Una denuncia alla Procura di Bologna sulle anomalie della compravendita dei terreni e nuova protesta davanti alla sede del Comune. Così i comitati e i residenti di San Lazzaro di Savena, la cittadina alle porte di Bologna, puntano a bloccare una volta per tutte il progetto della new town di Idice, polo da quasi 600 alloggi, targata Pd, che farà sparire 260 mila metri quadrati di campagna lungo la via Emilia. Presto il caso potrebbe finire anche sotto la lente della magistratura: è già pronto un esposto, firmato dal consigliere della lista civica Noi cittadini, Massimo Bertuzzi, in cui si chiede di far chiarezza sull’acquisto dei terreni dove dovrebbe sorgere la cittadella, avvenuto a un prezzo di gran lunga superiore a quello di mercato. Nel frattempo, lunedì 30 settembre è in programma un’altra manifestazione, dopo quella di giugno 2013, contro il piano urbanistico, ribattezzato dagli ambientalisti “la colata di cemento”.
Si apre quindi un nuovo capitolo nella vicenda che da mesi sta dividendo la città guidata da Marco Macciantelli, oggi al suo secondo mandato. È proprio il sindaco Pd uno dei principali sponsor di quello che lui stesso ha voluto definire un “gioiellino”. Il disegno prevede un polo residenziale nuovo di zecca, inserito nel polmone verde della provincia di Bologna: grattacieli alti 9 piani, giardini, scuole e oltre 50 edifici, per un giro d’affari da milioni di euro. Ma se l’amministrazione si prepara a dare il via libero definitivo alle ruspe, previsto per ottobre, il fronte del no sembra intenzionato a non gettare la spugna.
In prima fila nella protesta c’è proprio il consigliere dell’opposizione Massimo Bertuzzi, che in due pagine di esposto ha raccolto diversi elementi da presentare sul tavolo dei magistrati. Nel documento si chiede alla procura di far luce sulla compravendita dell’area destinata alla new town, da parte di alcune cooperative, tra le quali la Cesi di Imola e la bolognese Coop costruzioni. La transazione, è scritto nella denuncia, è datata dicembre 2007, circa cinque mesi prima della delibera del consiglio comunale che trasformerà i terreni da agricoli a edificabili. Ed è sul prezzo di vendita che Bertuzzi registra delle incongruenze. La cifra versata, circa 235 mila euro per ettaro, è cinque volte superiore a quella prevista dal mercato per le aree rurali, corrispondente invece a 38 mila euro per ettaro.
“Risulta difficile comprendere come e per quali motivi un terreno privo di qualsiasi diritto edificatorio e classificato, nei piani urbanistici, come agricolo e quindi senza possibilità alcuna di vedersi attribuita alcuna potenzialità, possa essere stato acquistato a un prezzo corrispondente a circa cinque volte il valore di mercato”, si legge nell’esposto. “Il prezzo d’acquisto era invece coerente a quello di un’area edificabile”. E quindi, aggiunge poi l’autore, “o si tratta di un incauto acquisto, oppure qualcuno aveva la sfera di cristallo per saper che presto quelle zone sarebbero diventate edificabili”.
Ma non basta. Nella denuncia si fa riferimento anche all’attività dell’allora assessore all’Urbanistica, Leonardo Schippa. Nel 2009, un anno dopo l’approvazione in consiglio comunale del Psc, il piano strutturale che aveva reso edificabili gli appezzamenti venduti alle cooperative, Schippa riceve proprio da una di quelle società, la Cesi “l’incarico per alcuni lavori nella realizzazione di un asilo nido nel quartiere di Borgo Panigale, a Bologna”. Ingegnere, assessore e allo stesso tempo direttore dei lavori alle dipendenze di un colosso delle costruzioni, Schippa lascerà il posto in giunta alcuni mesi dopo. Decisivi gli appelli arrivati da più parti, compresa una frangia del Pd poco disposta a sopportare l’imbarazzo per il conflitto d’interessi dell’assessore.
Tutti elementi che presto passeranno al vaglio dei magistrati. Intanto, il comitato si prepara a scendere di nuovo in piazza. L’appuntamento è per lunedì 30 settembre, alle 18, in piazza Bracci, proprio davanti alla sede del Comune. Le ragioni della protesta si leggono in un appello diffuso online: “Chiediamo l’azzeramento del piano. Queste case non servono, non si vendono, consumeranno prezioso territorio agricolo, incrementeranno il traffico e i costi dei servizi, è un intervento fatto contro i cittadini a favore dei costruttori”.
Iniziativa, quella di lunedì 30, che il sindaco Macciantelli liquida come pura propaganda elettorale. “Con questa seconda convocazione la lista Noi cittadini dimostra di agitarsi molto, ma crea un clima di inutile confusione” scrive in una nota. “Il Comune, invece, è sempre stato pronto al confronto e lo ha dimostrato. Negli ultimi mesi si sono svolti incontri con gli esponenti della lista Noi cittadini, voluti non da loro ma da noi, e diverse assemblee con la cittadinanza”. In merito all’esposto, invece, assicura: “Il Comune è pronto a collaborare, con la serena e responsabile coscienza di aver sempre operato per la trasparenza, l’interesse pubblico e il massimo rispetto del quadro normativo”.