La stessa aria di trent’anni fa, con il rischio Weimar che si trasforma in realtà: un paese un crisi, con una classe dirigente che ha male amministrato e il vento di protesta che si fa violenza, grazie agli appoggi nelle forze dell’ordine. Alba dorata prepara il colpo di stato in Grecia? La domanda campeggia oggi in evidenza su un magazine ellenico, ma in verità è una vulgata che da qualche mese circola con insistenza nel Paese. La preoccupazione trapela da fonti governative che sarebbero state allertate da un’informativa dei servizi segreti greci e israeliani, al centro di un vertice (non confermato) nella notte tra il ministro della Difesa Avramopulos e quello degli Interni Dendias. E si spiegherebbe così il repentino cambio al vertice della polizia, con le dimissioni “consigliate” 48 ore fa ai due numeri due della sicurezza nazionale, rispettivamente il coordinatore per il centro Grecia e per l’area meridionale.

Il macrodato che allarma il governo è la rapidità con cui Alba dorata è riuscita a penetrare tra le forze dell’ordine, come conferma un sondaggio dello scorso settembre secondo cui, proprio tra i poliziotti, si annidava la maggioranza dei consensi per il partito guidato da Nikolas Mikalioliakos. Ieri lo stesso leader, finito nell’occhio del ciclone per l’omicidio del rapper 34enne Fyssas ad opera di un militante e per le rivelazioni di due pentiti che hanno raccontato di tremila agenti chrisìavghites pronti a tutto in una manciata di minuti, ha minacciato il governo: gli esponenti di Alba dorata che dovessero essere arrestati saranno candidati in massa alle prossime amministrative di maggio.

Ma come si è giunti a questa situazione? L’escalation di azioni aggressive da parte di membri di Alba dorata appare ingiustificata in questa fase, in cui il partito neonazista gode di ampie fasce di consenso, con Ilis Kassiriadis candidato alle amministrative di maggio ad Atene dato al 20%, capace di staccare di dieci punti tutti gli altri. In questo clima di euforia politica, osservano oggi alcuni commentatori, sembrano quasi autolesionistici gli incidenti di Meligala, gli attacchi ai cortei sindacali e soprattutto l’omicidio di Paul Fysses. Rifiutando la teoria della casualità, scrive il giornalista Spiros Karazaferis, dal momento che la sequenza di atti di violenza di Alba dorata produce una perdita di consensi, la domanda sorge spontanea: quale la strategia del partito? Non ultimo obiettivo potrebbe essere quello di condurre il sistema politico parlamentare greco al collasso, mettendo ad esempio il partito “fuori legge” per via del possibile carcere per i suoi dirigenti, come annunciato ieri dal ministro degli Interni, da cui in seguito accendere la miccia della sollevazione popolare.

Intanto fa scalpore in tutto il Paese l’articolo scritto da Ourania, figlia di Mikalioliakos, leader di Alba dorata, che sul portale del partito verga una sorta di chiamata alle armi. “Chiedete a voi stessi – scrive rivolgendosi ai militanti – quanto siete disposti a sacrificare e quanto effettivamente avreste da perdere. Chiedete a voi stessi fin dove siete disposti ad andare. Sì, pochi sanno esattamente cosa voglio dire. Chiedetevi se si può perdere tutto, ma proprio tutto, per un’idea, la nostra idea. Basta chiedere a se stessi. Si può essere uno di noi, si può vivere solo per un’idea? Posso? Possiamo?”.

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