultimo giorno d’esposizione.
“Il reale cubano è un tempo di passaggio tra un’idea che ha lottato, vissuto e sognato con dignità, e un futuro che può diventare l’incubo del suo stesso sogno. Decadenza, prostituzione, indigenza sono presenze severe che, dietro la maschera colorata di un’utopia stanca, mostrano il loro volto crudo”.
E’ così che Giancarlo Ceraudo descrive “Habana cruda”, il suo progetto fotografico fatto di una Cuba in bianco e nero, spogliata dei suoi colori per capirne un’essenza fatta di delusione e di decadenza, di una realtà spesso nascosta a chi la guarda con gli occhi appannati del turista. Le sue foto saranno esposte fino al 22 settembre ai Mercati di Traiano, insieme ad altri tre progetti sul tema del viaggio, per la mostra T.R.I.P. – Travel Routes in Photography.
Tema, quello del viaggio, affrontato in quattro stili diversi di percepire e interpretare la fotografia “on the road” in cui il fotografo non solo osserva e esplora ciò che gli sta intorno ma lo interpreta e lo crea. Un percorso di emozioni in cui Ceraudo si lascia andare con scatti intensissimi e sfocati che giocano sulla profondità del bianco e nero, soffermandosi, più che sui ritratti, su scene di vita che sembrano uscire dagli sfondi. “I forti contrasti e il movimento sottile traducono i sogni e le paure di un popolo in transizione ma fortemente incatenato al proprio passato- dice ancora il fotografo – La crudezza dell’utopia si rivela negli sguardi persi, nelle ferite dei luoghi, nell’incompletezza di un modo di essere che cerca una via d’uscita”. Ferite dei luoghi e ma anche della gente che, ritratta dal fotografo in momenti naturali di vita quotidiana, sembra far parte di un mondo surreale.
Come surreale è il mondo rappresentato in un altro progetto, “The Afronauts”, di Cristina De Middel, un viaggio fantastico che prende spunto da una notizia di cronaca trovata per caso su internet. Il 1964 è stata la data in cui lo Zambia iniziò a lavorare a un programma spaziale che avrebbe mandato il primo africano sulla luna, mettendosi così al passo con gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica nella corsa allo spazio. Un programma ambizioso progettato da Edward Makuka Nkoloso e rimasto solo un sogno perché i finanziamenti per supportare questo progetto non arrivarono mai. Un episodio esotico della storia africana che la fotografa spagnola ha voluto ricostruire facendo di questo progetto fotografico un caso mondiale. I suoi “afronauti” in verità non sono mai esistiti ma con questo progetto lei prosegue il sogno di Makuka Nkoloso corredandolo, oltre che di fotografie, di documenti, polaroid, lettere e disegni. Un paese che noi conosciamo per guerre, violenza, siccità e fame, quindi, si trasforma.
Mentre la guerra resta nel progetto di Simon Norfolk che in “Burke+Norfolk. Photographs from the War in Afghanistan” ripercorre le orme di John Burke, primo fotografo di guerra in Afghanistan. I suoi scatti rivivono tappa per tappa quelli di Burke più di un secolo prima. E sì, cambiano i mezzi, le armi e i costumi ma non i luoghi del conflitto, gli accampamenti e le figure professionali per ritratti che si confondono in un immaginario imperialista.
E sui luoghi anche l’ultimo progetto in mostra, quello di Elaine Ling, un viaggio in Africa tra i giganti della natura, i baobab, che per lei rappresentano un inno alla vita. In “Baobab, Tree of Generation” ancora scatti in bianco e nero e dal sapore antico. “Le mie fotografie – spiega Elaine- sono riflessioni sul dialogo antico e a sostegno della vita tra questi durevoli mega-alberi e le persone (nonne e padri, genitori, giovani e bambini piccoli) che vivono in mezzo a loro. Questi ritratti, che accoppiano singoli Baobab con i loro vicini umani, documentano un rapporto profondamente intimo. Sono stati scattati in Sudafrica, Mali e Madagascar”. Progetti differenti per quattro fotografi da tener d’occhio.
Per info: www.tripexhib.it