Non c’è solo il tetto del deficit/pil. Tra le preoccupazioni suscitate dal caso italia a livello comunitario c’è anche il delicato tasto della restitutione dei finanziamenti a tasso agevolato concessi dalla Bce alle banche tra fine 2011 e inizio 2012. Alla prima scadenza manca quasi un anno ma gli istituti italiani sono quelli del vecchio continente con i ritardi maggiori nei rimborsi delle due maxi – iniezioni di liquidità varate all’inizio della presidenza di Mario Draghi. A conti fatti, le banche della Penisola devono ancora restituire il 90 per cento circa dei 237 miliardi di euro di prestiti a tre anni all’1 per cento d’interesse, visto che all’Eurotower sono stati restituiti in un anno e mezzo appena 18 miliardi.
A ricordarlo un’analisi di Barclays Research presentata nella recente riunione del Money Market Contact Group, un comitato di banchieri e analisti che opera da consulente della Bce e che tiene incontri trimestrali con lo stesso Draghi. Nel meeting dello scorso 3 settembre è emerso come alla fine di giugno fossero già stati rimborsati circa 307 dei 1.024 miliardi di euro erogati nelle due Long-term refinancing operations (Ltro). Tuttavia lo scenario vede risultati assai differenti da Paese a Paese.
Ad esempio, se le banche tedesche alla fine di giugno avevano già rimborsato 57 dei 69 miliardi presi in prestito (l’82%) le austriache erano a quota 10 su 15 (66%). I risultati peggiori, prevedibilmente, sono dei tre Paesi che hanno assorbito la maggiore quantità di denaro: in Francia le banche hanno preso in prestito 172 miliardi, ma ne hanno restituiti solo 82 (48%) mentre in Spagna – al primo posto per entità di prestiti assorbiti – il totale da restituire era di 226 miliardi su 300 (24%).
La situazione più inquietante sia per entità che per peso percentuale sul totale è però quella degli istituti italiani, che hanno preso in prestito un quarto del totale della liquidità, ma che pesano per più di un terzo sul denaro da restituire. I dati presentati alla Bce (che peraltro conosce benissimo i nomi degli istituti più esposti) si rifanno alla fine di giugno ma nel frattempo poco sembra essere cambiato.
La stessa Eurotower ha annunciato che nei prossimi giorni nove istituti rimborseranno 7,91 miliardi di euro (il valore settimanale più alto dalla fine di maggio), somma che porterà il totale delle somme già restituite salirà così a 342,1 miliardi di euro, un terzo del totale erogato. E se si ipotizzasse che buona parte dei 35 miliardi rimborsati da giugno a oggi, venissero da istituti italiani, lo scenario cambia di poco. Anche perchè è evidente che questa massa di denaro ancora in pancia alle banche della Penisola è stata fondamentale nell’attenuare le tensioni sul nostro sistema bancario. E se di questi oltre 200 miliardi da restituire una parte significativa fosse finita in acquisti di Bot e Btp, è immaginabile che il rimborso nei prossimi 18 mesi, esporrebbe i nostri titoli di Stato a pericolose pressioni.
Alla luce del fatto che complessivamente le banche europee devono rimborsare ancora 650 miliardi all’Eurotower, si spiega l’enfasi di alcuni membri del comitato per il varo di un terzo round di finanziamenti. Una iniezione di liquidità destinata ad allontanare quello che (sempre nel documento finale) viene definito un “precipizio” che pesa sulla fiducia del mercato e che spinge al rialzo il costo del denaro. La data suggerita è quella di inizio 2014 (“l’eventuale domanda sarebbe troppo bassa se una nuova Ltro fosse condotta troppo presto”, si legge) ma una decisione in merito potrebbe essere stimolata nel corso del prossimo meeting del comitato, in agenda il 10 dicembre.
Un elemento che sembra accreditare questa ipotesi emerge dalla dichiarazione introduttiva dello stesso Draghi dopo l’ultima riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower. Se in altre occasioni, il presidente della Bce aveva sottolineato come il livello dei rimborsi fosse una conferma della buona salute del sistema bancario europeo, nel testo del 5 settembre (appena 48 ore dopo l’incontro con il Money Market Contact Group), Draghi ha invitato a “non trarre eccessive valutazioni in merito all’andamento” delle somme restituite. E ha concluso affermando che alla Bce “siamo pronti, nel caso, ad adottare le azioni necessarie”. Parole che sono cadute un pò nel vuoto – vista l’attenzione dominante a un possibile taglio dei tassi – ma che forse sono state un segnale rassicurante per chi sui prestiti a buon mercato della Bce ha costruito la fragile ripresa di questi ultimi mesi.