Si, di ‘disperanza si potrebbe anche morire. I nostri politici del momento vivono proprio in questa totale disperanza. Da una parte la speranza di galleggiare dall’altra la disperazione di non riuscire a muovere di un millimetro la situazione dei nostri conti pubblici. Eppure tante cose potrebbero fare. Tanti sono i capitoli dove si annidano gli sprechi. Oggi in radio sentivo parlare di miliardi che mancano all’appello dal condono fiscale del 2003.
Disperanza. Questa è la parola che identifica meglio di tutte la semiseria condizione italica. Hanno ragione coloro i quali affermano che solo in un romanzo potrebbe narrarsi l’inenarrabile situazione che la mediocrazia italica degli ultimi anni ha determinato. Lettman si sente un giorno Jo Condor ed un altro JoLitti, ma in realtà è il buon nipotino che vuole apparire come colui che ha fatto i compiti a casa cercando di rendere Renzi il pierino della situazione.
Scalpitano i quarant’enni mentre tutti i giovani ventenni partono innervando l’Europa di materia cerebrale italica a basso costo. Le generazioni si scollano come un laminato stracotto al sole. Siamo così, forse come quel vecchio tavolo che conserviamo fuori al balcone in balia del sole.
L’Italia ormai è fuori, appunto, come un balcone. Me lo confessava giorni fa un mio amico, un supermanager che vive all’estero ma che non ha mai dimenticato le sue origini campane. E’ troppo tardi, il treno sta passando ed i soli investitori interessati dall’estero all’Italia sono quelli che rilevano roba sbollita che si svende. Stando all’estero non si sente parlare quasi più del nostro Paese, sembra scomparso dalle pagine che contano.
L’Europa attorno è tutta un cantiere: interi territori vivono una effervescenza economica fondata ad esempio sui lavori per costruire autostrade di fibra ottica o per realizzare edifici riscaldati con energia geotermica. Le autostrade si allargano per smaltire il traffico nelle arterie più produttive del centro Europa e i consumi sono stabili. In Italia invece si langue nella disperanza, vivendo giorno per giorno, mese per mese senza coraggio, in una continua e nauseabonda campagna elettorale provinciale dove un misero punto d’Iva ha più importanza dell’articolo lucchetto della Costituzione che in sordina vogliono scardinare.
I politici parlano di crescita praticando e stimolando la decrescita infelice; i cittadini che vorrebbero la decrescita felice affogano nella crescita del prelievo fiscale e nell’impossibilità di praticare risparmio e quindi investimento. Nessuno acquista una casa per i propri figli se non riesce a risparmiare. Adesso un nuovo miraggio ci si prospetta all’orizzonte: l’oasi del DEF, la finanziaria cronoprogrammatica nella quale si adagieranno intese, larghe, larghissime ma che in realtà ci propineranno la “fiera dell’effetto annuncio”. Intanto un gabbiere dall’alto della sua postazione annuncerà urlando solo e soltanto nuvole.