Il documento è agli atti del processo che vede l'ex direttore generale del Comune di Torino, poi promosso a dirigente del grande evento, imputato per abuso d'ufficio. Al centro, la presunta irregolarità del concorso per l'assunzione di 21 dirigenti
“Se se ne bocciano altri tre nel pomeriggio entrerebbero i 32 di Quirico”. È un appunto scritto da Cesare Vaciago, l’ex direttore generale del Comune di Torino negli anni di Chiamparino e ora direttore del Padiglione Italia all’Expo 2015, imputato per abuso d’ufficio in un processo cominciato ieri. Secondo il pm Cesare Parodi e gli avvocati di parte civile il foglio, inserito negli atti del processo, dimostrerebbe l’irregolarità del concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di 21 dirigenti comunali tenuto nell’estate 2010 e annullato nel dicembre 2012 dal Consiglio di Stato.
L’accusa ipotizza che il concorso sarebbe stato falsato per permettere l’ingresso in pianta stabile di alcuni membri dello staff dei direttori comunali (tra cui Giovanni Battista Quirico citato nell’appunto) e di altri dipendenti. L’appunto sequestrato nell’ufficio dell’ex city manager (guarda) indicherebbe che le graduatorie dei risultati delle prove scritte sarebbero state aggiustate in modo tale da far passare alla prova orale i candidati dei dirigenti in carica. Stando alle carte dell’indagine nella fase successiva nessuno dei commissari ha steso i verbali degli esami orali, rendendo così poco trasparenti le selezioni.
Un altro appunto che dimostrerebbe gli aggiustamenti delle graduatorie è la frase “Si potrebbe recuperare X al 27° posto”, ma nell’udienza preliminare Vaciago, rilasciando spontanee dichiarazioni al giudice che poi ha deciso di rinviarlo a giudizio, ha affermato che X era un candidato sul quale uno dei commissario d’esame aveva delle incertezze.
Neanche i più stretti collaboratori di Vaciago hanno dubbi sugli sbagli procedurali. In una telefonata intercettata dalla Guardia di Finanza il vice direttore generale Giuseppe Ferrari dice all’ex direttore dei servizi culturali Anna Martina che Vaciago “ha fatto un sacco di cose che da un punto di vista formale potrebbero essere censurate e ne ha preso atto, perché sai che è un pasticcione in ste robe qua, non è il suo mestiere”. I pasticci però non hanno impedito la sua nomina al Padiglione Italia dell’Expo.