Applausi scroscianti, strette di mano e persino qualche richiesta di firmare un autografo. È stata un’accoglienza a braccia aperte quella che Bologna ha riservato al ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge Kashetu, arrivata alla Festa dell’Unità, in casa Pd, alla maniera dei candidati alla segreteria nazionale del partito: con un giro tra gli stand, un saluto ai volontari, cena al ristorante tipico e poi dibattito. Il fortino rosso, cuore e simbolo di una tradizione che oggi, a causa del governo delle larghe intese, vacilla, l’ha accolta come una di casa, una di famiglia, come se non ci fosse in corso una crisi intestina dovuta all’ingombrante alleanza tra i democratici e il partito dell’ex avversario di sempre, Silvio Berlusconi. E chi si aspettava qualche contestazione, specie dopo i numerosi attacchi leghisti degli ultimi mesi e i tanti blitz firmati dal gruppo di estrema destra Forza Nuova, da ultimo quello messo in atto proprio a Bologna, alla vigilia dell’arrivo della Kyenge in città, con uno striscione bianco dalla scritta “l’immigrazione uccide”, è rimasto deluso.
“L’Italia è un paese razzista – racconta Maria, casalinga bolognese di 65 anni, seduta in terza fila, a pochi minuti dall’inizio del dibattito intitolato ‘Integrazione, una strategia per la società che viene’ – ma gli italiani non sono tutti così. C’è anche chi non guarda al colore della pelle, chi è disposto ad ascoltare un programma e non un pregiudizio, e crede che tutti i bimbi nati qui debbano essere cittadini come noi. La signora Kyenge ha lavorato molto sul territorio prima di andare a Roma quindi la conosciamo e speriamo possa aiutarci a fare un passo avanti nella battaglia contro il razzismo”. “
All’ingresso nel padiglione centrale della Festa l’applauso è stato scrosciante, e molte delle circa 700 persone presenti si sono alzate in piedi per accogliere il ministro. Un gesto non dovuto solo all’entusiasmo, raccontano Catia Formenti e Angela Zini, sedute tra il pubblico, che a fine serata si sono avvicinate per scattare una foto alla Kyenge, “ma più che altro di incoraggiamento: il ministro sta portando avanti una battaglia difficile che nessuno prima di lei si era preso la briga di combattere, e va sostenuta”. A colpire gli elettori, democratici e non solo, in platea c’è anche chi non condivide tutte le politiche che del ministro modenese rappresentano la bandiera, a partire dallo Ius soli e dall’abrogazione della Bossi-Fini, è “il suo aspetto umano”: “da qui passano molti ministri – continua Catia – ma Cécile Kyenge non sembra una di loro. Vediamo la passione per ciò che fa, speriamo solo che stare al governo non gliela tolga, e che non le facciano mancare il sostegno”. E sui commenti fatti da alcuni esponenti della Lega Nord il parere è unanime: “i leghisti non volevano nemmeno i meridionali. Inutile stare ad ascoltarli”.
Incassato anche il ‘benvenuto’ della comunità lgbt, che con i democratici eletti in Parlamento naviga in acque mosse dopo l’approvazione alla Camera della legge contro l’omofobia compresa di subemendamento Gitti, in serata si parla di progetti. Come il piano triennale contro il razzismo avviato il 30 luglio scorso in collaborazione con il ministero per le Pari Opportunità, “un provvedimento importante – spiega il ministro – perché agisce contro il razzismo, la xenofobia e contro ogni tipo di discriminazione. Un problema che va affrontato a tutti i livelli, soprattutto nella scuola, la prima palestra dove portare avanti un discorso di integrazione e di inclusione”. E ovviamente si discute anche di Ius soli, il diritto di cittadinanza per chi nasce nel territorio dello stato italiano. “Io ho sempre sostenuto il modello ‘temperato’”, spiega la titolare del dicastero dell’Integrazione, quello, insomma, che consentirebbe ai bimbi nati nel Belpaese di divenire cittadini italiani senza dover attendere i 18 anni, a condizione che i genitori abbiano trascorso un certo periodo di tempo in Italia. “Quanto lungo deve essere quell’arco di tempo è oggetto di discussione”, continua Kyenge, ma è una “priorità, perché credo che la cittadinanza sia uno strumento importante per l’integrazione in un territorio”. Al vaglio ci sono 20 proposte di legge, compresa quella della campagna ‘l’Italia sono anch’io’. “Ci stiamo lavorando”, assicura il ministro, per nulla preoccupato dalle dimensioni della “battaglia”: “Quando si riceve un incarico, se gli strumenti non ci sono vanno creati, e la capacità di ‘fare’ consiste proprio in questo”.
Un tema che fa discutere, ma sul quale, il Pd rassicura, ci sarà la maggioranza. “Credo sia maturo il tempo del riconoscimento di un passaggio che è prima di tutto un passaggio di civiltà – conferma la deputata Pd Sandra Zampa – sul quale noi scontiamo un ritardo straordinario”.
“I progetti sono molti” sottolinea Kyenge, riferendosi indirettamente a chi, in questi mesi, l’ha accusata di aver “fatto poco”, più impegnata a “comparire” che a “lavorare per il paese”. E “agli insulti e alle minacce rispondo che atti simili per l’Italia migliore possono essere una presa di coscienza, perché i cittadini dicano, senza vergogna, ‘noi siamo altri’ e siamo contro il razzismo e la violenza”. L’ultimo episodio è proprio lei, il ministro, a raccontarlo, e si riferisce a una notizia “fasulla” circolata in rete poche ore prima il suo arrivo a Bologna. “Hanno detto che la mia abitazione era stata svaligiata da un gruppo di ‘zingari’ mentre io ero a Roma”. Non una coincidenza se si pensa che la voce giunge “proprio a pochi giorni dalla chiusura di un tavolo con le associazioni che rappresentano rom e sinti”. Il gesto, spiega Kyenge, “è stato fatto per creare disagio” e per tentare di “vanificare il mio lavoro”. In realtà, però, “è anche da questi gesti che sono nate molte iniziative, in Italia e all’estero, contro il razzismo”.