Suo fratello Rosario è l’attuale presidente del Consiglio regionale della Liguria, lui, Salvatore Monteleone, di mestiere, invece, fa il carabiniere: maresciallo presso la locale stazione di Alassio. Storia singolare la sua, segnalata dalla Casa della Legalità. Alle spalle, il militare, ha due denunce su un medesimo fatto. Obiettivo: incassare l’indennizzo dal ministero della Difesa. Una di queste, però, è ritenuta contrastante. Vediamo la cronaca: nel 1995, l’allora vice brigadiere Monteleone scende in Calabria per festeggiare l’ultimo dell’anno. Arriva ad Africo, terra di ‘ndrangheta e di malaffare. Qui, durante la notte dei festeggiamenti, viene ferito all’occhio destro da un colpo di pistola. Resterà menomato per la vita. Ferita grave, senza dubbio.
Cosa succede a questo punto? Monteleone fa denuncia ai carabinieri di Bianco. Racconta i fatti. Di essere stato colpito in circostanze accidentali. S’indaga e non si trova il colpevole. Di più: i carabinieri di Bianco chiudono il caso come fatto accidentale. Più avanti il tribunale di Locri archivierà. Nel frattempo, però, succede qualcos’altro. Monteleone rientrato in Liguria fa una seconda denuncia davanti ai colleghi della stazione di San Fruttuoso a Genova.
E qui la storia inizia a cambiare. Il fratello dell’influente politico, infatti, racconta che era stato ferito da persona ignota in seguito al suo intervento come sottufficiale dei carabinieri. Da qui la sua richiesta al ministero della Difesa per ottenere l’equo indennizzo per ferimento in servizio. E’ l’8 gennaio 1997. Il ministero, però, rifiuta. Da qui il ricorso al Tar. Il Tribunale amministrativo regionale con sentenza del dicembre 2002 respinge il ricorso “avverso i provvedimenti con cui è stata rigettata la domanda, presentata dal ricorrente l’8 gennaio 1997, intesa ad ottenere la concessione dell’equo indennizzo conseguente al riconoscimento della dipendenza da causa di servizio dell’infermità ferite multiple da arma da fuoco all’occhio destro, al massiccio facciale e alla teca cranica, con perdita del visus”.
I giudici amministrativi sottolineano come la “dipendenza da causa di servizio venne accolta dalla commissione medico ospedaliera del Centro Medico Legale di Genova”. Al contrario “il Comitato per le Pensioni Privilegiate, investito dalla conseguente domanda di equo indennizzo, affermò non potersi riconoscere la causa di servizio in quanto trattasi di fatto accidentale in base alla documentazione agli atti”. E ancora: “Altrettanto negativo risultò il successivo parere medico legale del Collegio medico legale del Ministero della Difesa, secondo cui, le contrastanti versioni fornite dal ricorrente subito dopo l’accadimento dei fatti e le tempestive indagini svolte dai carabinieri avrebbero consentito di ricondurre l’accaduto a un fatto verificatosi per cause accidentali in circostanze di verosimile generale pericolo”.
Risultato: il Tar boccia il ricorso. E lo stesso fa, in un secondo momento, il Consiglio di Stato che sottolinea come “la vicenda presenta aspetti inverosimili, in quanto se fosse avvenuta la discussione cui è seguito lo sparo, l’appellante avrebbe potuto fornire elementi più significativi agli investigatori, quanto meno del luogo di provenienza dello sparo, ma, al di là di queste considerazioni di logica elementare, che potranno, se del caso, essere valutate dall’Amministrazione in ordine ad eventuali attivazioni che la stessa intendesse porre in essere, l’accidentalità della vicenda trova una conferma addirittura autentica nella denuncia fatta dall’appellante ai carabinieri di Bianco, nella quasi immediatezza dell’evento”.
E dunque che le due versioni siano quantomeno contrastanti viene confermato in due gradi di giudizio. E nonostante questo e nonostante la grave menomazione, Salvatore Monteleone vince il concorso per passare da vice brigadiere a maresciallo. Concorso che prevede prove fisiche molto dure e soprattutto esercitazioni con pistole e bombe a mano.